IL VERBOSO DUELLO DI MALCOLM & MARIE
Malcolm & Marie è il primo film ad essere stato completato dopo lo scoppio della pandemia, diretto da Sam Levinson, è disponibile nel listino Netflix dal 5 febbraio
di Davide Colli
Affermare che l’industria cinematografica sia stata messa in ginocchio durante quest’ultimo suo anno di vita rappresenta a dir poco un eufemismo. Se l’imperversare della pandemia ha costretto la settima arte a diffondersi tramite nuovi canali, vie inedite per raggiungere il pubblico, la situazione sui set, con i vari protocolli da instaurare e da far rispettare (anche con gli estremi rimedi delle urla di Tom Cruise), è stata altrettanto difficoltosa.
Mesi sono passati senza la realizzazione di un lungometraggio ad opera di una grande major e sicuramente Malcolm & Marie, dramma da camera in bianco e nero con Zendaya e John David Washington, riveste il ruolo di antesignano di questo modello produttivo colmo di condizionali e regolamenti adottati in extremis. Gli sconfinati studios lasciano spazio a un’ambientazione esclusivamente casalinga, luogo dominato solo dai due attori sopracitati e da una macchina da presa in perenne e concitato movimento (talvolta in maniera superflua), in cerca del primo piano che possa sintetizzare il bagaglio emotivo di ciascuno dei due personaggi, inseguendo quindi, con modesti risultati, la lezione del maestro John Cassavetes.
La sensazione è quella di trovarsi davanti ad un testo pensato per una trasposizione teatrale, invece questa lunga discussione della coppia di fidanzati, di ritorno a casa dalla première dell’acclamato film da regista di Malcolm, è stata concepita proprio per il medium cinematografico di Sam Levinson, anche padre del fenomeno seriale Euphoria. In questo caso e in particolare nei due episodi speciali che fanno da ponte tra prima e (futura) seconda stagione, il regista costruisce un immaginario dato dalla commistione tra il videoclip e gli stilemi del sottogenere young adult, dando vita a un microcosmo certamente iperdrammatizzato e stereotipato, ma sul quale è possibile imbastire un efficace discussione sulla contemporaneità, in termini soprattutto di produzione mediale.
In Malcolm & Marie questo intelligente discorso viene prontamente sostituito da ingombranti dialoghi durante i quali i personaggi in gioco dibattono sulle loro vite passate, sulla propria relazione e sul cinema scritti con noncuranza per quanto concerne la loro possibile digeribilità da parte dello spettatore, il quale si ritrova travolto da una marea di confronti che, nella loro verbosità, rivelano una natura estremamente programmatica insita nel loro svolgimento. Accanto a qualche riuscita, seppur arrogante, elucubrazione sulla realtà hollywoodiana attuale e a un duetto attoriale indubbiamente di spessore, specialmente per quanto riguarda la controparte femminile, Malcolm & Marie di Levinson finisce per relegarsi allo status di semplice esperimento di scrittura fine a sé stesso, complice la fuoriuscita dalla propria comfort zone del suo autore.
Nella foto in alto: Zendaya e, sullo sfondo, John David Washington sul set di ‘Malcolm & Marie’, coursesy Netflix
Leggi qui la nostra recensione di ‘One Night in Miami’
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