‘ONIRONAUTICA’ DI LUDOVICA DE SANTIS
Il viaggio onirico: una dimensione in cui evadere e avventurarsi, ma anche un prezioso confronto con noi stessi, alla scoperta del nostro rapporto con gli altri e il mondo. Utilizzando specifiche tecniche volte a stimolare i sogni lucidi, Ludovica De Santis ha esplorato i misteri nascosti tra le stratificazioni dell’inconscio e il loro rapporto con la realtà, per portare alla luce attraverso la fotografia scenari potentissimi e spesso impossibili – che forse nemmeno un’AI riuscirebbe a immaginare
di Alessandra Lanza
Come ti sei avvicinata al tema del sogno lucido?
È stato casuale. Mi chiamò un’amica scrittrice, Irene Graziosi, e mi chiese degli scatti che esplorassero la dimensione onirica per la rivista in cui tuttora lavora. Nulla di più difficile e generico. Oltretutto in quel periodo vivevo un momento di serenità e sobrietà: il mio inconscio era assopito. Forse anche spinta da noia e mancanza di evasioni, ho cominciato a creare una scappatoia immaginifica, e sono stata folgorata da una lettura incredibile del Marquis d’Hervey de Saint Denys, del 1876: Les Rêves et les moyens de les diriger: observations pratiques. Una sorta di prima guida al lucid dreaming, davvero potente.
Quanta disciplina occorre per navigare i propri sogni?
Abbastanza. Più che altro devi essere precisa sulle tecniche che servono a indurlo. Una volta indotto, ci sono varie stratificazioni. C’è chi riesce a guidare con disinvoltura ogni piccola scelta durante un sogno. Io per ora sono più vittima della mia stessa incoscienza, cosa che forse mi interessa anche di più.
Che differenza c’è per te tra sogno e incubo?
Non c’è. Nell’accezione generica, un sogno è erroneamente contornato a livello concettuale da una patina di benessere, sollievo e liberazione. Il sogno è un processo mentale inconscio profondissimo, è il momento in cui il cervello è vigile e non sa di esserlo ed esprime tutto il nostro magazzino concettuale e inventivo senza più una connessione diretta al sensorio. Dovrebbe essere considerato un altro linguaggio dell’umano in cui le associazioni sono sì assurde, ma prima di tutto diverse e significative nella loro diversità, poiché rispondenti a un altro codice deduttivo o interpretativo. Invece generalmente viene percepito come “insensato” o solo “metaforico”. L’incubo è anch’esso un sogno, che si presenta però in modo ansioso e angosciante. Viene considerato un disturbo primario del sonno, più frequente nei bambini. Proprio in questo periodo sto lavorando allo sviluppo di una parte di Onironautica più di ricerca neuro-scientifica con Ida Boccalaro, Post- doctoral Researcher ad Harvard, sulla funzione terapeutica che lo stress causato dall’incubo può avere sulla vita di un essere umano.
Queste immagini sembrano in parte trovate e in parte costruite.
Sono tutte “costruite”, anche se il termine che andrebbe usato è “ricreate”. “Costruire” è un verbo sicuramente giusto, ma che trovo meno adeguato alla fotogra- fia concettuale. Inoltre sembra distanziarci un po’ dal significato stesso dell’arte in cui più che “costruire”, “si crea”.
Cosa hai scoperto in questo progetto?
Su di me tante cose, sulla psiche umana ancora di più. E mi ha fatto riscoprire l’arte fotografica stessa, ridandomi in qualche modo l’entusiasmo continuare con la creazione e la narrazione.
LUDOVICA DE SANTIS Nasce a Roma nel 1991, si laurea in Storia dell’Arte e Critica cinematografica alla Sorbona, vive e lavora a Milano come fotografa e video editor. Ha esposto i suoi lavori a in tutta Europa. Onironautica ha vinto il primo premio degli Art Awards di LensCulture (sito)
Articolo pubblicato su WU 127 (settembre 2024)
Tutte le foto nella pagina sono di Ludovica De Santis