SI RIACCENDE LA PIRAMIDE
A Riccione riapre dopo tre anni il Cocoricò, il tempio della dance italiana, con un progetto che rimette al centro la discoteca
di Stefano Ampollini
Il Cocoricò non è una semplice locale: è la storia della dance italiana, un luogo capace di essere precursore di tendenze, senza esagerare è stato per molti anni una stella polare per il popolo della notte: migliaia di giovani si davano appuntamento qui, da tutta Italia, ed erano pronti ad affrontare ore di viaggio pur di vivere per una notte le emozioni e l’energia trasgressiva di questo luogo. Tutto questo fino al lento declino e alla chiusura, ingloriosa e fallimentare (letteralmente), tre anni fa.
Ci vuole coraggio per ripartire da quella storia, specie in un’epoca nella quale il clubbing non se la passa troppo bene. Ma il coraggio, così come la visione, non sono certo due caratteristiche che mancano al patron Enrico Galli, un nome che è una garanzia da queste parti. In un mondo fatto di invidie e, troppo spesso, di parole taglienti come lame, si fa fatica a trovare chi ne parli male. Tutti ne riconoscono la serietà e la determinazione. Nel rimettere insieme i cocci del vecchio Cocco, per mesi Enrico è stato il primo ad arrivare la mattina e l’ultimo ad andare via a notte fonda, in un cantiere che faticava a vedere la luce, rallentato anche dal virus maledetto.
Già proprietario dell’Altromondo Studios, Enrico ha le idee molto chiare su cosa intende fare in questa sua nuova avventura: «Il Cocco per noi è molto più di un semplice locale: è qualcosa che sentiamo vicino, famigliare, per noi è stato quasi un dovere rimetterlo in piedi e rilanciarlo. Per anni la gente si metteva in fila per entrare qua, indipendentemente da chi suonava. Oggi è il momento delle star in consolle, una bolla alimentata dai grandi club e festival internazionali che pagano cifre mostruose per i dj. Noi vogliamo che la gente, ma anche i dj internazionali, tornino qua per il Cocoricò».
Per raggiungere questo obiettivo la nuova gestione si è imposta una sorta di salary cap a 35.000 euro per il cachet dei grandi artisti internazionali, ma allo stesso tempo ha investito oltre due milioni di euro nel ripristino delle strutture, prima fra tutte proprio la piramide, e nell’istallazione di un sistema di luci e laser che la valorizzassero. Il led wall della consolle e gli oltre 300 punti luce vogliono ricreare quelle atmosfere che resero celebre il locale tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila, ma con tecnologie all’avanguardia.
I dettagli e la strategia sulla selezione all’ingresso la spiega Fabrizio “Bardo” Bardoni, storico capo pr e oggi manager del locale: «Abbiamo studiato le statistiche di tutti i principali club e dei festival italiani e internazionali e ci siamo resi conto che i maggiori problemi arrivano dai minorenni o dai maggiorenni maschi fino ai 21 anni. Abbiamo quindi deciso che potranno accedere solo le ragazze maggiorenni e i ragazzi ai di sopra dei 20 anni: un modo per riportare sempre di più anche le donne a ballare». Il Covid ha rallentato i lavori e ha reso più complicata la riapertura, ma finalmente giovedì 25 novembre il Cocoricò ha riaperto per una serata istituzionale e al pubblico nelle due serate successive, nel rispetto del 50% di capienza previsto dalle normative vigenti, e nella speranza che il graduale peggioramento della situazione epidemiologica non porti, come sempre, a richiudere per prima l’industria della notte.
«Siamo solo agli inizi, ma siamo felici che il pubblico abbia risposto subito alla grande: le prime date sono andate subito sold out e stiamo già pensando all’apertura del giardino esterno a Pasqua. Ma non solo: vogliamo intensificare e migliorare anche la collaborazione artistica con il Peter Pan e le altri discoteche della zona per fare in modo che Riccione torni a essere un polo di attrazione per il popolo della notte, sempre più di qualità», ci svela Enrico Galli, l’uomo dei sogni.
Nella foto in alto: il nuovo Cocoricò
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