12H, LA PLAYLIST DEL 28 OTTOBRE
12H è una playlist con i pezzi più interessanti usciti negli ultimi giorni, perché ci sono sempre nuove e belle canzoni da ascoltare
di redazione di WU
Mentivamo sapendo di mentire, quando un anno fa ci si lagnava che “in lockdown mi manca persino Halloween”. Non mi mancava per niente, eppure a pochi giorni dal 31 ottobre 2020, mi sono accodata a quel lamento bugiardo, perché in pandemia funzionava così, si sospirava di quanto fosse bella la vita, tutta, prima di lei. Dunque, ho mentito, perché la verità è che percepisco Halloween come un momento straziante dell’anno, il peggiore, se non fosse per capodanno, e il suo ritorno senza restrizioni è uno scoglio da superare a denti stretti e semi apnea.
Il fatto è che se hai dei figli non lo puoi ignorare, o meglio, potresti ma c’è quel dettaglio del senso di colpa che solo i più bravi riescono a soffocare sul nascere, e io, pur cavandomela discretamente in certi frangenti, non raggiungo quelle vette di cinismo. Per cui eccomi ad intagliare zucche (mi avessero detto negli anni Novanta che nella vita avrei intagliato zucche, avrei consigliato alla persona in questione di prenderne meno o di parlarne con Billy Corgan e non con me), a riciclare travestimenti raffazzonati di amiche altrettanto allergiche alla questione, a promettere dolcetti o scherzetti, percependo dentro qualcosa che si incrina e poi si sgretola.
L’unica cosa che mi dà forza è che sono appena sopravvissuta a un Gardaland post pandemico, e quindi stracolmo di esseri umani, coreografati, tuttavia, da un’app piuttosto geniale e crudele, con la quale eri costretto a prenotare le giostre. E così è stato tutto un «Colorado Boat, attesa 38 minuti», «Mammut, attesa 15 minuti», con relative corse per non perdere il turno (perché la crudeltà sta nel fatto che se sgarravi di mezzo minuto, il QRcode lascia passare svaniva, lasciando il posto a una scritta rossa scarlatta che ti annunciava: «tempo scaduto, riprenota») e attese sfiancanti.
Ma di noi undici, tra minori e adulti, nessuno è crollato sul campo, e questo deve servirmi come monito per domenica, perché nonostante ora non ci creda, posso farcela. Magari con in cuffia questa playlist, che come sempre è fatta delle migliori uscite degli ultimi giorni.
IL RISVEGLIO: ‘THE TIME OF OUR LIVES’ DEI MILD ORANGE E ‘ARE YOU LETTING GO?’DEI DREAMER BOY FEAT. BENEE
I Mild Orange hanno imparato l’arte di fare musica per i nostalgici, e questa qualità sottile s’esprime al meglio in questa The Time of Our Lives che vi regala un risveglio vaporoso e lento. Il quartetto indie riflette qui su un viaggio in Giappone, e lo fa attraverso il filtro di occhiali rosa, con accenni di shoegaze che si uniscono alle “melodiose melodie”, come le hanno definite loro stessi. In Are You Letting Go? il mood rimane sognante e dolce, con i fratellini di Post Malone che stavolta sono accompagnati da BENEE. In perfetto equilibrio tra pop e alt rock crooning, il talento dei Dreamer Boy si mischia a quello di BENEE ed i suoi riff di chitarra elettrica, che canalizzano lo stesso tipo di fascino che ha aiutato la sua Supalonely a diventare il pezzo della svolta.
LA PAUSA CAFFÈ: ‘DICONO CHE TU’ DI DODICIANNI
Schiaccia pausa, ed entra nel mondo di Dodicianni, qui accompagnato dal tocco magico di Golden Years, che non contempla la separazione tra suono e immagine. Il visivo, per l’artista veneto, completa il sonoro, e viceversa, in un’ispirazione artistica che deve tantissimo, come lui stesso ama raccontare, al cinema. Il video di Dicono che tu, infatti, è girato interamente in pellicola 16 mm e nasce da suggestioni cinematografiche ben precise, in bilico fra gli anni Settanta e Ottanta: Saturday Night Fever e The Breakfast Club, Dracula di Bram Stoker e Blade Runner sono alcuni dei riferimenti più immediatamente riconoscibili, ed il regista, Martin Alan Tranquillini, non casca nel cliché del puro omaggio dei suoi idoli, ma ci diverte con un lavoro sfrontato, giocoso. «Mi sono chiesto spesso – ha detto Dodicianni riguarda a questo progetto – cosa succedesse nella testa di chi viene sempre giudicato. Ho cercato di ricordare cosa succedeva a me, in primis, e questo video prova a esserne la rappresentazione visiva. Una sorta di Truman Show senza porta finale, un continuo ritornare sui propri passi, mettersi in discussione ed echi lontani ma sempre presenti».
