MATERIALLY – URBAN MATTER(S)
Da vent’anni è un punto di riferimento nel mondo dei materiali e mette in contatto produttori e aziende che cercano soluzioni sostenibili. Il suo progetto Materials Village torna a Superdesign Show per la Milano Design Week 2022
di Enrico S. Benincasa
Parlare di sostenibilità senza parlare di materiali è un’operazione alquanto complicata. Per fare il punto sulla situazione attuale ci siamo fatti aiutare da Materially, azienda che da vent’anni svolge un prezioso ruolo di intermediazione e formazione in un settore complesso e in continua evoluzione. Anna Pellizzari, Executive Director di Materially, ci accompagna in questo breve viaggio nel mondo dei materiali e ci presenta la nuova edizione del progetto Materials Village, che torna a Superstudio Più per Superdesign Show dal 6 al 12 giugno.
La vostra fondazione è datata 2020, ma siete attivi in questo settore da circa 20 anni con un’altra ragione sociale. È possibile indicare i tre momenti fondamentali che hanno caratterizzato la vostra storia?
La nostra storia è in effetti molto più lunga. Siamo nati nel 2002 come prima azienda licenziataria di Material ConneXion, che da poco aveva istituito un database virtuale e fisico di materiali innovativi e sostenibili, e ci rivolgevamo perlopiù al distretto del design che gravitava attorno all’area milanese. Nel 2012, sotto la guida di Rodrigo Rodriquez, siamo diventati Material ConneXion Italia, per certificare il nostro essere riferimento a livello nazionale. Nel 2020 arriva Materially: pur mantenendo la partnership storica con Material ConneXion, abbiamo voluto rimarcare una nostra originalità nei servizi e nell’approccio rispetto alla mission principale, che è attivare collegamenti tra il mondo dei produttori di materiali e quello dei loro utilizzatori.
Materially offre quindi consulenza, formazione e networking nel mondo dei materiali. È una definizione che rappresenta bene la vostra realtà?
Il nostro focus non è solo nella ricerca o nei materiali sperimentali, quanto in soluzioni già in produzione o vicine a una scalabilità industriale. Per chi propone nuovi materiali, inoltre, curiamo una parte importante che è la verifica dell’innovazione dal punto di vista dell’applicabilità e dell’interesse potenziale da parte delle aziende. Infine, rispetto ai temi di sostenibilità, da sempre nel nostro DNA, abbiamo portato avanti diversi progetti tra cui il volume Neomateriali nell’Economia Circolare, curato da Emilio Genovesi e da me e pubblicato da Edizioni Ambiente nel 2017 e, in seconda edizione aggiornata, nel 2021.
Il mondo della sostenibilità è più complesso di quanto sembri: è facile, se non si ha esperienza, prendere la strada sbagliata?
Sì. Il rischio di cadere nel green washing è molto elevato perché nella filiera – materie prime, semilavorati, prodotti finali – tutti tendono a raccontare i lati “buoni” delle proprie soluzioni. Inoltre c’è molta confusione di termini – riciclato, riciclabile, rinnovabile, o tutto il mondo “bio” – e in assenza di valutazioni oggettive e misurabili è complicato districarsi. Per fortuna si sta affermando sempre più l’utilizzo di strumenti di misura dell’impatto, come l’Analisi del Ciclo di Vita (LCA) che esprime in termini di carbon footprint l’impatto di un prodotto o di un servizio.
Dal vostro punto di vista privilegiato, come è cambiata la percezione di concetti come economia circolare e sostenibilità nel corso degli ultimi dieci anni?
Devo dire che c’è stata una rapidissima evoluzione da concetti un po’ “vecchi” come il riciclo ad approcci più sistemici come l’economia circolare, che prevede proprio la rifondazione dei modelli di produzione e consumo, con l’obiettivo di non togliere nulla all’ambiente ma anzi di restituire il più possibile, in un’ottica rigenerativa. C’è ancora moltissima strada da fare, ovviamente, il che se vogliamo è anche un bene, perché fornisce tutta una serie di opportunità di rinnovo, di lavoro, di creatività.
