DIETA DIGITALE
Organizzare momenti di digital detox può aiutarci ad avere un rapporto più sano e proficuo sia con le tecnologie sia con noi stessi e con gli altri. Quando gli smartphone si spengono si allontanano stress e distrazioni e si impara a godere del “qui e ora”
di Elisa Zanetti
Più idee, maggiore benessere fisico, rapporti sociali più intensi. Sono solo alcuni dei risultati che si possono ottenere quando ci stacchiamo dal mondo digitale e impariamo a fare un uso più consapevole di social e device. Parliamo di digital detox, un periodo di digiuno da notifiche, mail, post e siti web che ogni giorno compongono la nostra dieta digitale. E se è vero che in prima battuta può sembrare impossibile staccarsi da quello che oramai viene considerato come il nostro 79esimo organo, ovvero lo smartphone, una volta avviato il percorso si possono avere piacevoli sorprese.
Lo sa bene Monica Bormetti, psicologa e autrice di Egophonia. Gli smartphone fra noi e la vita che da alcuni anni si occupa di divulgazione e di organizzare esperienze digital detox come vacanze senza cellulare. «Tra le principali ragioni che portano le persone a prendersi una pausa dalle tecnologie troviamo lo stress e il desiderio di staccare da una routine che è fatta molto di digitale. Durante le giornate di digital detox ritiriamo fisicamente i cellulari permettendo alle persone di uscire realmente dal tran tran della quotidianità e di cambiare il proprio modo di vivere e relazionarsi – spiega Bormetti – un’altra motivazione è legata all’impatto sui rapporti sociali: spesso le persone, anche con la famiglia o con il partner, restano incollate ai propri schermi, senza parlare».
Ma come fanno i social a catalizzare in questo modo la nostra attenzione? Esistono diversi meccanismi psicologici che vengono stimolati e fanno sì che trascorriamo connessi più tempo di quello che vorremmo. Tra questi troviamo la struttura “bottom less” dei social (possiamo scrollare all’infinito e continuano a proporci contenuti) o il “rinforzo variabile” che prevede il rilascio di un rinforzo o “premio” in maniera casuale e porta a ripetere un comportamento in maniera più assidua. Questo meccanismo viene attivato dai giochi d’azzardo come le macchinette, ma anche dalle notifiche: non essere certi di vincere o di ricevere una notifica, ci spinge a giocare di più o a prendere in mano più spesso il nostro telefono per controllare.
Se è vero che la ludopatia è stata riconosciuta come malattia nel 2012, al momento non è possibile parlare di patologia per quello che riguarda l’uso del digitale, ma è comunque opportuno provare ad analizzare il proprio comportamento e valutare possibili storture. «In generale dal punto di vista psicologico si identifica un problema quando c’è un impatto sulla propria funzionalità di vita: se riusciamo a portare avanti i nostri compiti e ciò che ci fa stare bene, non è un problema se usiamo social e device per qualche ora, ma se l’uso di piattaforme digitali va a intaccare una serie di aree della nostra vita come il lavoro, perché per esempio siamo assonnati per avere fatto le ore piccole guardando serie tv o ci distraiamo molto, o le relazioni in presenza, perché usciamo poco e preferiamo restare attaccati ai social, allora in questi casi suonano dei campanelli di allarme».
Nel suo Egophonia Bormetti propone il metodo SMART, un acronimo che racchiude cinque consigli per gestire al meglio la vita digitale. Il primo passo prevede lo studio del proprio comportamento, per rendersi conto di quanto e come usiamo social e device, il secondo invita a mettere in chiaro il proprio obiettivo: dal dedicare più tempo ad amici, famiglia e passioni a una maggiore produttività e così via; il terzo invita ad attuare un cambiamento definendo spazi e tempi senza telefono; si passa poi a riqualificare il tempo recuperato, dedicandolo ad attività che ci fanno stare bene; in ultimo occorre tracciare i propri progressi periodica- mente e controllare come procede il percorso.
Parlano in particolar modo ai ragazzi Log Off Movement e Social Warning. Il primo è un progetto d’oltreoceano realizzato dai giovani per i giovani, che invita a un uso consapevole e attento del digitale. Fra le iniziative promosse troviamo “Design it for teens”, una campagna che analizza come il mondo digitale non sia stato disegnato tenendo presenti i più giovani e invita i CEO delle aziende tech a ripensarlo, o la “digital detox challenge”, una sfida a spegnere lo smartphone e ridurre l’eccessiva esposizione agli schermi. Movimento Etico Digitale è invece un progetto dedicato a genitori e figli che organizza nelle scuole secondarie attività di informazione e azioni etiche per un uso consapevole della rete. L’idea è di Davide Dal Maso che, sin da quando era studente, ha realizzato che è fondamentale costruire un ponte fra genitori abituati al mondo analogico e figli nativi digitali, che devono essere aiutati a creare un sano equilibrio fra vita online e offline. Un segreto? Partire subito, sin dall’arrivo del primo smartphone.
Articolo pubblicato su WU 117 (dicembre 2022 – gennaio 2023)
Foto in alto: foto di Lê Tân da Unsplash
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