BIENNALE 81 – LA PREMIAZIONE
Si è conclusa la 79esima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia con la consueta cerimonia di consegna dei premi. Poche certezze, numerose sorprese
di Davide Colli
L’edizione 2024 del festival cinematografico più longevo si chiude con un palmares giusto, senza scuotere gli animi del pubblico e dei giornalisti, ma confermando sentori già nell’aria da giorni.
La vittoria di Pedro Almodovar con The Room Next Door, magari non palese fin da subito come nel caso di Povere Creature! l’anno scorso, arriva senza troppa sorpresa. Accolto con gran calore fin da subito, l’autore iberico non aveva mai ottenuto un premio di questo calibro né al lido né a sulla croisette. Quale migliore occasione di rimediare a questo torto se non con un film che mette tutti d’accordo, nonché il suo primo in lingua inglese.
The Room Next Door è un’opera che trasuda elementi del suo cinema, ma al tempo stesso in una forma più in sottrazione: le sgargianti e meravigliose tinte a pastello di abiti e interni rimangono, mentre il melodramma viene asciugato della sua solita esasperazione farsesca. Si deve accontentare del Leone d’Argento alla Miglior Regia il mastodontico The Brutalist, fluviale pellicola (70 mm) in due atti che ha meravigliato gli spettatori quasi all’unanimità, garantendosi possibilità di dire la sua ai premi Oscar e in generale durante la stagione dei premi.
Premiate anche due opere di registe donne, dal divisivo April (Premio speciale della Giuria) e Vermiglio, opera seconda di Maura Delpero, che porta a casa il consueto premio per l’Italia, il Gran Premio della Giuria. Il riconoscimento a Vincent Lindon (addirittura più automatico di quello a Nicole Kidman) pare un contentino dedicato a una lunga carriera di grandi interpretazioni, inserendosi in una fitta competizione maschile e rubando la sacrosanta Coppa Volpi a Queer, il grande sconfitto della premiazione. Accanto al film di Luca Guadagnino, nella “sezione degli scontenti”, trovano posto la terza parte del documentario Youth di Wang Bing e il norvegese Love, che avrebbe meritato il premio alla miglior sceneggiatura.
La giuria presieduta da Isabelle Huppert sembra quindi essere andata sul sicuro, riconoscendo nuovi autori esclusivamente se i propri lavori concernevano una tematica sentita e attuale. Viene quindi da chiedersi quanto il lavoro di scoperta compiuto dai selezionatori sia stato utile se poi una giuria timidamente riconosce i nomi più celebri e i film più accomodanti.
Nella foto in alto: Tilda Swinton e Julianne Moore in ‘The Room Next Door’
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Davide Colli
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