DANIELE NITTI – HOPE FOR CHANGE
Daniele Nitti è un’amante delle grafiche monocromatiche e delle incisioni fiamminghe: è sua l’unica opera black ‘n’ white del progetto ‘Oceano e Clima’ di Worldrise sostenuto da North Sails
di Erna Dzaferovic
Daniele Nitti, in arte Hope, è un illustratore di origini pugliesi il cui percorso artistico è stato segnato dalla forte passione per la mitologia greca e le metamorfosi. Daniele è uno degli artisti che ha partecipato a Oceano e Clima, progetto della campagna 30×30 lanciata da Worldrise e sostenuta da North Sails. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di salvaguardare almeno il 30% dei mari italiani entro il 2030, grazie all’istituzione di Aree Marine Protette (AMP).
La sua opera si trova a Marina di Ravenna, in Emilia-Romagna, e raffigura la sua visione di metamorfosi marina: una balena ricoperta dalla biodiversità dell’habitat acquatico.
Qual è il tuo percorso artistico? Quando hai iniziato con la street art?Non ho un percorso lineare, ma sono sempre stato affascinato dalle metamorfosi e dalla mitologia greca, direi che costituiscono la base di tutti i miei lavori, dove i soggetti che popolano i disegni subiscono delle trasformazioni. Alcuni hanno dei significati, altri hanno una vena umoristica. Onestamente non ricordo esattamente quando iniziai, ma sono sempre stato alle prese con matite e pennelli per creare qualcosa che potesse funzionare, cercando sempre di ottenere un buon risultato.
Qual è stato il processo/ispirazione che ti ha portato a ideare il murale per ‘Oceano e Clima’ di 30×30?
Sulla scia delle metamorfosi avevo studiato dei bozzetti che dovevano avvicinarsi il più possibile agli habitat del mondo marino, alghe, coralli e animali. Tra i vari disegni, ho scelto quello che per me rappresenta maggiormente e simbolicamente il mare: una balena. Essendo anche l’animale più grande del pianeta Terra, l’ho ricoperta di quella stessa biodiversità che offre ospitalità alla fauna marina.
Il b/n è sempre stato un segno distintivo per te?
Il mio lavoro è diviso in rami, porto avanti linee differenti partendo dal disegno a matita e completandolo con la china o le penne biro, rigorosamente nere. Non credo sia un segno distintivo, d’altronde domani potrei sempre prendere le matite colorate, gli acrilici o persino i colori ad olio e iniziare qualcosa. Senza dubbio la scelta del segno, in gran parte realizzato sulle tavole, è dovuta all’influenza delle grafiche monocromatiche e dalle incisioni degli artisti fiamminghi.
Che impatto può avere un progetto come questo sulle persone e, in particolare, sulle giovani generazioni?
Se oggi abbiamo maggiore consapevolezza sullo stato dei mari lo dobbiamo alle campagne delle organizzazioni no profit. Spero che il progetto di Worldrise Onlus faccia riflettere l’uomo sulla decisione di curare le acque del pianeta terra, popolate dalle moltissime forme marine. Le nuove generazioni devono ben guardarsi dal passato, non cadere negli stessi errori che abbiamo compiuto e cercare di cooperare fra loro per poter proteggere la delicata e ricca biodiversità del mondo. Le attività delle associazioni che coinvolgono i cittadini sono il primo passo per un riscatto, ma non basta: occorre che nella coscienza di ognuno di noi si animi quella volontà di cambiamento, finalizzato al rispetto di questo pianeta che ci ospita.
È cambiata la tua percezione del problema della salvaguardia dell’ambiente marino dopo questa esperienza?
Tra i diversi lavori che porto avanti una parte è dedicata agli animali del mare, il problema legato all’ambiente marino era già evidente da tempo. Di certo questa collaborazione per la campagna “Oceano e Clima” ha fatto sì che l’obiettivo arrivasse più in là. Per me è stata l’occasione giusta per fare esperienza con un gruppo di ricercatori del centro ricerche marine Cestha, e capire quante energie servono per poter proteggere il mare e i suoi abitanti, dall’insaziabile mano dell’uomo. Dopotutto, il nostro comportamento sulla terraferma si riflette sull’oceano.
Esiste una “ricetta” per un murale di sicuro impatto? Ci sono, insomma, degli aspetti di cui non si può non tener conto quando si deve realizzare un lavoro del genere?
Non saprei, ma un aspetto fondamentale da tener presente è il luogo dove si interviene, cercare di essere coerente con sé stessi e con quello che ci circonda.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Non voglio pensare al domani, ma spero che per tutti avvenga un cambiamento positivo; tuttavia siamo ancora in un periodo pandemico, bisogna risollevarsi e continuare a sforzarsi per migliorare.
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