HIGHSNOB – A MODO MIO – INTERVISTA
Dopo l’uscita di ‘Wannabe Vol. 3’, Mike Highsnob non vede l’ora di farci sentire il suo lavoro più atteso: il nuovo album ‘Yang’, che vedrà la luce dopo l’estate
di Enrico S. Benincasa
Mike Highsnob ha da poco pubblicato, insieme a Junior Cally, Wannabe Vol. 3, terzo capitolo di una saga musicale che i due rapper hanno iniziato due anni fa e che ormai è diventato un appuntamento stabile, un progetto da portare avanti insieme cercando però di non ripetersi. E in questo terzo volume Highsnob e Junior Cally hanno invitato al microfono anche Enzo Dong che, insieme a loro, ha dato vita a un pezzo che si distingue dai precedenti anche per scelte di produzione musicale. Un lavoro che, come ci ha detto Mike, è stato fatto in lockdown, periodo che è servito all’artista per portare a compimento il suo nuovo disco, che arriverà molto probabilmente dopo l’estate.
Come hai passato la quarantena?
L’ho vissuta bene, è brutto da dire ma è così. Ci sono state senz’altro persone che sono state più colpite di me da questo periodo. In realtà ero già da un po’ di tempo in un regime più o meno di isolamento perché, prima che scoppiasse la crisi sanitaria, ero già molto impegnato con il progetto dell’album. Alla fine ho passato circa 80 giorni circa in casa da solo, allenandomi e lavorando al disco, ho sfruttato bene questo periodo invece di perdermi. Per me, alla fine, è stata una risorsa. Anche questo terzo capitolo di Wannabe è stato creato praticamente tutto in lockdown.
Perché Highsnob e Junior Cally hanno coinvolto in Wannabe anche Enzo Dong?
L’idea di farlo mi è venuta l’anno scorso. Penso che, con la musica, bisogna sempre fare qualcosa di nuovo. La parola d’ordine per questo progetto è: “rinfreschiamo” e per l’edizione 2020 abbiamo pensato che aggiungere un terzo elemento fosse il modo giusto per rendere l’operazione non scontata. Non erano in molti ad aspettarsi l’introduzione di un nuovo artista, cosa che non è sicuro si ripeterà in futuro. Quello che è sicuro è che la saga Wannabe continuerà.
Ci sarà sempre l’esigenza di fare un nuovo capitolo di Wannabe?
Per noi sta diventando un appuntamento annuale, una riconferma che gli argomenti di questo pezzo sono sempre attuali. Non è un progetto che nasce dall’improvvisazione, io e Junior eravamo convinti sin dal principio che Wannabe sarebbe potuta andare avanti nel tempo. È interessante lavorarci, ti permette di fare un punto della situazione anno per anno e ti dà sempre un nuovo uno stimolo per le cose successive da fare, fa bene anche ai nostri progetti personali.
Che effetto ti fa riascoltare tutti e tre i pezzi di questo progetto?
La grossa sfida è non spingere le persone ad affermare “meglio la 1”, “meglio la 2” o “meglio la 3”. Penso che l’abbiamo vinta, perché abbiamo spiegato bene lo sviluppo del progetto. Un po’ di paragone è inevitabile, ma l’approccio che abbiamo avuto, anche con questo terzo capitolo, aiuta a far sì che ognuno di essi sia percepito come una cosa nuova, non come un remake. L’attitudine rimarrà la stessa, fare scompiglio, ma la forma potrà sempre variare. La prima è una traccia che ci è rimasta addosso a entrambi, ma i feedback di questa, per esempio, ci ripagano ampiamente.
Fa un po’ specie pensare che, per il lancio di Wannabe vol. 2, avevate creato un assembramento inaspettato in centro a Milano…
Sì è strano ripensarci. Questa volta non avremmo comunque fatto una cosa del genere, perché l’anno scorso l’afflusso di persone è andato talmente oltre ogni nostra aspettativa. È stata una cosa nata quasi per scherzo e sono arrivate quasi 2 mila persone, diciamo che è un’esperienza che ci è servita per capire come organizzare una cosa del genere. Certo, a pensarci oggi sembra tutto surreale ed è qualcosa su cui riflettere e ragionare.
