COMA COSE – CAMBIARE È NEL NOSTRO DNA
‘Un meraviglioso modo di salvarsi’ è il nuovo disco del duo milanese, che ne conferma l’originalità creativa e la capacità di sapere – e volere – spingersi e guardare sempre oltre, seguendo senza compromessi le proprie esigenze artistiche e umane
di Giulia Zanichelli
Dopo un periodo in cui hanno rallentato per riconquistare intimità e contatto con se stessi, California e Fausto Lama sono tornati con Un meraviglioso modo di salvarsi, album pubblicato lo scorso 4 novembre. Un disco potente, una sorta di diario in cui si guardano nel profondo, dando voce a tematiche tanto personali quanto capaci di diventare universali. Un lavoro intimo e intenso che segna un nuovo e originale passo nel loro percorso artistico e che porteranno in tour in tutta Italia nella primavera 2023, arrivando anche a Parigi e Londra (passando prima da Sanremo).
Il disco nasce dalla domanda: «Che senso ha fare musica oggi?». Avete trovato una risposta?
Fausto: In realtà no, ce lo continuiamo a chiedere tutti i giorni. Questo progetto nasce da un’esigenza spontanea di fare musica, per noi è sempre stato così: non c’è mai stata una voglia di studiare un mercato e andare in una certa direzione, tant’è che facciamo anche scelte azzardate semplicemente perché è la fotografia di quello che sentiamo dentro e che poi viene trasposto fuori. Sicuramente la musica ha cambiato modalità di fruizione, il che è anche una grande risorsa, nel senso che screma molto l’ascoltatore. Un disco come il nostro va ascoltato per intero pren- dendosi il tempo per immergersi, non è come il pezzo hit che sfogli su TikTok che ti dà tutto in 15 secondi. Ma anche se la musica va in una direzione di fruizione che non è quella in cui andiamo noi, ci restituisce sempre tanto pubblico e affetto.
Musicalmente avete sperimentato con i generi e le sonorità. Avevate il timore di deludere i fan, storici e nuovi post Sanremo?
California: Sì, ma questa paura di deludere penso sia una costante. Noi non sappiamo di preciso chi siamo e che musica facciamo, siamo sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e diverso, di una sperimentazione che ci stupisca. Cambiando sempre, quindi, non sai mai se al tuo pubblico piacerà quello che farai, ma non sai nemmeno se piacerà a te. Sicuramente non faremo mai quello che ci si aspetta da noi, e questa è un po’ la nostra salvezza.
F: Va da sé, poi, che non potrai mai ripetere le stesse cose con la stessa efficacia, a meno che non sia tutto una formula superficiale dal giorno zero. La nostra musica, inoltre, è sempre stata la colonna sonora di una storia, della nostra vita, quindi per definizione non può essere ripetuta. È scritto nel nostro DNA, continueremo a cambiare per darci degli stimoli.
Non ci sono feat nel disco, cosa ormai più unica che rara, e in generale non ne avete mai fatti tanti in precedenza.
F: Sì, è vero, ed è un discorso che ha vari aspetti. Innanzitutto i Coma Cose sono cantanti ma anche produttori: tutta la musica la costruiamo intorno alle nostre vocalità e ai nostri parametri, quindi è difficile scorporarla. E poi noi siamo un featuring costante, essendo una coppia: la tonalità, il punto di vista… In quelle situazioni, poi, ci sono delle logiche un po’ spietate, ti trovi in studio un paio di pomeriggi e poi devi chiudere. Noi facciamo un po’ fatica a lavorare così, per fare una canzone serve tempo, cura e dedizione.
Avete avvertito la necessità di distaccarvi dai social. È un tema sul quale manca una sensibilizzazione: nessuno ci insegna come usarli, come considerarli, eppure ormai sono parte integrante della nostra vita, a volte totalizzanti.
