TATUM RUSH E LAILA AL HABASH – FRA PERLE E ROSÉ
Tatum Rush e Laila Al Habash hanno pubblicato Rosé, primo singolo e video di quella che potrebbe essere una fruttuosa collaborazione
di Futura 1993
Tatum Rush e Laila Al Habash: due nomi fuori dal comune per due artisti lontani dall’ordinario, che si sono scelti, si sono piaciuti e hanno regalato alla scena italiana un gioiellino forte e seducente come Rosé.
Tatum, musicista, produttore e artista, è la pietra preziosa, insolita ed enigmatica di Undamento, per la quale ha prodotto qualche mese fa Drinks Alchemici, suo primo EP in italiano dopo un po’ di avventure in inglese, tra festival ed EP. Laila, che ha continuato ad approfondire la sua passione avvicinandosi alla produzione musicale e perfezionando la voce, è il nuovo talento giovane, versatile e fascinoso della stessa etichetta.
In Rosé, il cui video vede Theodor Guelat alla regia e Gianluca Oliva alla fotografia, Laila e Tatum fanno proprio questo, ci invitano e trasportano nel loro mondo fatto di r&b delicato e seduttore, suonato in un vecchio nightclub americano. L’immaginario proposto si completa grazie a sonorità trascinanti e parole ammalianti, tra drink, perle, seta, luci soffuse colorate e delicatezza capaci di conquistare con facilità lo spettatore. Ci siamo immersi anche noi nel bicchiere di ghiaccio, musica e alcool di Tatum Rush e Laila Al Habash ed ecco quello che ci abbiamo pescato dentro.
Mi piacerebbe iniziare questa intervista facendovi presentare a vicenda. Laila, chi è Tatum? Tatum, chi è Laila?
Tatum: Non fatevi fregare dai 22 anni perchè Laila è una ragazza talentuosissima e magnetica dai gusti difficili e sofisticati che sa esattamente quello che vuole, e se fai troppo lo spaccone ti infilza un tacco nell’occhio. Conosce un sacco di cose ricercate e preziose come canzoni brasiliane dimenticate, vecchi film classici mai sentiti e ti spiazzerà anche con le sue doti di streghetta astrologa.
Laila: Tatum è una persona incredibile, potrebbe intrattenerti per ore solo raccontandoti dei suoi interessi, di qualche episodio assurdo della sua vita o delle sue feste sul lago di Lugano. È un bravissimo musicista e gli invidio quella sua fantasia innata così particolare: quando mi ha mandato lo script del video di Rosé, due pagine di complicati, ricercati e precisi intrecci di immagini, ho proprio pensato: «Lui appena chiude gli occhi vede esattamente questo», e per me è davvero un dono. E poi ha un gran cuore.
Come vi siete scelti? Cosa c’è nell’altro che vi ha attratto così tanto da crearci qualcosa insieme?
T: Non escludo che Laila abbia fatto qualche rito massonico occulto e mi abbia attirato alla sua attenzione, ma sono entrato in fissa con le sue canzoni letteralmente un paio di giorni prima che dal nulla mi scrivesse un messaggio di apprezzamento. È solo dopo aver scritto Rosé che ci siamo trovati di persona in studio per registrare e abbiamo così scoperto di avere un sacco di interessi in comune, compreso l’esoterismo, il cinema d’autore e i rossetti glossy.
L: Quando le cose devono accadere, prima o poi accadono. Ero stata molto colpita dai suoi lavori e un giorno ho deciso di dichiarargli la mia ammirazione, dopo un paio di messaggi di reciproci complimenti mi ha chiesto di provare a scrivere un pezzo insieme ed è stato di parola. Poco tempo dopo aveva già tirato fuori il giro di chitarra di Rosé e ci siamo precipitati in studio a registrare.
Entrambi siete arricchiti di culture lontane, altri punti di vista, insolite influenze, maggiore capacità di ricevere e accogliere il diverso. Come tutto questo cambia il vostro approccio con la musica?
T: Pur avendo frequentato l’eccellente scuola elementare Maria Montessori a Monte Olimpino, provincia di Como, in Italia mi sono sentito sempre un po’ forestiero, come in qualunque altro paese d’altronde, ma non ve la menerò con la storia che sono diverso perché mi sento invece profondamente connesso a molte culture. Mio nonno Angelo di Lugano era in fissa con la musica paraguayana, guardava solo TeleMadrid e sapeva suonare almeno un 200 canzoni spagnole. Io sono californiano-ticinese, vivo vicino a Montreux e amo sia le vecchie canzoni napoletane, sia la colonna sonora di Cinquanta sfumature di grigio… Il resto viene da sé.
