VEC SAMOANO – WONDERWALL
Il fotografo pugliese espone da Blakshop dal 3 al 10 novembre Wonderwall, il suo reportage scattato in Marocco poco prima che scoppiasse la pandemia. Un lavoro dal taglio documentaristico che colpisce per le sue venature surreali, proprie del suo stile
di Enrico S. Benincasa
Nell’ambito della collaborazione tra la casa di produzione artistica Newd. e Blakshop, arriva negli spazi dello store di corso di Porta Ticinese 103 Wonderwall, una mostra di Vec Samoano. Il lavoro sarà esposto dal 3 al 10 novembre ed è incentrato su un viaggio in Marocco risalente al 2019. Wonderwall è un reportage puro, ma si distingue per la presenza di una vena quasi onirica che ritroviamo anche in altri lavori di Vec, artista versatile che spazia dalla fotografia di moda a progetti più concettuali. «Mi piace ogni forma di fotografia – ci ha detto in apertura di intervista – ma sento il reportage molto vicino, in cui cerco di aggiungere un tocco di surrealismo». Approfondiamo questa visione insieme a Vec Samoano e Amos Vespero, direttore creativo di Newd.
Vec, aiutaci a inquadrare meglio Wonderwall, il lavoro fotografico che ha come oggetto il Marocco e che esponi da Blakshop dal 3 al 10 novembre.
Vec: Quello in Marocco è stato l’ultimo viaggio che ho fatto prima della pandemia, nel 2019. Sono sempre stato affascinato da questo Paese e non vedevo l’ora di andarci, sia per la sua cultura, sia per i colori e la luce che si possono trovare lì e che sono totalmente diversi dai nostri. Sono stato a Fez, a Casablanca, a Marrakech, ho visitato le tipiche concerie di questo Paese, noto per la sua tradizione in questo campo, ed è stata un’esperienza molto forte. Tornando alla palette cromatica del Marocco, è a mio avviso talmente particolare perché è composta da colori che sembrano fatti apposta per questa parte di mondo e che ritrovi dovunque. C’è una foto, per esempio, in cui ci sono tre bambine che camminano “in scala”, dalla più alta alla più bassa, e passano davanti a dei panni stesi che, per coincidenza ma fino a un certo punto, sono esattamente dello stesso colore dei loro vestiti.
Perché hai chiamato questo reportage Wonderwall?
V: Quando pensavo a che nome dare a questo lavoro avevo davanti una foto, che ho battezzato Tappeto Volante, dove il protagonista è un bambino. È stata la prima foto che ho scattato, eravamo nel deserto verso il tramonto e questo bambino, che ci stava facendo da guida, ha steso un tappeto su una duna per farci sedere. Ho immortalato il momento in cui lo sta srotolando e la trovo una foto molto particolare: le linee della sabbia creano un pattern incredibile, si vede la luna, lui nel compiere questo gesto sembra quasi stia volando. Mi è sembrato un titolo adatto e che riassumeva bene il lavoro che avevo fatto.
Amos: È una foto in cui ritorna quella venatura surrealista che è parte della foto- grafia di Vec. Rappresenta un evento che è reale, che sta davanti ai nostri occhi ma che contestualizza una particolare magia che difficilmente, anche quando si parla di fotografia, si riesce a trovare.
Una delle foto del lavoro, L’Attesa, è stata selezionata per il Premio Berlino 2022.
V: È una foto che a prima vista sembra preparata, ma non lo è. Raffigura delle sedie tra la sabbia del deserto, ma è semplicemente il posto dove facevo colazione nel mezzo del deserto. Le sedie sono appunto state messe per permettere alle persone di mangiare sulla sabbia del deserto. Me lo chiedono spesso se è stato fatto un set per questo scatto, ma quando faccio reportage ritraggo semplicemente quello che vedo.
Sei un fotografo molto versatile, che spazia dal reportage puro, alla moda, all’arte.
V: Sì, Wonderwall per me è reportage puro. Ora sto lavorando su altri progetti, con cui voglio costruire un fil rouge che è la rappresentazione del- la donna contestualizzata in maniera diversa. Tra questi c’è Non si vede il tempo che passa, dove cerco di immortalare l’amicizia eterna tra le persone. Ha come soggetto un gruppo di donne che, ogni anno, si ritrovano nello stesso lido di Margherita di Savoia, sempre con lo stesso entusiasmo. Ho realizzato un progetto di nudo femminile, Visceral, che ha caratteristiche molto real, dove sono raffigurati corpi senza nascondere quelli che spesso consideriamo difetti, e che qui sono mostrati con fierezza. Ancora non è stato svelato, sto aspettando il momento e l’occasione giusta per mostrarlo.
Come ti sei avvicinato a queste persone?
Per il casting di Visceral mi sono fatto aiutare da Giulia Frump, anche lei fotografa, che mi sta supportando in questa parte del lavoro anche in altre situazioni. La sua presenza per me è stata importante per creare quel rapporto di fiducia con i soggetti fotografati. Nei miei lavori è inoltre sempre presente la figura di Martina Ricco, fashion stylist e mia partner con cui realizzo ogni tipo di progetto.
MILANO
Dal 3 al 10 novembre da Blakshop
Corso di Porta Ticinese 103
ingresso libero
blakshop.com
Vec Samoano su IG
Nella foto in alto: Vec Samoano
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