C: Assolutamente sì, dovrebbero esserci delle istruzioni per l’uso perché sono droganti. Per distaccarsi dalla noia la prima cosa che viene da fare è buttarsi lì, senza rendersi conto del bombardamento cerebrale che ne consegue. Bisognerebbe avere una guida di utilizzo, forse anche in base alla fascia d’età. Per noi è stata una necessità uscirne perché volevamo fare chiarezza, capire chi siamo oggi e cosa vogliamo raccontare, e avere a che fare con lo scrollaggio dei social ti butta fuori perché ti fai contaminare dalle vite degli altri o ti paragoni a quello che fanno. Tirarsi fuori da questa dinamica è stato strano ma bello: ti rendi conto di avere un sacco di tempo, ti concentri solo su te stesso, levi una fetta di paranoie molto ampia.
F: Sì, l’uso dei social è una cosa dalla quale non si può prescindere oggi, ed è anche giusto perché se usati bene sono uno strumento che porta informazione, cultura, divulgazione, accettazione. Forse sarebbe sano fare dei periodi detox, come tutte le cose, come si fa la settimana no carbo (ridono, NdR).
Come vi è nata l’idea del video de La Resistenza?
F: Dalla voglia di far rimbalzare il brano addosso alle persone. Lo sentiamo corale dal giorno zero, uno sfogo, un inno che viene dal profondo e che è anche un po’ un grande vaffanculo. Un resistere a tutto e al contrario di tutto, a ciò che ti opprime, che ti ingabbia a scapito della tua personalità. Abbiamo radunato queste persone e abbiamo suonato il pezzo: non l’avevano mai sentito, quindi poteva anche non piacere loro. Invece si sono gasati subito, alla quarta volta cantavano già tutto il testo, è stata una bellissima emozione. È stato bello anche chiedere loro una testimonianza e vedere che quasi tutti hanno voluto lasciarla e si sono sentiti a loro agio nel farlo. C: La cosa che più mi ha colpito è che, nei concetti più profondi, alla fine siamo davvero tutti uguali. Tutte le testimonianze le sento molto mie, e questo mi dà un grande senso di comunità e umanità.
«I sogni sono muscoli, devo tenerli vigili» (Calma Workout). Cosa sognano oggi i Coma Cose?
C: Ultimamente è un argomento caldo in casa Coma Cose: ci stiamo chiedendo tra 10/20 anni cosa vorremmo fare, in che parte del mondo vorremmo vivere, stiamo spaziando tra probabile e improbabile. A oggi ci piacerebbe lavorare con gli animali: se devo sognare in grande, per me sarebbe il massimo essere tra dieci anni in Kenya o in Australia a dare l’eucalipto ai koala. Vogliamo sempre di più di quello che abbiamo, è un po’ croce e delizia dell’essere umano. Non ci accontentiamo mai fortuna- tamente, speriamo di andare sempre avanti e di arrivare fino ai koala (ridono, NdR).
Prima dei koala arriveranno i live… Cosa dobbiamo aspettarci?
F: Nel video de La resistenza fa capolino la nostra band e la voglia che abbiamo di suonare tutti insieme. Saremo in otto sul palco, è un live molto suonato, che è una visione dei nostri concerti che abbiamo dal giorno zero.
Coma Cose su IG
La foto in alto è di Mattia Guolo
Intervista pubblicata su WU 117 (dicembre 2022 – gennaio 2023)
Dello stesso autore
Giulia Zanichelli
INTERVIEWS | 21 Marzo 2024
L’OFFICINA DELLA CAMOMILLA – DOLCEZZA DEVIATA
INTERVIEWS | 21 Dicembre 2023
MOTTA – FINIRE PER RICOMINCIARE
INTERVIEWS | 2 Marzo 2023
GINEVRA – APRIRSI NELLA MUSICA
INTERVIEWS | 3 Novembre 2022
EMMA NOLDE – ALLENARSI ALLA MUSICA
INTERVIEWS | 5 Maggio 2022
CERI – SENZA REGOLE