L: Secondo me è importante allenare sempre l’orecchio, avere tante reference diverse e ascoltare anche cose che non ci piacciono, insomma cercare di avere una visione meno ottusa possibile. Poi, certo, per quanto riguarda quel famoso cliché della “musica che ascoltavo in macchina coi miei genitori da piccola”, magari il fatto di essere cresciuta ascoltando musica araba per la dabke al posto dei classici italiani anni Ottanta, sicuramente qualche influenza diversa su di me l’ha avuta.
Tatum, ti sei lasciato ispirare dalla musica e dalla personalità di Laila per comporre la demo da inviarle? E, allo stesso modo, Laila, il testo è nato concentrandoti solo sulla demo o hai pensato in qualche modo di avvicinarti a quello che Tatum ha prodotto fino ad oggi?
T: Sì, assolutamente, mi sono proprio detto che avrei scritto il pezzo perfetto per Laila per come me la immaginavo, ed è uscito con sorprendente facilità. In un’ora il grosso era fatto.
L: È stato facile perché già mi sentivo molto vicina a quello che Tatum aveva fatto, non mi sono dovuta sforzare. Mi ha mandato una demo, ho immaginato un weekend con lui in Costa Azzurra e il resto è venuto spontaneamente.
Su un piano generale, come nascono i vostri pezzi? Dall’ispirazione al processo creativo e tecnico, avete una scaletta mentale più o meno fissa da rispettare per scrivere e produrre o vi muovete ogni volta in maniera diversa?
T: Non c’è nulla di fisso per fortuna, se no lavorerei almeno agli uffici postali come faceva Fernando Pessõa. In questo caso abbiamo seguito un processo abbastanza classico, avevamo una demo grezza con il testo che ho poi rilavorato completamente in studio con Laila quando ci siamo finalmente incontrati. Ma mi è già capitato di consultare una medium o di farmi ipnotizzare se è per questo.
L: Totalmente casuale, a me il più delle volte vengono idee mentre guido nel traffico o cucino. Sono piena di demo sul cellulare in cui canto sul ritmo dei bpm della freccia in sottofondo, magari ad un semaforo. A ogni modo, almeno per me, avere una scaletta mentale sarebbe la fine. Mi piace fare musica proprio perché non ci sono regole da seguire, ogni volta può capitare nei modi più disparati e questo tiene la mia attenzione sempre viva.
In Rosé musica, testo e voci si fondono fino a diventare magnetici. Quanto lavoro ci è voluto per arrivare al risultato finale? E soprattutto, quanto è importante essere artisticamente e/o personalmente affini per riuscire a creare insieme un prodotto così?
T: Come citava un amico poeta, un’opera va pensata a lungo ed eseguita in fretta. Se la riflessione c’è stata, l’idea è buona e soprattutto se l’alchimia fra le varie personalità in gioco funziona la musica dovrebbe sgorgare dai propri pori senza troppo sforzare i nervi.
L: Sta tutto nel trovare persone affini a te, che non vuol dire uguali. Deve esserci quel filo rosso a reggervi insieme che permette di far uscire fuori un buon prodotto senza particolari sforzi. Con Tatum ci siamo presto resi conto che condividevamo un sacco di strane fisse sull’esoterismo e il cinema, quindi l’alchimia è nata subito.
Relativamente ai video, allo styling e alle scelte grafiche come vi siete mossi?
T: Per me non c’è differenza fra creare una canzone, ideare un video e creare delle immagini. Ci metto esattamente la stessa passione a scegliere gli accordi di chitarra che a scegliere quale camicia indossare nella foto di copertina. Abbiamo discusso a quattro mani praticamente tutti i dettagli: dall’includere un pennuto imbalsamato che fuma una sigaretta oppure no, smalto per unghie rosso o rosa, tacchi alti 4 o 10 centimetri, pellicola o videocamera, rosé anziché prosecco, piume di struzzo o di gallina, queste erano alcune domande che ci siamo posti.
L: Di solito mi perdo un po’ sulla parte del concretizzare una canzone con delle immagini, forse perché mi concentro troppo sul far uscire il suono migliore possibile. Tatum è molto lucido e mi è sembrato che le due cose per lui viaggino insieme, parallelamente. Osservare la sua bravura mi ha aiutata ed è nato un lavoro armonico, dove abbiamo discusso di tutto insieme. Gli avrò mandato le foto di tutte le camicie dei vintage di Roma per trovare quella perfetta.
Noi ci aspettiamo che questa storia d’amore ammaliante tra i vostri progetti musicali abbia un seguito. E voi?
T: Aspetto sul molo che il Riva pilotato da Laila venga a prendermi per fuggire verso il tramonto all’orizzonte con il diamante più prezioso mai rubato.
L: Certo, credo sia più difficile il contrario ormai.
Possiamo sapere se avete già qualcosa in programma per il prossimo e imprevedibile (ma noi non disperiamo) futuro?
T: Sto pianificando una rapina…
L: Forse un album o forse un negozio online di kimono fatti a mano, devo ancora decidere.
Testo di Marika Falcone
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