PRANZO: ‘M%N’ DI THA SUPREME
Non c’è tanto da dire, quando Tha Supreme torna a essere Tha Supreme, ma solo prepararsi a non poter sfuggire al magnetismo della sua musica, che quando ti sembra che abbia fatto una copia di pezzi già sentiti, spariglia tutto e ti stampa un bel sorriso sulla faccia. Di questo m%n, che ovviamente si pronuncia moon, ha scritto che «c’è un luogo in cui potersi sentire al sicuro, lontano dalle logiche che governano oggi il mondo in cui viviamo e Tha Supreme ce lo racconta man mano, fin dal suo esordio. È un posto in cui non si va avanti per ciò che si ha, ma per quel che si è, in cui il cash non risolve gli sbatti, e che accoglie solo chi vive la propria vita elevandosi al di sopra di tutte quelle meccaniche che ci accompagnano giornalmente sulla Terra. Oggi, da lassù, dalla Luna, al di sopra di tutte quelle convenzioni e convinzioni obsolete, lancio un messaggio, che solo chi ha raggiunto una certa maturità personale e artistica può trasmettere».
APERITIVO: ‘RANDAGIO’ DI GO DUGONG FEAT. MAI MAI MAI
Non potevo che piazzarlo qui, questo missile devastante firmato da due artisti che, mi auguro per voi, non hanno bisogno di presentazioni. Quando m’hanno preannunciato questa collaborazione, con il fendente finale del video girato dalla mia crush Giacomo Laser, che anticipa il nuovo disco di Go Dugong Meridies (in uscita il 12 novembre per Hiperjazz Records/La Tempesta) mi aspettavo qualcosa di simile, ma qui l’asticella s’è alzata ancora di più. C’è la pizzica della sua terra d’origine, sullo sfondo, c’è il noise, la psichedelia, ma su tutto l’imprevedibilità, di cui Mai Mai Mai è maestro, e un’energia pazzesca, figlia di un affondo a piene mani nello studio della musica della tradizione, con gli occhi puntati al futuro.
PRIMA DI ANDARE A DORMIRE: ‘IL CORAGGIO DI PROVARE’ DI MATILDE DAVOLI E ‘MOSTRI’ DI GIORGIENESS
Due ragazze che conosciamo molto bene, Matilde Davoli e Giorgieness, e che vi piazziamo qui, insieme, felici di sentirle in versioni nuove e freschissime, ma soprattutto potentemente ispirate. Matilde, cantante, chitarrista, compositrice, produttrice e ingegnere del suono, che, come racconta la sua bio, ha «radici salentine ma un’anima e sound internazionale» (e non a caso si è esibita al Primavera Sound di Barcellona) ha scritto per la prima volta un pezzo in italiano, e questa scelta si abbina così bene al titolo ‘Il coraggio di provare’ che la cosa sembra non casuale. Ti avvolge e ti fa chiudere gli occhi, ti stringe lo stomaco e poi ti fa galleggiare a mezz’aria, come un classico della canzone cantautorale italiana, ma con in aggiunta quel tappeto sonoro elettronico che la fa vibrare forte. Un pezzo notturno, ma che brilla. Giorgieness sa scrivere come pochi altri, e soprattutto è maestra nel fare ritornelli micidiali che si piantano nella testa e lì rimangono. Mostri è un capitolo nuovo, del suo percorso artistico, il suo è ampio, si prende tutto lo spazio di cui ha bisogno, e la sua voce ci corre dentro, con una libertà bellissima da ascoltare. Non a caso, raccontando del disco omonimo in uscita, Giorgieness ha scritto: «E se è l’immagine che hanno gli altri di noi ad affossarci, deve diventare quella che hai di te stesso a mandarti avanti. Solo guardandoti allo specchio e riconoscendo il tuo mostro puoi lasciare che altri lo amino. Perché, alla fine, preferisco essere libera che compresa».
BONUS INSONNIA: ‘M E G A’ DEI P L Z FEAT. WHITEMARY
Rendiamo l’insonnia un ballo selvaggio, un’occasione di perdizione, un momento per sperimentare insieme al duo dei P L Z (si legge please), che dei luoghi e dei momenti inusuali ha fatto la sua principale fonte di ispirazione. I ragazzi di Costello’s Records, storti eppure lucidissimi nel loro progetto artistico che bacia in bocca la techno pop e poi la molla sul dacefloor per inseguire mille altre ispirazioni, s’accompagnano qui allo sfrenato talento della producer Whitemary, per un pezzo senza strofa- ritornello, che è anche title track del loro nuovo disco. Affascinanti e inquinanti, i P L Z sono i nostri animali notturni della settimana, e come tali siamo pronti per vederli nel loro elemento naturale, e cioè un live selvaggio, pieno di baci, che per loro sono il vero atto rivoluzionario di questo momento storico.
Nella foto in alto: Gu Dugong, foto di Alise Blandini
La playlist 12H di WU curata da Carlotta la trovate anche su Spotify, qui sotto il player
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