JASON FAUSTINO – AUTHENTICITY
Da sempre in questo mondo, oggi per Saucony si occupa delle collaborazioni e della ricerca di partner con cui dare vita a nuovi modelli o versioni esclusive delle silhouette del brand. Un A&R delle sneakers, alla ricerca del talento e della genuinità
di Stefano Ampollini
Cosa deve succedere perché uno sneaker brand scelga un altro brand o un artista per dar vita a una collaborazione finalizzata alla nascita di un modello esclusivo o alla reinterpretazione di una silhouette di archivio? È una domanda a cui in pochi possono rispondere con precisione, ma sicuramente Jason Faustino può farlo. Americano, 43 anni, Faustino ricopre il ruolo di Senior Brand Manager & Collaborations per Saucony, ma ha mosso i primi passi in questa industria diversi anni fa, quando ha co-fondato uno store di successo come Extra Butter a New York. Lo abbiamo incontrato a Parigi in occasione dell’evento House of Originals che, proprio nella capitale francese, ha dato il via ai festeggiamenti per i 125 anni del brand americano.
Qual è il più importante obiettivo che un brand come Saucony vuole raggiungere quando si parla di collaborazioni?
Alla base di tutto c’è la necessità di essere autentici. Saucony ha 125 anni di storia alle spalle, con un heritage importante da preservare legato al mondo del running. Per questo, in una collaborazione, quando si parte da un modello esistente, è importante prestare attenzione al design. Le nostre scarpe sono state pensate nel passato per i migliori runner del mondo, e i nostri partner cercano di reinterpretarle secondo i canoni di oggi.
Spesso si considerano le collaborazioni utili sia per cementare il senso di comunità, sia per aprire nuove strade e orizzonti…
Tempo fa ho trovato una maglietta vintage di Saucony, c’era impresso il logo e una frase: share the road. Sono parole scelte per incoraggiare le persone a correre assieme, sia per sicurezza, sia per sottolineare che chi corre è parte di una comunità. Ogni collaborazione può aiutare a fare crescere l’appartenenza a una comunità esistente, ma anche ad aprire nuove strade. Per esempio, con Tombogo, che è legato al fashion system, abbiamo parlato a quel mondo. Oggi, però, il concetto di comunità in questa industria è cambiato: prima era più local, profondamente legato, per esempio, agli sneaker store, oggi può avere rilevanza globale al di là delle distanze fisiche.
Come scegliete i partner con cui collaborare?
Dipende. Con Universal Works, per esempio, ci troviamo bene perché hanno un approccio lineare e, con la modifica di dettagli minimali, sono in grado di elevare il livello del prodotto. Ci sono altri casi come con Jae Tips, invece, dove abbiamo esplorato il mondo street e il colore. Ci piace rinnovare le collaborazioni ma anche fare scouting, vedere crescere i talenti che troviamo e crescere con loro, come stiamo facendo con Tombogo.
In questo processo di scouting sei libero o ricevi brief che orientano nella ricerca?
Saucony si è fidata di me e della mia storia: quando lavoravo nel retail il mio compito era anche scovare nuove realtà interessanti cercando di arrivare prima degli altri. È un po’ la stessa cosa qui, anche se con la crescita costante del brand c’è certamente un confronto maggiore. Ma le connection sono sempre genuine, basate sulla voglia di fare qualcosa di bello, con senso e, soprattutto, autentico.
Hai un metodo nel processo decisionale che porta alla scelta di un altro brand o artista/ personalità con cui collaborare?
Ho tantissimi amici che sono nel mondo delle sneakers, parliamo sempre di questi topic e mi arrivano spesso segnalazioni. Quando mi imbatto in qualcuno di interessante mi documento più che posso. Poi lo incontro, per capire se si può creare quella chimica che consente di fare grandi cose assieme. Con Universal Works, per esempio, ci siamo incontrati qui a Parigi l’anno scorso. Parlando con David (Keyte, il fondatore, NdR) ho scoperto che era un ammiratore di Saucony e le usava per correre. Solo dopo che abbiamo stabilito questa connessione uma- na abbiamo parlato di cosa gli sarebbe piaciuto fare.
Quanto peso hanno i social media nel tuo lavoro? Sono un aiuto per te?Hanno degli aspetti positivi e negativi. Tra questi ultimi ci sono la confusione e la poca chiarezza che creano, soprattutto per i più giovani. L’aspetto positivo è che tutto è più veloce: con alcuni dei nostri partner il contatto è nato online, ci siamo conosciuti per un follow back su Instagram per esempio. E questo, alle volte, può essere il primo passo di una nuova collaborazione.
Intervista pubblicata su WU 119 (aprile – maggio 2023)
Nella foto in alto: Jason Faustino
Dello stesso autore
Stefano Ampollini
EVENTS | 3 Settembre 2024
‘SEX JÜDISCHE POSITIONEN’ A BERLINO
EVENTS | 1 Agosto 2024
MONEGROS, DAL TRAMONTO ALL’ALBA
INTERVIEWS | 29 Gennaio 2024
JAE TIPS – GREAT THINGS TOGETHER
CONTENTS | 11 Gennaio 2024
FUORI DAL TEMPO
STYLE | 6 Luglio 2023
HOUSE OF ORIGINALS, IL RITORNO DELLA GRID SHADOW 2 E LA COLLAB CON COLOUR PLUS COMPANIE