MICOL RAGNI – AVANT-GARDE
Ha vestito Björk, Kelela, Erykah Badu e Shirley Manson dei Garbage, vive a Londra (dove nel 2014 lanciò la sua prima linea) ed è una designer che prende a piene mani dall’arte post-industriale influenzata dalle mutazioni tecnologiche. Per donne non convenzionali, forti e ibride
di Luca Pakarov
Originaria di Recanati, in provincia di Macerata, Micol Ragni è figlia di un rinomato artigiano amanuense e musicista, che nella sua carriera ha avuto l’occasione di collaborare con artisti come Chet Baker e Giorgio Albertazzi. È praticamente cresciuta in una sala di registrazione, suonando il piano. Poi è arrivata la moda, dove si è dimostrata una designer capace di guardare al futuro come poche.
Vieni dalle Marche, una zona da sempre nota per la sua attività calzaturiera. Quando hai iniziato a interessarti al mondo del fashion design?
Ho iniziato presto a cucire e interessarmi al design, penso che ciò dipenda anche dalla mia famiglia, che mi ha trasmesso questa passione a cominciare da mia madre, dalle mie nonne e dalle zie. Tutte figure femminili forti e imbattibili.
È stato difficile raggiungerti per l’intervista perché eri impegnata in un evento, il tuo show all’Istituto di Arte Contemporanea di Londra, dove vivi da quando hai 19 anni e dove hai seguito il tuo percorso di studi…
Ancora oggi molti giovani si trasferiscono a Londra per studiare arte e design. Sicuramente le università inglesi hanno qualcosa da insegnare a quelle italiane, l’approccio è molto più moderno e al passo con la globalizzazione.
Chi ha avuto più influenza nel tuo processo creativo?
Ricordo che la prima volta che ho veramente capito che volevo fare la designer è stato dopo aver visto la retrospettiva di Yohji Yamamoto a Palazzo Pitti di Firenze. Penso che tutti i designer giapponesi abbiano avuto una grande influenza su di me.
Ci sono dei dettagli che in un abito di Micol Ragni non possono mancare?
Tessuti non convenzionali e il taglio avant-garde.
Com’è nata la tua collaborazione con Björk e in quale modo riesci a soddisfare un’artista così eclettica?
Björk è un’artista unica ed è sempre stata lei stessa fonte d’ispirazione per me. Credo che abbia percepito delle affinità con la mia estetica e ha richiesto i miei capi. È il caso di dire che si è trattato di un sogno divenuto realtà.
I tuoi abiti sono quasi delle sculture virtuali, in una tua intervista hai detto che sei interessata a canalizzare nella moda il rapporto tra nuove tecnologie e vita umana. Base della tua attività è la sperimentazione, lo fai anche con i tuoi oufit?
Sì, sono sempre stata la “ragazza strana”, almeno nel vestirmi, ma cerco di non compromettere mai l’aspetto pratico e funzionale dell’abbigliamento. Adoro indossare capi che riescono a trasmettere il mio carattere, l’individualità e la creatività ma che non richiedono sforzo nel portarli e si adattano a tutti i tipi di contesti.
Da dove si vede l’eleganza di una persona per Micol Ragni?
Quando incontro qualcuno noto sempre se ha uno stile particolare, soggettivo, uno stile che è stato preceduto da una ricerca e sviluppato dalla persona. Oppure se si è limitato a seguire le mode del momento. Credo che l’eleganza sia estremamente legata al carattere, quella di chi riesce a indossare la cosa adatta alla propria personalità e allo stesso tempo a mettersi in discussione.
Hai un papà musicista e vesti diverse artiste: era proprio destino che la musica entrasse nel tuo percorso professionale?
Ciò che rende interessante il mio percorso è proprio il fatto che da bambina sognavo di diventare una musicista. Poi però a un certo punto mi sono accorta di essere timida (ride, NdR) e ho capito che non avevo la capacità di suonare in pubblico. Quindi ho deciso di ricominciare dalla moda, visto che si trattava di un’attività che potevo svolgere in camera e senza nessun tipo di audience. È stato bello scoprire che, nonostante avessi messo da parte l’ambizione nel campo della musica, è rimasta una passione, un fuoco che fortunatamente si è trasmesso nel mio modo di disegnare e vedere i miei capi. In fondo la musica è arrivata comunque e si è unita alle mie creazioni; sono felice di aver vestito artiste iconiche del panorama internazionale come Björk, Erykah Badu e Shirley Manson.
Tema del momento. Secondo la tua esperienza, nella moda ci sono le stesse possibilità per uomini e donne o anche in questo ambito esistono discriminazioni?
Ci sono molte discriminazioni in Italia, sia nella moda sia altrove. Se sei donna sotto i 30 anni nessuno ti prende sul serio, questo è davvero assurdo e doloroso quando all’estero a 25 anni puoi raggiungere grandi risultati. Ci sono molti passi da fare prima che una donna si possa sentire rispettata e ascoltata allo stesso identico modo di un uomo, è come se non ci fosse attenzione per le realtà esordienti. In Inghilterra invece esiste un vasto un settore della stampa dedicato agli emergenti. È come se in Italia non si valutasse ciò che non è ancora al 100% maturo: non a caso io e tanti altri ce ne siamo andati da giovanissimi.