Nel mondo dei materiali, in che settori vedremo i cambiamenti più grossi nei prossimi anni?
Vedremo un’evoluzione nei processi produttivi e trasformativi della materia nella direzione di riduzione dei consumi (di acqua ed energia) e di emissioni. Già negli ultimi 10 anni abbiamo visto l’introduzione di sistemi di tintura dei tessuti senza acqua, di concia delle pelli senza cromo, di processi a temperature più basse o addirittura a freddo, oppure la sostituzione di sostanze chimiche con trattamenti meccanici sia nel settore tessile che in quello dei metalli. La stampa 3D e tutti i processi a controllo numerico di deposizione localizzata di materia sono già una piccola rivoluzione, perché abbattono gli scarti e riducono i pezzi difettati. Sul fronte delle materie prime, vedremo uno sfruttamento più razionale degli scarti (agricoli, di lavorazione, post-industriali, post-consumo, perfino post-raccolta da dispersione nell’ambiente, come nel caso delle famose reti da pesca), area in cui esistono molteplici startup che provano a sviluppare nuove materie. Assisteremo inoltre a un boom della cosiddetta chimica verde, che punterà a realizzare materie plastiche da materie prime diverse dal petrolio. Sempre sul fronte delle materie plastiche, tutti i grossi gruppi stanno investendo in impianti di riciclo chimico, che consentono di trattare plastiche anche indifferenziate riportandole allo stato di monomero, per poi ripolimerizzarle e ottenere dei materiali analoghi a quelli vergini. Infine, prevediamo un ritorno del legno come materia prima non solo per i tavolati, ma anche per il settore tessile e delle materie plastiche, grazie allo sviluppo di processi più puliti di estrazione della cellulosa dalle piante.
Materials Village è il vostro progetto storico per la Milano Design Week e sarà ospitato presso SuperDesign Show. Come descriverebbe questa iniziativa a chi non ha mai avuto l’occasione di vedere le precedenti edizioni?
Materials Village, che ha avuto luogo dal 2013, è stato il primo progetto che ha messo al centro i materiali durante la Design Week. Partito con la prima edizione nel giardino di Triennale, si è subito spostato negli spazi esterni di Superstudio Più ed è stato caratterizzato dalla presenza di “casette” e container trasformati in viewbox dove produttori di materiali potevano raccontare le loro innovazioni sotto un cappello autorevole e conosciuto nel mondo del design. Il “villaggio” si completava poi con un’installazione di grande impatto, che per tre anni è stata curata da 3M con grandi designer e architetti come Stefano Boeri, Patricia Urquiola e Matteo Thun.
Urban Matter(s) è il concept di questa edizione che sarà ospita a Superdesign Show: perché lo avete scelto?
Dopo il Covid, abbiamo ripensato il modello affiancandolo lo scorso anno a una mostra, WastEnders, sul tema dei materiali da scarto; un approccio che ha avuto un grande successo, tanto da farci riprendere l’argomento quest’anno, allargandolo all’intera città. Da questo spunto è nato Urban Matter(s), che propone diversi approcci alla sostenibilità da parte di realtà molto diverse: dalle multinazionali come YKK, Holcim o Marcegaglia, fino alle startup, che presentano invenzioni per reinterpretare la materia alla luce della nuova filosofia di circolarità che oggi permea il mondo del progetto. I quattro temi in cui si incardina Urban Matter(s) sono Carbon Revolution, Breathing Quality, Resourceful Waste e City Skin, attorno a cui abbiamo costruito anche delle talk che avranno luogo durante l’evento e che si potranno seguire anche online.
MILANO
dal 6 al 12 giugno a Superdesign Show
presso Superstudio Più
via Tortona 27
orario: dalle 11 alle 21
ingresso: previa registrazione
info
Articolo pubblicato su WU 114 (giugno – luglio 2022)
Materially su IG
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