Come ti sei imbattuto nel produttore di Wannabe Vol. 3, Iv Eight?
Volevo qualcosa di diverso rispetto al lavoro che stavo facendo sull’album, non avevo nulla che si distanziasse dal suono su cui stavo lavorando. Mi è venuto in aiuto YouTube con i type beat: cercando e ricercando, dopo un mese a fare bozze di testo, mi sono ritrovato una versione di questa Wannabe che girava bene su questa base. Così ho scritto al produttore, Iv Eight, un ragazzo dell’Uruguay. È stato molto gentile e veloce: mi ha girato tutto il beat pronto per essere mixato nel giro di venti minuti. Per me è una cosa strana, perché i beat dei miei pezzi sono sempre sviluppati in collaborazione con il producer, difficilmente lavoro su qualcosa di pronto ma, in questo caso, la situazione generale ha giocato un ruolo importante. Ma ha funzionato tutto bene e sono contento.
Come dicevi è un brano con un suono differente, un beat dritto che ricorda atmosfere vicine al clubbing…
È un brano a parte, una parentesi, che per mia volontà non anticipa nulla del suono del nuovo album. È stata la scelta più giusta da fare. Il suono e il beat sono perfetti per il momento che stiamo vivendo. Anche chi viene dal rap, poi, ha, volente o nolente, bazzicato un po’ il mondo del clubbing e della techno, è nel nostro bagaglio. Un pezzo su cassa dritta l’hanno fatto tutti e, quando non ero conosciuto, l’ho fatto anche io. Ci siamo trovati tutti e tre bene su un beat del genere.
Hai accennato più volte all’album su cui stai lavorando e sappiamo già che il nuovo album di Highsnob si intitolerà Yang. Cosa puoi dirci di più?
Ho fatto una release non troppo spinta un anno fa, Yin, che voleva essere un preludio a quello che sarà Yang. Volevo che fosse chiara la direzione su cui stavo lavorando, perché alla fine, messi assieme, comporranno una sorta di concept album in due capitoli, con due sound diversi ma complementari. Adesso è il momento delle sonorità più chiare e più leggere, quelle dello Yang: pensiamo di farlo uscire dopo l’estate e comunque entro la fine del 2020.
Quanto è forte oggi la voglia di farlo uscire e di proporlo su un palco?
È tutto lì: proporlo sul palco. La voglia è massima, ma ci tengo così tanto a questo progetto e non posso pubblicarlo in un momento in cui c’è purtroppo incertezza. Non è una questione economica, è artistica: non riesco a immaginare di uscire con questo disco, il mio primo per una major, e di non poter cantarlo dal vivo. Stiamo attendendo conferme, che penso arriveranno in estate, poi da lì sarà più semplice capire la strada che seguiremo. Lo stesso discorso vale per gli instore, altra cosa a cui tengo molto.
Ti sei sentito un punto di riferimento per i fan che, non potendoti incontrare negli instore, ti hanno – immagino – cercato molto via social?
Cerco sempre di rispondere a tutti e in questa situazione ho cercato di farmi sentire più vicino perché credevo fosse la cosa giusta da fare. Per tanti la quotidianità è stretta e difficile, e se una mia parola o un vocale poteva cambiare la giornata a qualcuno, perché non farlo. Ci sono situazioni dove le barriere tra pubblico e artista sono anche necessarie, in questa che abbiamo passato penso sia stato giusto comportarmi così. Poi ricordo benissimo le situazioni di disagio di quando si è più giovani, so quanto può servire un aiuto. In momenti come questo, bastava poco per cambiare la giornata.
Highsnob su Instagram
Nella foto in alto: Mike Highsnob, foto di Alessandro Menegaz
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