I FILM CHE VEDREMO ALLA BIENNALE DI VENEZIA 79
Il programma della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia 2022 manifesta ancora una volta la volontà di ripresa dal periodo pandemico con titoli accattivanti per il grande pubblico, ma includendo anche i nomi più ricercati del circuito festivaliero
di Davide Colli
La conferenza di presentazione della nuova edizione del Festival di Venezia è iniziata con una dolente e doverosa nota d’attualità. Come Alberto Barbera giustamente ricorda, sono stati nuovamente arrestati tre autori iraniani: Mohammad Rasoulof, Mostafa Al Ahmad e Jafar Panahi (quest’ultimo in Concorso con No Bears, ultimo dei suoi lungometraggi girato in clandestinità). La scelta di questo incipit è essenziale non solo per la gravità della situazione (fin troppo ignorata dai grandi media), ma anche per ribadire il ruolo del festival come baluardo della contemporaneità, l’istituzione che porta il cinema, in tutte le sue sfaccettature, che parla di e con il presente.
In un Concorso ufficiale mai così contrassegnato dal tricolore francese (quattro produzione e due co-produzioni), spiccano gli autori americani come Noah Baumbach, che apre l’evento il 31 agosto con White Noise (adattamento da Don De Lillo con Adam Driver e Greta Gerwig), Darren Aronofsky, che torna al Lido dopo sei anni da madre! con The Whale (forse il trampolino di lancio per il protagonista Brendan Fraser verso la Coppa Volpi) e Andrew Dominik con Blonde, controverso racconto della Marilyn Monroe di Ana De Armas. A questi si aggiungono Bardo di Alejandro Gonzalez Innaritu, ultimo suo lavoro a sette da The Revenant e The Son di Florian Zeller, reduce dall’Oscar alla Sceneggiatura non originale vinta due anni fa con The Father.
La sezione più succulenta sembrerebbe sulla carta il Fuori Concorso, capeggiato da due serie integrali di due altisonanti autori danesi, ovvero Lars Von Trier con The Kingdom Exodus e Nicholas Winding Refn con Copenhagen Cowboy, targata Netflix. Chiudono la cornice Master Gardener di Paul Schrader, che verrà insignito del Leone d’Oro alla Carriera a un anno dalla presentazione de Il Collezionista di Carte, il film postumo di Kim Ki-duk Call of God, Pearl, prequel di X – A Sexy Horror Story e Don’t Worry Darling, opera seconda di Olivia Wilde con Florence Pugh e Harry Styles, nonché film evento dell’edizione.
Anche l’Italia, pur non raggiungendo all’apparenza le vette dello scorso anno, è ben rappresentata. In Concorso è capeggiato dal cannibal movie Bones and All di Luca Guadagnino con Timothée Chalamet, accompagnato da Susanna Nicchiarelli, Gianni Amelio, Emanuele Crialese e Andrea Pallaoro. Fuori Concorso, invece, il “distopico” Siccità di Paolo Virzì e In viaggio, documentario sui pellegrinaggi di Papa Francesco diretto da Gianfranco Rosi (Sacro Gra, Fuocoammare).
Rimangono fuori dai giochi Babylon di Damien Chazelle, il cui esordio nel corso del 2022 appare sempre più a rischio, come per Killers of The Flower Moon di Martin Scorsese con Leonardo Di Caprio.
Nella foto in alto: ‘Bardo’, di Alejandro Gonzales Inarritu
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