DELLACASA MALDIVE – TRA MALÉ E MILANO
Dellacasa Maldive è il progetto synth pop di Riccardo Dellacasa che ha debuttato lo scorso marzo con ‘Amore italiano’ per La Valigetta. Sarà sul palco WeRoad del Mi Ami sabato 25 maggio
di Enrico S. Benincasa
Pop è la parola chiave di Dellacasa Maldive, il progetto che vede coinvolti Riccardo Dellacasa, Edoardo Castroni, Davide Bezier e Dario Canepa che, dopo i tre singoli Genova, Davide, Ferrara di Furio, ha pubblicato con La Valigetta il suo primo disco, Amore italiano. Pop perché Dellacasa Maldive prova a costruirsi la sua identità artistica su questo campo, senza disdegnare però “sconfinamenti” dance che emergono in più parti di questo primo lavoro in studio e anche grazie alla collaborazione con Emmanuelle. Ne abbiamo parlato con Riccardo Dellacasa che, oltre a metterci il cognome, è l’autore dei pezzi, chitarrista e frontman di Dellacasa Maldive.
Non sei un deb della scena indipendente italiana, dato che hai fatto parte di Wemen e Verano: cosa porti di questi progetti in Dellacasa Maldive?
Sono progetti che mi sono senz’altro serviti per fare esperienza. Negli Wemen ero il bassista di una band che cantava in inglese, che si faceva contaminare da tanti ascolti diversi e nella quale avevo molta libertà compositiva. Con Verano invece è stato diverso: ho sempre dovuto imparare pezzi scritti da altri, ma mi sono avvicinato alla musica italiana. È stato un mettersi in gioco in un altro ambiente, in un nuovo territorio rispetto a Wemen.
La voglia di fare qualcosa “in proprio” c’è sempre stata?
Sì, ma all’inizio era più che altro un gioco: per esempio, se per qualche motivo una prova saltava, usavo quel tempo a casa mia per buttare giù delle idee musicali sui cui poi ci mettevo una voce in inglese. Il fatto invece di concepire un brano con accordi e testo in italiano è arrivato successivamente, nel periodo Verano. Ci sono dei pezzi come In faccia che risalgono al mio primo demo (dove tutte le canzoni iniziavano con la preposizione “in”, NdR) e nascono da un giro di basso, mentre invece l’approccio alla scrittura più cantautorale, con accordi e melodia vocale, è qualcosa su cui lavoro da circa due anni.
Il fatto che ci sia il tuo cognome nel nome mischia un po’ le carte sulla natura del progetto: quanto è un gruppo e quanto è solo project Dellacasa Maldive?
Iniziamo dal nome: Dellacasa Maldive è una scelta fatta per essere più sinceri possibili. Se lo avessi chiamato semplicemente Maldive o Mal-di-ves, come pensavo all’inizio, c’era un “rischio fraintendimento” in un periodo in cui la geografia ispira i nomi dei progetti della musica italiana. Non volevamo che il pubblico, ascoltando il nome “Maldive”, lo associasse ad altri contesti e che lo considerasse l’ennesimo progetto con un nome “territoriale”. I brani di Amore italiano sono stati registrati da me ed Edoardo (il tastierista, NdR), nascono dal mie idee su cui, successivamente, ci mette anche lui le mani. Ho sempre chiaro di come dovrebbero suonare batteria e soprattutto basso dei pezzi che scrivo, cerco quindi di passare a Davide (basso) e Dario (batteria) le mie idee ma sono liberi di inserirci qualcosa di loro. Quello che emerge poi sia in sala prove e nei live è soddisfazione da parte di tutti nel mettere un po’ del proprio in questo progetto e per questo Dellacasa Maldive, dal vivo, è una band al 100%.
Si respira tra di voi l’aria di essere in una band, quindi?
Sì. Da parte mia non c’è quella paranoia del: «Io devo fare bene la mia parte, voi dovete fare la vostra». Cerco da frontman di avere lo stesso approccio che ho sempre avuto, anche se ho più responsabilità e devo metterci qualcosa in più.
