FIDIA FALASCHETTI – GIOCARE CON L’ARTE
L’artista italiano da tempo di base a Los Angeles ha appena pubblicato un libro sul suo percorso artistico che, negli ultimi mesi, lo ha portato a realizzare due mostre importanti a Bologna e a Milano. In una giornata di relax ci ha raccontato un po’ di questo periodo così speciale
di Enrico S. Benincasa
Sono le 9 e mezza del mattino, e Fidia è appena uscito dalle acque dell’Oceano Pacifico dopo aver fatto surf. Probabilmente negli ultimi periodi non ne ha fatto tanto, perché gli impegni di lavoro lo hanno assorbito non poco, tra A-pop-alypse, il libro che ripercorre il suo percorso, e due personali realizzate in Italia. È il momento di essere soddisfatti di quello che si è fatto ma anche di ricaricare le pile, perché, come ci dirà poi, ci sono già progetti nuovi su cui lavorare. Iniziamo però a farci raccontare un po’ di questi ultimi mesi direttamente da lui, con il cielo della California sullo sfondo.
Il 2024 è stato un anno denso per te, soprattutto nella seconda parte, con due mostre in Italia – Crash Flow a Bologna e Play Dult in collaborazione con Mattel Creations a Milano – e l’uscita del tuo libro A-pop-alypse edito da Gribaudo. Sono tre progetti che immagino ti abbiano richiesto tanto impegno…
Assolutamente sì, un anno bello e impegnativo perché mi sono caricato di progetti importanti. È stata una sfida: quando fai una personale all’anno non è poco, io ne ho fatte due in Italia, un’altra più piccola in Colombia, un evento a Miami e poi il libro. Quindi oggi, dopo tanto lavoro, mi concedo una giornata di surf (ride, NdR).
Partiamo da Crash Flow, ospitata dalla Sof:Art Gallery di Bologna. Qual è il concept di questa mostra?
Crash Flow ha inaugurato un nuovo corpo di lavoro con materiale inedito. Si chiama così perché si basa sul concetto di distruzione che pervade la società e che ho proiettato nel mio lavoro. Ho distrutto le mie opere, ma questo processo mi ha permesso di dare loro una forma e un’estetica nuova e piacevole. Ho cercato la bellezza in un evento apparentemente negativo, ma per me è stato un modo per andare avanti su una nuova strada.

‘Donald Fuck’ di Fidia Falaschetti
La distruzione come forma di trasformazione estrema. Verrebbe da dire che hai spostato l’asticella un po’ più in su…
Direi di sì. Sono grato per il successo di molte mie opere iconiche degli ultimi anni come Freaky Mouse o Donald Fuck, ma alla fine stavo entrando in un loop fatto di perfezione esecutiva e ripetizione. Ho capito che questa sensazione doveva trasformarsi, e rompere le mie sculture per trovare una nuova bellezza era la cosa giusta da fare. Ed è un po’ quello che facciamo nella vita di tutti i giorni: siamo bombardati da tanti input negativi, ma cerchiamo sempre spunti di bellezza e speranza per andare avanti. E Crash Flow è un po’ è questo.
Play Dult, la mostra in cui hai esposto le quattro opere realizzate in collaborazione con Mattel Creations, si è svolta invece a Milano a 10 Corso Como.
Il lavoro con Mattel Creations è iniziato un anno e mezzo fa ed è stato un progetto complesso da realizzare con opere inedite e nuove. Prendono vita da quattro dei loro “masterpiece” – Barbie, Hot Wheels, Masters of the Universe e Rock’Em Sock’Em – che ho portato nel mio mondo con ironia e un po’ di provocazione. L’evento a 10 Corso Como è andato molto bene, mi ha reso veramente felice.

