CENERI – RUMORE DENTRO
Dal cuore della campagna friulana alla vulnerabilità di una generazione, con il coraggio di restare autentica in un mondo digitale caotico, tra radici artistiche, nuovi suoni e desiderio di verità
di Dario Buzzacchi
Ceneri, al secolo Irene Ciol, è una delle voci più promettenti della scena indie pop italiana. Classe 2000, cresciuta tra i paesaggi rurali del Friuli,
la cantautrice porta nella sua musica un mix di introspezione e sensibilità, insieme a un’estetica visiva che affonda le radici nel suo passato di pittrice e fotografa. Con il suo ultimo singolo Sbalzi d’umore, pubblicato a settembre, Ceneri segna un’evoluzione sonora, abbracciando un electro-pop aperto che si discosta dalle atmosfere più intime dei lavori precedenti. In questa intervista, l’artista si racconta con sincerità, esplorando il suo percorso creativo, il legame con la natura, l’impatto della sua generazione e le ambizioni per il futuro.
Partiamo dal tuo ultimo singolo Sbalzi d’umore, che rappresenta un cambio di atmosfera rispetto ai tuoi brani precedenti. Cosa ti ha spinto a muoverti verso altre direzioni sonore, più aperte e luminose?
È stato un brano difficile, all’inizio non mi convinceva proprio perché era aperto e luminoso e sono aggettivi che non vedo addosso a me. Mi sono fidata del giudizio delle persone che mi stanno accanto, anche quando non riuscivo a vedermi sotto una luce diversa. Credo di aver fatto bene e credo che in questo brano si senta tutta la mia identità. Sono curiosa di vedere come sarà accolto dal pubblico, ma in ogni caso mi sono spinta fuori dalla mia confort zone e già questo per me è importante, lo considero un traguardo raggiunto.
Nella canzone canti «Vorrei abbassare il volume dei miei sbalzi d’umore». È una ricerca di equilibrio che molti giovani della tua generazione vivono?
C’è tanta confusione nella mia generazione e credo ci sia molta paura di mostrarsi sensibili e vulnerabili, anche se quello che si cerca sono rapporti veri e profondi. C’è sempre questa continua voglia di perfezione, non ci si ferma mai a farsi domande sincere e conoscersi a fondo, ci sono mille stimoli e nessuna direzione chiara da prendere si finisce con il collezionare cose contrastanti e perdersi. C’è molto rumore di fondo e c’è molto rumore dentro di noi, a volte basterebbe solo sedersi un momento in silenzio e respirare.
La collaborazione con Rocco Giovannoni si rinnova anche in questo singolo. Come funziona il vostro processo creativo insieme?
Ci conosciamo da così tanto che ormai lui sa benissimo come lavoro, come scrivo, quali sono i miei gusti, cosa non mi piace, cosa faccio fatica a fare. Le nostre sessioni spesso sono sedute di terapia in cui si parla in modo sincero e si condividono pensieri. Poi si fa musica.
Dal tuo primo EP Nello spazio che resta a oggi, come è evoluto il tuo modo di raccontare te stessa attraverso la musica?
La mia voce è cambiata: ho preso consapevolezza di cosa so fare e come posso farlo, sono maturata, sono cambiati i miei gusti, è cambiato il mio stile di scrittura. Sono cresciuta, tutto qua, ora ho meno paura di esprimermi e non mi vergogno più così tanto a scrivere quello che penso. E non solo nella musica.
Hai iniziato con la pittura e la fotografia prima di arrivare alla musica. Come si intrecciano queste diverse forme d’arte nel tuo lavoro?
Penso di essere molto visiva nel mio modo di scrivere e fare musica e credo che questo derivi dal mio background artistico. Mi è sempre stato insegnato a guardare più in profondità e dare importanza a ogni dettaglio, ed è un modo di pensare che mi è rimasto impresso addosso. L’arte è sempre stata parte della mia vita, non importa sotto quale forma: l’importante è che sia sempre sincera.
Hai partecipato al Mi Ami 2025 e sei stata opening di Chiello. Come vivi questi momenti live dopo aver costruito la tua identità artistica?
Sono più sicura di me e quindi riesco ad esprimermi al meglio. Non sono una persona aperta o estroversa, ma sul palco mi sento molto libera e, ogni volta che salgo, cerco di regalare qualcosa a chi mi regala il suo tempo e la sua attenzione, è uno scambio che bisogna riconoscere e mai dare per scontato.
La frase «il mondo continua nello stesso gioco» sembra una riflessione disincantata. Come vedi il tuo ruolo di artista nella società contemporanea?
L’artista per me deve emozionare, parlare al cuore, può farlo in qualsiasi modo e trattare qualsiasi tema, c’è sempre più bisogno di arte, di prendersi del tempo per ascoltarsi e conoscersi e uscire dal vortice digitale quotidiano. L’arte per me deve stringere lo stomaco e ricordarci la nostra umanità.
Tra social media, ansia e ricerca di autenticità, cosa significa essere giovani artisti oggi?
Significa avere tanta dedizione e forza per continuare a creare senza sentire la pressione del pubblico, significa rimanere autentici e sinceri. Credo che soprattutto oggi tra social e AI la creatività e l’empatia umana saranno sempre più essenziali.
Dopo Sbalzi d’umore, hai già in mente la direzione del prossimo progetto discografico?
Sto lavorando a nuovi brani, provando approcci e tecniche diverse, non so ancora che piega prenderà tutto di preciso ma ci sono delle tematiche che vedo ritornare costantemente e dei panorami sonori che mi stanno accompagnando in questo periodo di scrittura. Voglio creare qualcosa che emozioni, su questo potete stare certi che non cambierò idea.
Nella foto in alto: Ceneri
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