I LIBRI DI WU – WILL DEL MULINO, ROBERT LOUIS STEVENSON
‘Will del mulino’ di Robert Louis Stevenson è un racconto sublime, una favola poetica e spettrale, in cui si avvertono i bellissimi fantasmi di Coleridge e Hawthorne
di Orazio Labbate
Possiede uno straordinario potere empatico e nostalgico, ma anche una tendenza al misticismo emotivo, il racconto Will del mulino di Robert Louis Stevenson (Adelphi, Microgrammi) nella traduzione letteraria di Franca Cavagnoli il cui sviluppo stilistico si compie secondo una scrittura di rara qualità tipica di un’opera d’artigianato.
Sì, perché le raffinate e crepuscolari scelte linguistiche della traduttrice ammantano il libricino, con la forza onnipresente della suggestione – iniezione – simbolica, di una realissima aura favolistica che mai decade dall’inizio alla fine.
E come nella conosciuta epica dell’eroe – il protagonista, Will, è un eroe della normalità e un solitario onirico – essa incomincia e finisce. Incomincia con il nostro che vive e cura la locanda del padre costituita altresì di un mulino. Luogo isolato attraverso cui scorre un fiume e aldilà del quale inizia la civiltà, iniziano le guerre, inizia – diremmo – il caos dell’esistenza.
È attratto da quella prospettiva cosmopolita, dai misteri dell’esistere che potrebbe offrirgli il mondo che da lì non ha, tuttavia, ancora vissuto. Senonché, più passa il tempo, più Will comprende l’esclusività della sua condizione ove tutto può essere contemplabile senza per forza cadere nelle sue difficili trame empiriche. È lì, proprio nella sua locanda, nel suo territorio, che quella sua ardita filosofia di vita viene ad espandersi fino a accogliere con saggezza l’amore. L’amore per la figlia del pastore, Marjarie.
“Ho detto che aveva come nostalgia di casa, ma l’immagine è inadeguata. Era simile a qualcuno che al crepuscolo, in una informe preesistenza, allungasse amorevolmente le mani verso una vita fatta di molti colori e molti suoni. Nessuna meraviglia che fosse infelice, andava a dire ai pesci: essi erano fatti per la loro vita, desideravano solo vermi e acqua che scorre, e una buca sotto una riva scoscesa; lui, invece, era stato creato in modo diverso.”
Will del mulino è, pertanto, un racconto sublime, il cui uso del linguaggio tocca altresì l’elegia. Una sorta di favola di formazione, dalle melanconiche tinte romantiche e spettrali, che non può non ricordare la poesia soprannaturale e dolce di Coleridge, nonché i passi sul dolore esistenziale che Hawthorne porta avanti nei suoi spiazzanti racconti.
VOTO: 9/10
Will del mulino
autore: Robert Louis Stevenson
traduzione: Franca Cavagnoli
editore: Adelphi, Microgrammi
pagine: 62
prezzo: euro 5
Precedentemente su ‘I libri di WU’:
‘La luna di miele di Mrs. Ripley’ di Shirley Jackson
‘Quando abbiamo smesso di capire il mondo’, di Benjamin Labatut
‘Il nipote di Wittgeinstein’, di Thomas Bernhard
‘La scrittura del disastro’, di Maurice Blanchot
‘L’altro’, di Thomas Tryon
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‘La quercia di Bruegel’, Alessandro Zaccuri
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