GINEVRA – BACK TO LIFE
Ginevra è una delle artiste più interessanti del panorama italiano e il suo recente EP ‘Metropoli’ per Asian Fake lo conferma in pieno
di Enrico S. Benincasa
Lentamente, ma si ricomincia anche con la musica dal vivo. Triennale Milano questa estate è riuscita a portare diversi artisti sul suo palco tra cui Ginevra, giovane cantuatrice originaria di Torino che è da poco uscita con Metropoli, il suo secondo EP, il primo in italiano. Sei tracce per nulla banali nelle strutture, nelle melodie e nei suoni che ci mostrano per bene le potenzialità di questa artista. Dal vivo, nonostante la situazione particolare, le sensazioni da sotto il palco sono state più che positive. E anche davanti al microfono, secondo Ginevra, non è andata per niente male come ci racconta in questa intervista.
Lo scorso 28 luglio sei tornata sul palco alla Triennale di Milano. È stato il tuo primo live dopo la crisi sanitaria, con le persone sedute e distanziate tra loro. Dal tuo punto di vista “privilegiato”, come hai vissuto questo ritorno?
È stato tutto molto tranquillo rispetto a quello che pensavo. La giornata stessa è andata “liscia”, a cominciare dal soundcheck. Sarà stata la location, saranno stati i comportamenti responsabili delle persone che sono venute quella sera, ma sul palco non ho avuto sensazioni diverse rispetto a quelle che normalmente avevo prima di questo periodo folle. Forse in un club sarebbe stato diverso, senz’altro suonare in quel contesto davanti a persone sedute non sarebbe stato facile.
Che ruolo ha avuto la musica in questo lockdown?
Ho scritto un sacco in quei mesi di stop. Anche se ancora non so che futuro ci sarà per questo materiale, potermi dedicare alla mia musica mi ha aiutato. Come mi è accaduto in altri momenti no della mia vita, più privati e meno globali di questo. La musica oggi è il mio lavoro, ma per me, come per tante altre persone, è sempre stata anche una valvola di sfogo.
Il 26 giugno è uscito Metropoli, EP di sei pezzi per Asian Fake che segue il precedente Ruins. Mai avuto dubbi sul farlo uscire nonostante l’anno così particolare?
Metropoli è un lavoro molto intimo con un’attenzione particolare verso il mondo esterno. Sembrava quasi fatto apposta per un momento come quello della quarantena, anche se è stato scritto e registrato prima. Sono super contenta che sia uscito, nonostante il periodo. Il progetto era già definito, dall’uscita del primo singolo alla calendarizzazione dei successivi. È stata semplicemente la cosa giusta da fare.
È un lavoro versatile, che ci fa vedere un po’ quello che puoi e sai fare…
La scelta delle tracce è stata fatta anche in questo senso, voleva essere un modo per far venire fuori tutte le varie “me” musicali. Questi pezzi, messi insieme, compongo- no un puzzle che funziona. Non penso sia esattamente tutto quello che posso fare, mi sento sempre in evoluzione dal punto di vista artistico e il lavoro di ricerca che facciamo io, Francesco Fugazza (il produttore di Metropoli, NdR) e gli altri ragazzi che suonano con me ci aiuta a scoprire e sperimentare. È un “assaggio” del nostro modo di fare musica e oggi mi rispecchia.
Tra i pezzi di Metropoli c’è Rajasthan, proprio sul palco della Triennale hai detto di averla dedicata a tuo fratello. Qual è la storia di questa canzone?
Sono di Torino ma sono quasi dieci anni che sono a Milano, e mi è capitato più volte di provare nostalgia della mia famiglia. La sera che ho scritto Rajasthan era una di quelle “sere no”, avevo molta voglia di sentire mio fratello ma era impossibile per una serie di questioni. Ho iniziato così a scrivere pensando a lui. È stato un modo per stargli vicino, per colmare quella distanza fisica in quella sera così particolare. Ero convinta di averglielo già detto, ma non era così ed è stato contento di saperlo.
Il “progetto Ginevra” evoca senz’altro un immaginario visivo che potrebbe trovare spazio sia sul palco sia fuori. Quanto conta questo aspetto per te?
È una componente importante, che aiuta a comprendere il tutto nella sua interezza. Mi piacerebbe lavorare di più sia sui visual, sia su altri aspetti come lo styling e le luci. Per l’artwork del disco ho lavorato con Valentina De Zanche: con lei stiamo mettendo a punto un nuovo progetto ma ancora non ne posso parlare.
Intervista pubblicata su WU 103 (settembre 2020). La foto in alto di Ginevra è di Federico D’Amico, style Martina Frascari, grooming Letizia Rota, style assistant Ylenia Pasini. Tutte le foto nella pagina sono state scattate a Tornavento Milano
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