NO PAIN TATTOO – NIENTE È PER SEMPRE
Nell’era in cui tutto è temporaneo i tatuaggi si adattano. No Pain Tattoo diventa un modo di fare statement senza vincoli, a un rassicurante tempo determinato
di Alessandra Lanza
«You are what you dance». «Make yourself hard to kill». Una scritta nera, font pulita, incollata sulla pelle. Durerà appena qualche giorno, per poi scomparire. Nessun dolore, nessun rimpianto.
«Viviamo in un momento in cui è tutto così veloce che i meme invecchiano in una settimana. Una notizia che oggi ci sembra eclatante viene dimenticata dopo qualche giorno, tutto è temporaneo», dice Rocco Trussoni, raccontando i pensieri che hanno portato alla genesi di No Pain Tattoo, progetto di tatuaggi altrettanto temporanei lanciato lo scorso giugno insieme alla sua compagna Lara Volpato. «Questa volatilità non è per forza qualcosa di negativo», aggiunge lei. «In qualche modo ci permette di prendere alcune decisioni con più spensieratezza». Come dire sì a un tatuaggio, persino in pieno volto, con la certezza che in pochi giorni scomparirà da solo, o che potremo rimuoverlo noi stessi, come un qualsiasi accessorio, dopo averlo sfoggiato per un pomeriggio o una serata. Niente spiegazioni ai familiari, al proprio capo, ai professori. Una declinazione della propria identità da abbracciare senza che debba essere per sempre o una prova generale, prima di arrivare no in fondo con ago e inchiostro.
Lara (1993, Caerano San Marco) e Rocco (1991, Sondrio) si sono conosciuti un paio di anni fa grazie a un amico in comune. Lei ha lasciato il Veneto per studiare Design della Comunicazione al Politecnico, specializzandosi in grafica; lavora da oltre tre anni nella moda tramite un’agenzia di comunicazione e si occupa da alcuni mesi di social media management in ambito editoriale; lui, dopo un biennio poco convinto di ingegneria aerospaziale, è passato alla facoltà di architettura, dove si è appassionato ai programmi di grafica e al motion design fino a diventare modellista, lavoro che porta avanti in parallelo agli studi. La loro filosofia di vita – basta osservarli e ascoltarli mentre si raccontano – potrebbe essere riassunta in tre parole: Do or die. «Man mano che ci frequentavamo, prima da amici e poi da fidanzati, abbiamo cominciato a passare molto tempo insieme, così ho detto a Rocco: non perdiamolo, investiamolo in qualche progetto. Sono sempre stata convinta che chiunque abbia una buona idea e ci creda non possa che farcela. E Milano serve le possibilità su un piatto d’argento».
Così, da una lunga lista di idee, a concretizzarsi è stata quella di sviluppare una collezione di tatuaggi temporanei, ispirati al metodo dei trasferelli di una volta: basta applicare il foglio sulla pelle, inumidire la carta e aspettare che il disegno aderisca, insieme alla promessa di scomparire entro qualche giorno, come nei ricordi d’infanzia. «Abbiamo intuito le potenzialità di un accessorio, per anni accantonato, venduto al massimo in edicola con design limitati o poco ragionati». E dopo tanti esperimenti, ricerca e controlli per ottenere le dovute certificazioni sanitarie, No Pain Tattoo è diventato un prodotto, al momento disponibile in 15 design originali – per lo più frasi – o customizzabile.
Pare che gli antenati degli attuali tatuaggi temporanei risalgano ai primi anni del Novecento e venissero dati in omaggio con gli snack americani Cracker Jacks. I materiali, certo, erano diversi: il disegno non era stampato con inchiostro su uno strato adesivo trasparente, ma realizzato tramite coloranti alimentari, che venivano trasferiti sulla pelle sempre con l’aiuto di un po’ d’acqua. Il modello venne ripreso da altre aziende che fabbricavano snack, utilizzati come gadget o per pubblicizzare i propri prodotti. «Noi li abbiamo inizialmente sperimentati per puro divertimento, indossandoli come fossero make up, ma ci siamo resi conto subito che esisteva una richiesta e che bastava sollecitarla e alimentarla», spiega Lara.
A rilanciare negli ultimi anni questo medium è stato Tattly, progetto nato dalla mente di Tina Roth Eisenberg e avviato nel 2011 a Brooklyn: i disegni sono rmati da designer professionisti e illustratori e costituiscono per i creativi un’inedita ve- trina internazionale. Oltre che online, questi tatuaggi d’artista vengono venduti in oltre 1000 negozi di 40 Paesi. A collaborare ci sono designer del calibro di Milton Glaser, l’inventore del logo “I ♥ NY”, oppure dell’austriaco Stefan Sagmeister, che ha disegnato cover per i Rolling Stones o Lou Reed. La designer Maria Grazia Chiuri e il makeup artist Peter Philips hanno portato il tatuaggio temporaneo sulla passerella di Dior alle ultime sfilate di Parigi per lanciare un messaggio di amore e libertà, mentre l’artista di origini taiwanesi John Yuyi ha fatto del trasferello uno dei propri strumenti di comunicazione preferito, inchiostro sulla tela che è il suo stesso corpo.
In Italia esistono service che offrono la stampa di immagini, provenienti da un database o fornite dall’utente, su questo supporto trasferibile su pelle. «Quello che ci differenzia, sicuramente nel nostro Paese, è la ricerca di un’identità riconoscibile: certo c’è chi si rivolge a noi, come ad altri concorrenti, per usufruire di un servizio, per riprodurre i propri loghi e disegni, ma c’è anche chi ci sceglie per l’estetica che abbiamo creato e ci chiede di interpretare un’identità: è questo l’obiettivo che speravamo di raggiungere», spiega Lara. Il packaging è estremamente curato e il prezzo è ragionevole. «Vorremmo che un tatuaggio non costasse mai più di un cocktail», spiegano i due.
«Per me – aggiunge Lara – un oggetto di design è qualcosa di funzionale, che viene interpretato in modo naturale dall’uomo e che è in grado di offrire soluzioni, in apparenza semplici». Così il tatuaggio temporaneo viene usato anche dalle scuole per identificare i bambini, per segnalare eventuali allergie o trattamenti durante le gite d’istruzione, oppure diventa un’alternativa originale ai timbri per le serate di un locale, oltre che gadget. Tra i primi ingaggi di Rocco e Lara c’è stata anche Nike, tramite un progetto di AW LAB ottenuto grazie all’agenzia Circular, ma «le nostre richieste principali provengono soprattutto da locali o da organizzatori di eventi che vogliono offrire a chi partecipa alle loro feste un modo per sentirsi parte di qualcosa». Simbolo di appartenenza, modo di esprimersi o di «sottotitolare le proprie emozioni», il tatuaggio temporaneo rappresenta molto più di un semplice accessorio e, soprattutto, sfida ogni limite. «Lo si può applicare anche sulle unghie, sulle palpebre, sui denti; si possono stampare delle scritte, ma anche dei disegni più elaborati o delle fotografie. Funzionano sia sulla pelle dei bambini, sia su quella rugosa degli anziani, e possono essere sovrapposti». Piacciono perfino ai tatuatori, a cui spesso i clienti richiedono di poter “provare” un disegno, prima di passare a quello definitivo, e perché queste alternative temporanee potrebbero contribuire a sdoganare quello che per molti risulta ancora un tabù.
(la foto in apertura è di Alessandra Lanza. Segui Alessandra su Instagram e Linkedin)
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