IL GIN, IL DISTILLATO PIÙ FAMOSO DEL MONDO
Il gin è, oggi, il distillato più famoso al mondo. Il suo universo di botaniche, alambicchi, tradizioni ha reso questo prodotto estremamente attuale e con una forte impronta territoriale, anche nelle proposte più recenti presentate sul mercato
di Martina Di Iorio
C’è stato un periodo preciso, parliamo all’incirca degli anni Dieci del nuovo millennio, in cui non si parlava altro che di gin. E non tra psico nerd del settore, profetici bartender e gastrofighetti evangelizzati dai sermoni dell’industria. Proprio tutti parlavano di gin. Di botaniche, ingredienti, «senti la nota agrumata?», di distillazione e alambicchi. Con questo non si vuole dire che la febbre da gin sia scesa, ma sicuramente la curva di questo trend si è assestata su livelli stabili e costanti. Ed è sicuramente un bene, perché ormai il gin fa parte delle nostre scelte di consumo. Una crescita che si è portata dietro prodotti nuovi, la nascita di tantissime micro distillerie e un’attenzione sempre più consapevole alla qualità. Un cocktail simbolo, il gin tonic, che di certo non ha mai conosciuto crisi e che, anzi, ha vissuto il suo periodo di splendore proprio con la “gin mania”.
Il gin nasce in Olanda e si sposta in Inghilterra dove poi trova la sua ricetta definitiva, tanto da consegnare un nome alla storia: il London Dry Gin, un gin ottenuto secondo un rigido disciplinare che non ammette deviazioni. Nonostante riporti il nome London, si può fare ovunque nel mondo: un metodo di produzione che consiste in un’unica distillazione in alambicco di tutte le botaniche in soluzione idroalcolica, senza l’aggiunta di altre componenti dopo la distillazione, a parte l’acqua, per portarlo alla gradazione desiderata. Tra i classici troviamo alcune storiche referenze, come il Beefeater, distillato dal master distiller Desmond Payne, un’istituzione del settore, o il Plymouth Gin, che è anche contemporaneamente uno stile di gin, che può essere prodotto solo in questa cittadina. La distilleria, nota come Black Friars Distillery, è la più antica ancora funzionante in Inghilterra e l’unica presente a Plymouth, costruita dove sorgeva un monastero Domenicano del 1431. Poche botaniche, per uno stile asciutto e molto pulito.
Ma per parlare di gin cosa non deve mai mancare? È noto che sia un distillato di mosto fermentato di cereali, solitamente granoturco, frumento e orzo, che viene aromatizzato con ginepro, spezie, agrumi, fiori, bacche e vari ingredienti scelti dal mastro distillatore: i cosiddetti botanicals. Il disciplinare UE prevede la presenza preponderante del ginepro, anche se non indica le proporzioni esatte. In Italia sono tante le microdistillerie che si stanno facendo spazio, ognuna con un proprio stile di distillazione e una propria impronta organolettica. Tanti sono i gin che raccontano sempre meglio un territorio anche da noi.
Tra le tante storie legate alle “nuove leve” del gin, ve ne raccontiamo due. In Toscana c’è la Levante Spirits, portavoce di un territorio che dal 2016 si fa conoscere al mondo degli appassionati con “Ginepraio, Organic Tuscan Dry Gin”. Non siamo molto lontani da Montepulciano, nella Valtiberina, luogo conosciuto per la produzione di ginepro, uno dei migliori al mondo. Da qui, due amici, Ezio Brini e Fabio Mascaretti, danno vita a questa piccola distilleria che raggiunge vette importanti negli anni. Un prodotto che è espressione del territorio, omaggiando la Toscana in ogni dettaglio, a partire dal nome, Ginepraio, modo di dire nato da queste parti ma anche termine per indicare una macchia di ginepri, quelli usati dalla Levante Spirits per rendere il loro prodotto inimitabile.
Tre sono le diverse bacche di ginepro che troviamo al suo interno, ognuna proveniente da una zona diversa della Toscana: ginepro dalla Valtiberina, ginepro dal Chianti, ginepro della riviera. Oltre ai classici coriandolo, angelica, limone, arancia, il territorio ritorna prepotente con l’utilizzo della rosa canina e l’elicriso, che cresce sulla costa tirrenica oltre che in Sardegna. Due referenze per due prodotti molto diversi da loro: oltre al classico London Dry Gin, troviamo anche un Navy Strength invecchiato in anfora, primo gin al mondo. Un distillato più robusto, con una gradazione alcolica di 57 gradi, lasciato per sei mesi dentro anfore in cocciopesto fino a raggiungere note balsamiche e piccanti.
Spostandoci dall’altra parte dell’Europa, precisamente nella Foresta Nera, troviamo Monkey 47. È un gin distillato alle porte di Stoccarda e con una curiosa storia alle spalle che parla di una scimmia, un colonnello inglese e un manager che torna in patria. Infatti, la The Wild Monkey Distillery, rilevata da Alexander Stein e ristrutturata curandone i minimi particolari, produce una referenza di gin – chiamata Schwarzwald Dry Gin, dal territorio in cui sorge – che grazie a ben 47 botaniche è tra i più aromatici prodotti al mondo. La Foresta Nera viene impressa nel distillato finale: un terzo degli ingredienti ha origine proprio qui, come le punte di abete rosso, i fiori di sambuco e le foglie di mora. Un luogo da visitare e da scoprire, anche grazie ai numerosi tour organizzati. Monkey 47 è una storia da raccontare che parla non solo di distillazione e cura del prodotto, ma anche di design, arte, in un connubio vincente.
Articolo pubblicato su WU 113 (aprile – maggio 2022)
Nella foto in alto: il gin Monkey 47, distillato alle porte di Stoccarda in Germania
Dello stesso autore
Martina Di Iorio
CONTENTS | 5 Aprile 2023
IL FUTURO È VERDE
CONTENTS | 22 Dicembre 2022
LA CASA DEL NATALE
CONTENTS | 1 Dicembre 2022
ODE ALLA MERENDA
CONTENTS | 16 Giugno 2022
UN VINO CON IL SUO FONDO
CONTENTS | 19 Gennaio 2022
L’ANNO DELLA TIGRE