GIULIA ZECCHINI – SNEAKER SISTERHOOD
Originaria di Milano ma da anni a Londra, lavora da sempre nel mondo dello sport (e degli esports). La sua passione per le sneakers, nata sul parquet, l’ha portata a creare la più grande community femminile europea
di Elisa Scotti
Complice il papà cestista, lo sport è sempre stato una costante della vita di Giulia Zecchini. Anche lei ha giocato a basket a buon livello, ma parallelamente all’attività con la palla a spicchi ha approcciato il mondo dello sport anche da un punto di vista meno agonistico, lavorando per realtà sportive importanti principalmente a Londra, la sua casa da oltre un decennio. Un’altra costante della sua vita sono state le sneakers, passione che è culminata con Sneaker Sisterhood, community online rivolta al pubblico femminile che, il prossimo anno, spegnerà le sue prime cinque candeline.
Chi è Giulia Zecchini aka Giulia Zed?
Sono una ragazza milanese emigrata a Londra da ormai 13 anni, con nel mezzo una breve “pausa” a Madrid. Ho 20 (+11) anni, e sono un’appassionata di sport, moda e sneakers. Da sempre lavoro nel mondo dello sport: dopo vari stage sia in Italia, sia in UK durante le Olimpiadi di Londra del 2012, sono riuscita a costruirmi un percorso in linea con il mio skill set e le mie passioni.
Come hai iniziato a lavorare nel mondo dello sport?
Ho iniziato a lavorare in un’agenzia di marketing quando avevo 23 anni. Sono sempre stata dal lato “dati” e ricerca di mercato e ho lavorato per la Premier League e le squadre della EPL come analista sponsorship. Dopo un paio di anni nel mondo del calcio sono entrata in F1, a capo della divisione di Business Intelligence, sempre occupandomi di analisi dati, ricerche e trend di mercato con focus commerciale. Due anni fa invece mi sono spostata nel mondo dei videogame e ora sono direttore commerciale di una grande azienda di esports. Inoltre faccio la presentatrice sportiva sia per la FIBA, sia per i London Lions, squadra di basket che gioca in Eurocup, e sono co-fondatrice di un progetto al femminile nel mondo sneakers che si chiama Sneaker Sisterhood.
Come nasce la tua passione per il basket e per le sneakers?
Mio padre giocava in Serie B e mi ha trasmesso questa passione. Ho giocato per il Sanga Basket a Milano, poi a Madrid e a Londra. Basket e sneakers sono due pas- sioni andate di pari passo e si sono intrecciate. Amavo le And1 Tai Chi da piccola, una delle poche scarpe che si trovavano in taglie GS o da donna. Da quel periodo non ho smesso più di comprare sneakers: Air Max 1, 90 e 97, poi Etnies e Vans quando mi sentivo un po più skater, Jordan per tutti i giorni e per giocare a basket (ora sto giocando con le Jordan 38). Oggi si è ampliato il mix di brand, da Saucony a Puma a No Two Ways, perché mi piace provare silhouette nuove.
Come è nata Sneaker Sisterhood?
Sneaker Sisterhood è nata dai vari “pick-up” days da Offspring a Londra. Frequentandoci in queste occasioni, noi ragazze ci siamo conosciute e abbiamo aperto un gruppo Instagram per chattare, poi un profilo e così via. Volevamo un luogo online dove tutte si potessero sentire libere di esprimersi in termini di stile e dove non fossimo costrette a rispettare un’immagine data dai brand. Abbiamo continuato a crescere e ora siamo la community di sneaker al femminile più grande d’Europa. Creiamo contenuti, facciamo eventi e collaboriamo con i brand per campagnep ubblicitari e esocial. L’anno prossimo festeggeremo i primi cinque anni!
Rispetto a quando avete iniziato con Sneaker Sisterhood, pensi che nel tempo c’è stato qualche cambiamento su come è rappresentata la componente femminile di questo mondo?
Sicuramente il mondo sneaker è diventato più inclusivo e il design delle silhouette sono migliorati tanto. C’è più attenzione da parte di tanti brand che stanno sviluppando progetti orientati alle donne belli e interessanti. C’è ancora molta strada da fare per farci sentire veramente parte di questo mondo e darci voce, sia sul palcoscenico sia dietro le quinte. Tante cose sono ancora disegnate da uomini per le donne e questo penalizza lo sviluppo del prodotto e la ricerca.
Cosa consiglieresti alle ragazze che vogliono lavorare nel mondo dello sport?
Direi di non lasciare mai che qualcuno vi faccia cambiare idea. Non dovete sapere tutto sui campionati e su chi ha vinto cosa, non è solo questo a definire la vostra passione. Costruitevi un buon network, parlate con altre donne che lavorano nel mondo dello sport, in qualsiasi ambito. Ci sono un sacco di ruoli, non bisogna essere per forza tutti atleti. Se potete, mostrate la vostra passione lavorando anche in ambiti più locali. Io per esempio lavoravo per il giornale della scuola come fotografa e giornalista sportiva e da lì sono riuscita a fare uno stage con il CONI. Ogni opportunità può trasformarsi in qualcosa di più grande.
Nella foto in alto: Giulia Zecchini
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