Anche in chiave live?
La maggiore responsabilità sul palco non è stata un problema. Per me il live è una possibilità che ti è concessa ed è da utilizzare nel miglior modo possibile. Andar sul palco a fare il preso male non fa parte di me, l’obiettivo è sempre stare bene noi e per far star bene gli altri. Un concerto è fatto al 50% dagli artisti e al 50% del pubblico: Se chi ti sta a sentire se ne va dopo una canzone è una sconfitta, vuol dire probabilmente che stai sbagliando qualcosa.
Amore italiano di Dellacasa Maldive ha una sua propria estetica sonora: quanto ha contato collaborare con Marco Fasolo nella fase di mix?
I pezzi di Amore italiano li abbiamo registrati io ed Edoardo, ma dopo ore di studio capisci che hai bisogno di un orecchio esterno. Trovare una persona con cui confrontarsi come Marco è stato prezioso, appena si è creato questo rapporto è stato prodigo di consigli su come registrare alcuni strumenti grazie alla sua esperienza. Con noi, nelle fasi del mix, è riuscito a fare ordine: abbiamo tolto quando occorreva togliere, abbiamo aggiunto quando ce n’è stato bisogno. I brani di Amore italiano hanno una struttura classica strofa-ritornello, ma lui è riuscito a volte a trovare delle formule che fossero “fuori dal coro” e meno vicino a cose funziona ora nella musica italiana. Non è detto che non torneremo a lavorare assieme in futuro.
Dellacasa Maldive è un progetto che ha i piedi ben piantati nel pop ma non disdegna certamente la disco…
Sia in sala prove sia nei live vedo che ci sono parti in cui ci divertiamo uscendo dai “confini” del pop. C’è insita in noi una vena disco: a chi suona nei Dellacasa Maldive piace ballare ed è qualcosa che ci accomuna alle persone della nostra generazione. Mi piacerebbe riuscire a utilizzare più questa vena disco e rendere il tutto più ballabile. Comunque siamo solo al primo disco, la prima tappa di un percorso che va ancora esplorato.
Il fatto di fare il dj nella serata Discoteca Paradiso dell’Ohibò ti porta verso nuove strade?
Mi aiuta a essere sempre aggiornato e a fare ricerca nelle sonorità che mi interessano, per farmi contaminare e magari utilizzare in futuro. È qualcosa mi fa riflettere su che strade prendere quando scrivo.
Come avete conosciuto Emmanuelle, per la quale Dellacasa Maldive ha fatto da live band e sarà con lei anche al prossimo Ortigia Sound System?
Una mia amica la conosceva, con lei è venuto fuori il discorso e le ho detto che facevamo la cover di Italove, tra l’altro l’unica che facciamo. Lei le ha girato un video di noi che suoniamo la cover, caso vuole che Emmanuelle stesse cercando una band per il live e abbiamo iniziato a lavorare insieme debuttando all’Armani Cafè. La cosa che mi piace di questa esperienza è che noi rimaniamo noi supportando un’artista che ci piace.
Emmanuelle è protagonista di Male, una nuova traccia di Dellacasa Maldive che vede coinvolti anche Auroro Borealo e Fra De Leo uscita lo scorso 10 maggio. Com’è nata questa canzone?
Quando siamo entrati in studio a registrare Amore italiano i brani ne avevamo 23, da cui poi ne abbiamo scelti 12. Questo è stato il primo pezzo che ho composto chitarra e voce e ci sono legato, ma è rimasto fuori dal disco. Mi sarebbe dispiaciuto non farlo uscire e, visto che parla della città in cui vivo, ho voluto coinvolgere alcuni artisti che mi piacciono per capire se avevano voglia di cantare con noi. I featuring sono nati così e sono contento del risultato finale.
La sentiremo al prossimo Mi Ami, durante il vostro live di sabato 25 maggio?
Certamente!
Dellacasa Maldive su Instagram e Facebook.
La foto in alto di Dellacasa Maldive è di Silvia Violante Rouge
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