‘Very Hot Wheels’ di Fidia Falaschetti per la mostra Play Dult
Per te è stato un po’ come “entrare in un negozio di giocattoli”, nel vero senso del termine, perché sono icone che fanno parte del tuo vissuto e della tua generazione per discorsi anagrafici…
Per questo progetto il primo incontro l’ho fatto a Milano con i vertici di Mattel Italia, ma quando sono tornato a Los Angeles ho avuto la possibilità di visitare l’azienda. Per me è stato un po’ come essere un bambino che entra nella fabbrica di cioccolato di Willy Wonka… Ho ricevuto una miriade di input che ho avuto bisogno di qualche giorno per metabolizzare il tutto. Alla fine il risultato finale è figlio anche dei quarant’anni di fruizione diretta e indiretta di quei giocattoli che si sono riversati nelle opere in mostra. Anche le persone di Mattel sono rimaste stupite dalle pieghe che il progetto ha preso, non si aspettavano per esempio che i Rock’Em Sock’Em smettessero di combattere e si abbracciassero. Il lavoro che Mattel Creations fa con gli artisti consente di dare a questi giocattoli una contemporaneità che va al di là dell’iconografia che tutti conoscono.
A-pop-alypse raccoglie 17 anni di carriera, ed è un volume di quasi 300 pagine per Gribaudo, di cui sono disponibili anche quattro limited edition con un pezzo inedito. Per te è stato un’altro modo di raccontarsi dopo il documentario realizzato insieme a Sky Arte?
Sì, il documentario racconta la mia parte più intima, le motivazioni che mi hanno portato a seguire il mio percorso. Il libro ha un aspetto più cronologico e legato alla mia produzione, è la manifestazione concreta di come questo percorso si è sviluppato. Alle volte mi sono sorpreso di tutto quello che ho fatto e delle liason che ci sono tra opere lontane nel tempo tra loro. E in altri momenti della lavorazione mi sono detto: ma questa cosa l’ho fatta veramente io?

Un ‘Freaky Mouse’ nello studio di Fidia Falaschetti a Los Angeles
Da tanti anni vivi a Los Angeles, il posto dove ti sei affermato come artista. Quanto è diversa la città rispetto a quando sei arrivato?
Dalla pandemia in poi è cambiata tanto, la vita costa di più e le disuguaglianze sociali sono sempre più visibili. Ma è un processo che probabilmente interessa tante città del mondo. Oggi noto molta, troppa attenzione sulla carriera e sull’affermarsi e meno sulle piccole cose. Circa il mondo dell’arte, c’è però ancora fermento. Magari c’è stato un momento in cui c’era meno interesse, forse sempre legato alla pandemia, ma oggi vedo ancora molta curiosità. Essere italiano, poi, in questo posto è visto ancora come avere una marcia in più.
Il Fidia Falaschetti che è arrivato qui tanti anni fa, se arrivasse oggi, troverebbe delle possibilità?
Penso di sì. Probabilmente troverebbe più difficoltà per il costo della vita, ma se limitiamo il discorso sull’interesse da parte del tessuto locale, la risposta è positiva.
Quali progetti hai in testa per l’anno che sta per arrivare?
Tra le cose che mi interessano e che ho fatto nella vita c’è anche il teatro e oggi sto provando a scrivere un monologo, ma forse sarebbe meglio dire una sorta di performance artistica che possa comprendere teatro e arte contemporanea. Tempo fa, poi, avevo lavorato a una sceneggiatura nata come un fumetto, un progetto che non si è completato. Mi piacerebbe oggi riprenderla in mano magari trovando una direzione diversa. Nel mentre sto portando avanti una serie di progetti nuovi, tra cui una serie dedicata al mondo dell’arte classica, qualcosa che reinterpreti l’arte e il mondo delle divinità greche e romane. Alla fine, mi chiamo Fidia, e siamo in due con questo nome ad aver fatto gli artisti (ride, NdR).
Nella foto in alto: Fidia Falaschetti
Intervista pubblicata su WU 129 (settembre 2024)
Dello stesso autore
Enrico S. Benincasa
INTERVIEWS | 6 Febbraio 2025
FEDERICO ALBANESE – A DIFFERENT PACE
INTERVIEWS | 14 Gennaio 2025
LYSA – GIRL POWER
CONTENTS | 5 Dicembre 2024
RENEWABALL – GAME, SET AND MATCH
INTERVIEWS | 28 Novembre 2024
LE COSE IMPORTANTI – VELENO
INTERVIEWS | 22 Novembre 2024
HÅN – LINGUA MADRE