SANTIAGO, ITALIA E LA TESTIMONIANZA DI UN’ITALIA CHE NON C’È PIÙ
‘Santiago. Italia’, il documentario di Nanni Moretti che ha chiuso la 36esima edizione del Torino Film Festival, uscirà nelle sale cinematografiche italiane il 6 dicembre
di Davide Colli
Santiago, Italia di Nanni Moretti è un lavoro del cineasta romano che ha qualcosa a che fare con l’archeologia: l’obiettivo principale del documentario consiste, infatti, nel riportare alla luce le voci dei testimoni di un periodo buio della storia cilena – il colpo di Stato di Augusto Pinochet contro il governo guidato da Salvador Allende nel settembre del 1973 – che sembrano perdersi sempre di più nella memoria collettiva. Moretti prende in esame gli anni che circondano (sia precedenti che successivi) il golpe concentrandosi soprattutto sull’intervento dell’ambasciata italiana che, in quei momenti terribili, salvò dai militari di Pinochet centinaia di rifugiati politici e di richiedenti asilo.
I protagonisti di Santiago, Italia sono di ogni estrazione sociale: ci sono registi, operai, artigiani, professori, avvocati… Tutti si raccontano al regista di Caro diario e Palombella rossa senza la paura di far fuoriuscire la propria intimità davanti alla cinepresa e di far trasparire quell’umanità che il golpe cileno non è riuscito a neutralizzare. La vera forza del film risiede proprio nel fatto che Nanni Moretti non sia per nulla imparziale, come lui stesso esclama durante un estratto di un’intervista con un militare cileno, in carcere per omicidio e sequestro di persona (capi d’imputazione attribuitigli proprio durante il colpo di stato del 1973). La forma estremamente didascalica di Santiago, Italia passa così in secondo piano e il documentario diventa la modalità in cui lo stesso Nanni Moretti esprime il suo pensiero tramite quelli di una moltitudine di individui, dando vita a un collage decisamente omogeneo.
Il discorso politico che Moretti imbastisce non si sofferma esclusivamente sul Cile, ma anche sul Paese che si è ritrovato, in quel caso, a salvare moltissime vite umane: l’Italia, di ieri quanto di oggi. Il punto su cui decide di focalizzarsi maggiormente nella seconda parte è proprio l’evoluzione del nostro Paese. Nella sua lettura sembra sempre più vicino a una deriva totalitaria non troppo diversa da quella cilena del 1973 e lui stesso sembra interrogarsi su come sia stato possibile questo brusco passaggio – da Paese accogliente a nazione ostile nei confronti dell’immigrazione – in poco più di quarant’anni. Moretti non prova a fornire risposte, non è questo infatti l’obiettivo di Santiago, Italia. Decide invece di aggrapparsi malinconicamente al ricordo di un popolo italiano aperto alla collaborazione e alla fratellanza con il mondo che lo circonda, immagine lontana dalla realtà odierna.
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