TUTTI PAZZI PER GLI NFT
Il mercato milionario dei Non-Fungible Token o NFT, esploso negli ultimi mesi, dimostra, tra pregi e difetti, l’importanza dell’autenticità di un’opera digitale, che diventa unica grazie soprattutto alla certificazione fornita dalla blockchain
di Marica Gobbatelli
Da qualche tempo, prima nelle “nicchie” di internet e poi sui grandi giornali inter- nazionali, si parla di un acronimo di tre lettere, che indica un concetto che può es- sere applicato ad attività digitali e non solo. Gli NFT o Non-Fungibile Token sono dei certificati che stabiliscono l’autenticità e la proprietà di un’opera digitale e che, nonostante quest’ultima sia in linea teorica infinitamente replicabile, permettono di stabilire queste caratteristiche tramite blockchain, la tecnologia utilizzata per le criptovalute, cioè un sistema di controllo mantenuto da migliaia di terminali infor- matici in cui si tiene traccia di operazioni e transazioni di vario tipo.
La blockchain Ethereum è quella utilizzata nel caso specifico degli NFT e serve a certificare e commerciare video, opere d’arte, tweet, GIF e canzoni presenti in rete. Grazie a essa si può dimostrare chi sia la persona che possiede una determinata opera digitale, attraverso una serie di metadati che, essendo salvati su moltissimi computer, non rischiano né di andare persi né di essere contraffatti. Il clamore per gli NFT ha avuto il picco lo scorso 19 febbraio, quando la famosa GIF dei Nyan Cat è stata venduta all’asta al prezzo di circa 580 mila dollari. Pochi giorni dopo è la volta di una clip video di una schiacciata di LeBron James, battuta a 208 mila dollari. L’idea è piaciuta anche anche al fondatore di Twitter, Jack Dorsey, che ha messo all’asta il primo tweet della storia, pubblicato il 21 marzo 2006, il quale è stato venduto al prezzo di 2,5 milioni di dollari.
L’interesse attorno agli NFT, comunque, aveva spinto diverse realtà a creare piattaforme di compravendita, tra cui troviamo Nifty Gateway, OpenSea, Known Origin, Sorare, Nba Top Shots. Ma la domanda che sorge spontanea è: di che cosa diventa proprietario l’acquirente? Il sito Mashable spiega: «Ciò di cui l’acquirente diventa proprietario sono i metadati dell’opera conservati su blockchain, che riportano il nome dell’opera, una sua descrizione e quello che viene chiamato uniform resource identifier», cioè una sequenza di caratteri che identifica universalmente e univocamente una risorsa. Non solo chi compra, ma anche chi vende gode di alcuni benefici: grazie agli smart contracts, ovvero protocolli informatici che facilitano e verificano la negoziazione o l’esecuzione di un contratto, alcuni NFT permettono di far ricevere automaticamente al venditore una quota fissa (segnata al 5%) ogni volta che l’opera viene rivenduta, anche perché l’acquisto di tale opera non comprende il copyright e l’acquirente non ne può reclamare i diritti d’autore.
Accanto ai pregi, ci sono anche i difetti. Uno dei rischi, per esempio, è che qualcuno venda l’NFT di un’opera unica e ne riproduca uno uguale della stessa opera. C’è anche la paura che, data la rapida crescita di questo mercato, il tutto si trasformi in una bolla speculativa che comporterebbe il crollo dei costi e del mercato stesso, ma il problema più grande è l’impatto ambientale, dato che le transazioni associate alla blockchain, per esistere, utilizzano un dispendio energetico molto grande, aumentando le emissioni di carbonio nell’atmosfera.
Gli NFT, inoltre, non stanno conquistando solo il digitale, ma anche gallerie e mu- sei. Un esempio è la Superchief Gallery di Union Square, a New York City che il 25 marzo ha inaugurato la prima mostra fisica al mondo dedicata agli NFT. «Da quando abbiamo aperto la nostra prima galleria d’arte digitale a Soho nel 2016 – spiega uno dei fondatori della Superchief Galley, Edward Zipco – Superchief ha supportato l’idea che l’arte nativa-digitale fosse una forma essenziale di arte da includere come parte del grande movimento artistico della nostra era». Gli artisti che hanno preso parte a questa mostra sono circa 300 e l’obiettivo è stato quello di consolidare ulteriormente tutto il movimento NFT. Oltre a questo, la Superchief Gallery NFT è stata anche la prima ad avere un marketplace con una carbon footprint negativa, per controbilanciare l’impatto ecologico delle nuove tecnologie.
Il nuovo mercato di questi articoli riflette una mossa avanzata da parte dei creatori di contenuti digitali per connettersi direttamente con il loro pubblico. Alcuni acquirenti di NFT sono collezionisti e fan che mostrano ciò che hanno acquistato sui social media e vedono questo nascente mercato come una forma di intrattenimento che unisce gli investimenti al gioco d’azzardo. Tra bolle speculative, rischi di truffe e impatto ambientale, questa prima fase della parabola degli NFT sta dimostrando più contro che pro ma, nonostante questo, questa tecnologia è riuscita a compiere una vera e propria rivoluzione, portando nel mondo digitale, infinitamente riproducibile, il concetto di oggetti unici e di rarità.
Nella foto in alto: un dettaglio di ‘Hashmask 15753’, opera di Suum Cuique Labs GmbH” i cui NFT sono stati venduti tramite la Blockchain Ethereum
Articolo pubblicato su WU 107 (aprile – maggio 2021)
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Marica Gobbatelli
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