‘GEOGRAFIE’ DI GIOVANNI CONVERTINO
l concetto di confine per Giovanni Convertino è qualcosa di universale e senza tempo. Nello stesso tempo, «mi piace pensarlo come un qualcosa di mutevole che spostiamo nel corso dei giorni e della nostra vita. Fisico, psicologico o sociale che sia, la fotografia ci sguazza». Nelle sue immagini il fotografo racconta la Puglia in cui vive o i luoghi in cui viaggia cavalcando limiti più o meno didascalici e invalicabili, spesso creati dall’intervento dell’uomo sulla natura
di Alessandra Lanza
Come ti sei avvicinato alla fotografia?
All’università, tramite un amico appassionato: uscivamo insieme e lui fotografava spesso. La parte più affascinante era il ritorno a casa: quando guardavamo le foto, quello che vedevo e immaginavo avesse fotografato in realtà era diverso. Questa cosa mi ha stregato e gliene sono tuttora grato.
Cosa ti porta a esplorare il concetto di confine?
Mi interessa l’aspetto psicologico. In ritratti e autoritratti il confine è un confronto tra l’io e il mondo esterno. Trovo il tema dell’identità molto interessante da trattare nel nostro contesto storico, anche se molte di queste ricerche oggi sono abusate. Una cosa che spesso mi piace fare è associare a immagini che trattano oggetti, spazi, edifici, paesaggi, la metafora di uno stato d’animo e di esperienze interiori attraverso la scelta di un titolo che fa da apripista per chi vuole percorrere tale lettura.
Geografie: nelle immagini i territori che fotografi sono quelli a cui appartieni e in cui vivi o quelli in cui viaggi?
I territori presenti in Geografie sono quelli che mi circondano dove vivo, in Puglia, oppure quelli che incontro per caso viaggiando, altre volte quelli che decido di visitare appositamente; non ho mai pensato di separarli.
Ci sono posti che hai fotografato più volte?
Sì, per esempio le zone costiere e le spiagge. Sicuramente non mi dispiace tornare in un posto, ho notato che se passa del tempo anche la mia visione cambia e probabilmente porto a casa qualche immagine diversa; oppure capita che in quel periodo sia in fissa con qualcosa che prima non vedevo.
Nella raccolta Geografie ci sono immagini realizzate con fotocamere differenti: ci sono anche scatti in digitale?
Sì, non discrimino l’uno o l’altro mezzo. Anche se sono quasi tutte immagini analogiche perché è il mezzo che uso principalmente al momento, ho comunque iniziato a fotografare in digitale: lo faccio ancora e uso anche il cellulare. In Geografie ci sono molte foto a pellicola, sia 35 mm che medio formato, un po’ di foto digitali e qualcosa fatto con smartphone, visto che ce l’ho sempre in tasca. Di recente ho comprato una camera analogica di plastica che sta facilmente in tasca, vedremo come andrà a finire.
Che senso ha oggi scegliere l’analogico per te?
Forse per me inizialmente è stata la voglia di rallentare e prendere maggiore consapevolezza. Poi con lo sviluppo e la stampa fatti da me nella mia camera oscura, avendo il controllo di tutto il processo, è diventato un modo per vivere appieno l’esperienza e da cui difficilmente si torna indietro.
GIOVANNI CONVERTINO Nato a Milano nel 1983, si trasferisce in Puglia nei primi anni Novanta. Laureato in ingegneria e da sempre affascinato dall’arte, tramite un amico scopre il mondo della fotografia. Dal 2021 sviluppa e stampa nella sua camera oscura, soprattutto a colori (sito)
Articolo pubblicato su WU 130 (febbraio 2024)
Tutte le foto nella pagina sono di Giovanni Convertino