BIENNALE 79 – LA PREMIAZIONE
Si è conclusa la 79esima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia con la consueta cerimonia di consegna dei premi. Poche certezze, numerose sorprese
di Davide Colli
Il concorso principale della 79esima edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia si è fin da subito mostrato come altalenante, dimostrando che non tutti i grandi autori amici del Lido siano sempre in grado di dare il loro meglio.
Il caso più lampante è quello di Bardo, che ha polarizzato i giudizi di pubblico e critica, correndo il rischio di venir estromesso dall’appena iniziata stagione dei premi. Al contrario, invece, i lungometraggi di ben due pupilli del festival tornano a casa con ben due riconoscimenti. Il primo è Bones and All, che porta finalmente Luca Guadagnino alla vittoria, ricevendo il Leone d’Argento alla Miglior Regia, accanto al Premio Mastroianni per l’attrice emergente protagonista Taylor Russell.
Il secondo è Martin McDonagh, che cinque anni prima presentò alla mostra Tre Manifesti ad Ebbing, Missouri. Con la sua ultima opera, Gli Spiriti dell’isola, ottiene nuovamente il Premio Osella alla Miglior Sceneggiatura (lo vinse già con Tre Manifesti), accompagnato dalla Coppa Volpi maschile consegnata a Colin Farrell. La controparte femminile va invece a Cate Blanchett, monumentale in Tàr.
I tre titoli che però sembravano in aria di poter ambire ai premi più significativi erano Saint Omer di Alice Diop, No Bears di Jafar Panahi e All All the Beauty and The Bloodshed di Laura Poitras. Così è stato, ma a spuntarla per il Leone d’Oro è stato All The Beauty and The Bloodshed, il più insospettabile. Il documentario sulla fotografa Nan Goldin, sulla sua attività nel corso dei decenni fino alla sua battaglia contro l’epidemia di oppioidi negli Stati Uniti, era stato visibilmente apprezzato dalla presidente di giuria Julianne Moore durante la sua prima proiezione, ma il riconoscimento per eccellenza del festival risulta comunque spiazzante. Il Leone D’Oro del 2022 diventa quindi il secondo conferito a un documentario da Sacro Gra (2013) e il terzo a un’opera statunitense in quattro anni. Saint Omer si “accontenta” del Gran Premio della Giuria e del Premio alla Miglior Opera Prima.
No Bears di Panahi riceve il Premio Speciale della Giuria, forse non l’altisonante riconoscimento che avrebbe potuto portare la sua tragica vicenda (così come quella di altri registi iraniani) all’attenzione dei media come avrebbe meritato. Un’occasione sprecata di denunciare a gran voce un’allarmante situazione che sta colpendo il nostro presente e che avrebbe comunque portato alla vittoria di un ottimo film.
Nella foto in alto: All the Beauty and The Bloodshed, foto di Nan Golding
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