VISIVA #17 – 24 FEBBRAIO 2022
Nella nuova puntata di Visiva tre mostre tra Milano e Torino – di cui ancora per pochi giorni – di veri “outsider” dell’arte
di Emma Cacciatori
La parola guida di questo Visiva potrebbe essere “outsider”. Infatti, il personaggio della prima mostra, Domenico Gnoli, pur essendo stimato e conosciuto a livello internazionale, sfugge a ogni classificazione artistica. Al contrario, Vivian Maier è considerata una delle più importanti protagoniste della street photography; peccato che non se ne sia mai accorta e abbia fatto la governante per tutta la vita. Per quanto riguarda Jon Rafman, non si può dire che sia fuori dal giro del mercato e tanto meno che sia sconosciuto. “Fuori” è invece il mondo che narra, dal momento che esplora e reinventa i rottami che vagano nell’universo parallelo del web.
Domenico Gnoli
Ci sono ancora pochi giorni (termina il 27 febbraio), ma, se potete, non lasciatevi scappare la mostra dedicata a Domenico Gnoli (1933-1970) dalla Fondazione Prada. Si tratta di una retrospettiva molto ampia, costituita da cento dipinti, altrettante opere grafiche e altrettanti documenti sulla sua attività. La mostra è disposta su due piani del Podium della Fondazione: il piano terra ospita le opere pittoriche dell’artista, mentre il primo piano è dedicato alla documentazione “sull’artista”, al suo percorso biografico e alle variegate forme della sua creatività. Ricordiamo, infatti, che la produzione pittorica di Gnoli copre solo gli ultimi anni della sua breve vita, dal momento che precedentemente egli era internazionalmente conosciuto
come costumista teatrale, coreografo e illustratore.
La sezione dedicata a Gnoli pittore è divisa per serie tipologiche. I soggetti dei suoi quadri sono spesso close up che, come ingrandimenti fotografici, si concentrano su un oggetto dell’arredo o del vestiario, mostrandone con puntigliosa meticolosità ogni dettaglio. Un nodo alla cravatta, una scarpa, la trama di un tessuto, la ciocca di una capigliatura giganteggiano sulle sue grandi tele quasi a debordarne. Il suo modo di procedere ce lo spiegò lui stesso: «Mi servo sempre di elementi dati e semplici, non voglio aggiungere o sottrarre nulla. Non ho neppure avuto mai voglia di deformare: io isolo e rappresento». Noiosissimo sfoggio di abilità fine a se stessa? Tutt’altro: la macrorealtà che balza agli occhi dello spettatore si carica qui di un forte potenziale ironico e narrativo. Il perché è facile da capire: nei dettagli, infatti, non si nasconde solo il diavolo, ma anche le sue storie.
Milano
Fondazione Prada
Fino al 27 febbraio
info
Vivian Maier
Se si parla di outsider, Domenico Gnoli lo è senz’altro, ma, in quanto a eccentricità, è clamorosamente superato da Vivian Maier (1926- 2009), considerata un genio della street photography, ma vissuta facendo altri mestieri, in particolare la governante, e morta sconosciuta e povera. Pochi anni prima della sua scomparsa, la Maier, a causa degli affitti non pagati, fu costretta ad abbandonare il box dove, collezionista compulsiva qual era, per anni aveva accumulato scatoloni pieni di giornali e di stampe fotografiche. Messo all’asta, tutto questo materiale, in particolare le sue 120 mila fotografie, molte ancora in rullini non sviluppati, fu acquistato per poche centinaia di dollari dal regista Maloof, che, resosi conto di ciò che aveva quasi casualmente trovato, iniziò a renderlo pubblico, creando il mito, ormai postumo, di questa incredibile donna. La mostra di Torino, significativamente intitolata Inedita, propone 250 scatti in gran parte esposti per la prima volta al pubblico. Vivian Maier era solita occupare il suo tempo libero cogliendo momenti della quotidianità, catturando espressioni, gesti, dettagli che sono sotto gli occhi di tutti, ma che la fretta, l’indifferenza, l’abitudine rendono invisibili. Il continuum della banalità, fissato nel puntiforme istante di un clic fotografico, chiede la nostra attenzione, pretende una spiegazione. Molte delle immagini della raccolta presente nei Musei Reali di Torino furono scattate a Chicago o a New York, ma nel percorso espositivo è possibile vedere anche Torino e Genova. Infatti nel 1959 e nel 1960 la Maier, con i soldi di una eredità, si era concessa un lungo viaggio in giro per il mondo, Italia compresa. Nella mostra ci sono anche alcuni dei suoi autoritratti, filmati super otto, fotografie a colori e macchine fotografiche, come la sua fedele Rollerflex e la più maneggevole Leica.
Torino
Musei Reali
Fino al 26 giugno
Sito
John Rafman
Assistendo ai filmati di Jon Rafman, artista, regista, saggista 41enne, canadese di nascita e residente a Los Angeles, viene da chiedersi quanto possa ancora funzionare “l’usato sicuro” delle nostre collaudate categorie interpretative della realtà. E di fronte ai mondi che lui ci racconta, sembra proprio che mostrino tutta la loro inadeguatezza. Prendiamo l’inconscio. Fino a quando sembrava che tutto si risolvesse in biancheria sporca da lavare in famiglia, si poteva ancora sperare di venirne fuori, ma come se la sarebbe cavata il famoso medico viennese di fronte a Egregor (titolo di un trittico video del 2021 presente alla mostra)? Si tratta, per usare le parole di Ordet, di un «guardiano», termine che «fa riferimento allo sviluppo di un’identità culturale astratta condivisa (o entità psichica autonoma) che influenza il gruppo che l’ha originata». In altre parole, oltre che per i soliti, irrisolti, conflitti con mamma e papà, il linguaggio oscuro della nostra identità è andato ulteriormente in confusione a causa di nuovi arrivati, che hanno sbarellato quei pochi confini che sembravano tenere. Entità virtuali, conflitti diventati videogiochi, ricordi programmati da app, oscenità e orrori cucinati in creepypasta, paure, desideri, verità che passano manipolate di voce in voce nel community storytelling, tutto questo ha prodotto un nuovo inconscio individuale e collettivo che si chiama web. E che Jon Rafman, “arbitro”, come dice il titolo della mostra, di questo mondo di sconfinamenti e contaminazioni digitali, affronta come un potente artista postsurrealista. Nelle sale di Ordet, a Milano, oltre al il trittico Egregor, già menzionato, e a tre nuovi dipinti, è possibile godersi il cortometraggio Facials e i due lungometraggi: Punctured Sky e Minor Daemon.
Miano
Ordet
fino al 26 marzo
Sito
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Nella foto in alto: Domenico Gnoli alla Fondazione Prada
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Emma Cacciatori
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