VENEZIA 78° – I PREMI
Si è conclusa l’11 settembre la 78esima edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia con l’abituale serata di premiazioni, tra conferme e sorprese inaspettate
di Davide Colli
Dopo 11 giorni di intensa full immersion in una selezione dalla qualità media alta (un brillante concorso, soprattutto se paragonato a quello degli ultimi due anni), la cerimonia di premiazione finale ha visto trionfare un film dato per outsider prima della sua proiezione, per poi insediarsi con prepotenza nei pronostici di ogni critico e cinefilo presente al Lido.
Stiamo parlando de L’Evenement – 12 Settimane (in arrivo ad ottobre nelle sale cinematografiche italiane), tragedia di una ragazza francese negli anni Sessanta e le sue numerose difficoltà nel tentativo di effettuare un aborto, all’epoca punibile anche con la carcerazione a vita. Come a Cannes, dove Spike Lee insignì del riconoscimento più prestigioso il Titane di Julia Ducorneau, anche qui a Venezia è un’opera seconda diretta da una donna francese, Audrey Diwan, a trionfare. Certamente il sapore di una casuale coincidenza o, ancora di più, di un paio di mosse politicamente inclusive si avverte, ma la ragione di queste due vittorie con così tanti punti di contatto va ricercato in un’industria cinematografica francese mai così attenta a far risaltare l’operato delle proprie registe semi esordienti, personalità che lavorano con il genere per creare esperienze visive estremamente avvolgenti e in grado di garantire una profonda immedesimazione alla totalità del pubblico.
Appaiono più calcolati il Leone d’Argento alla Miglior Regia andato a Jane Campion per The Power of the Dog, che la spunta sul più meritevole ed eterno ignorato Paul Schrader per Il Collezionista di Carte e il Premio Osella per la Miglior Sceneggiatura a Maggie Gyllenhaal per il suo The Lost Daughter, sicuramente il più discutibile della serata.
Il favorito da inizio festival, È Stata La Mano di Dio si deve “accontentare” di due premi: il Gran Premio della Giuria (il più ambito tra i leoni argentati, che è riuscito a far commuovere Paolo Sorrentino alla sua accettazione) e al Premio Mastroianni per il miglior attore esordiente a Filippo Scotti, interprete del giovane alter ego del regista. Onore al merito va a una giuria, capitanata da Bong Joon-Ho (Parasite, Memorie di Un Assassino) che ha saputo riconoscere le due eccellenze di un cinema italiano presente al Lido quasi sempre di ottima qualità, premiando con il Premio Speciale della Giuria Il Buco di Michelangelo Frammartino e confermando gli ottimi rapporti del festival anche con un cinema non narrativo e di gran richiamo per il pubblico generalista.
A stupire maggiormente sono però le due Coppe Volpi, destinate ai migliori interpreti: se sul versante femminile alla Lady Diana di Kristen Stewart in Spencer si è preferita la madre Penelope Cruz di Madres Parallelas, la vittoria di John Arcilla, protagonista del film filippino On The Job 2, spiazza la platea e non solo, facendo diventare, a malincuore, Toni Servillo e il Qui Rido Io di Mario Martone i due più grandi snobbati dell’edizione.
Nella foto in alto: Paolo Sorrentino con il Leone d’Argento per ‘È stata la mano di Dio’, foto di Andrea Avezz
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