THREE COLORS I KNOW IN THIS WORLD
Come possono generazioni con esperienze storiche differenti vivere insieme e collaborare all’interno di una famiglia e di una comunità? In questo lavoro in bianco e nero, che prende il nome dai colori della bandiera del suo Paese, Kincső Bede analizza attraverso un lungo studio gli effetti che il socialismo ha prodotto nell’Est Europa, in cerca delle odierne tensioni e contraddizioni personali e sociali e di quei traumi che ogni genitore è destinato a riversare sui propri figli
di Alessandra Lanza
Quando è avvenuto il tuo primo incontro con la fotografia?
A casa dei miei nonni c’era un ritratto degli anni Quaranta di un ragazzino con il volto di un angelo. Da bambina ero innamorata di quella foto, mi avevano colpita il volto e l’aria misteriosa. Più avanti mio padre mi spiegò che era Zoltán Bede, un fratello di mio nonno soldato durante la Seconda guerra mondiale. La sua storia mi ha commosso ed è così che ho capito che le fotografie sono importanti.
Come è nato Three Colours I Know in This World?
Al termine del primo anno del MOME Master of Photography, i docenti ci hanno chiesto di concentrarci durante l’estate sull’argomento della tesi. Io l’ho trascorsa nella mia città natale, Covasna, fotografando. Avevo alcune idee non del tutto elaborate, ma ho considerato in quel momento più importanti la libertà e la gioia di scattare. Quell’estate ho realizzato diverse immagini per la mia serie: nelle foto hanno iniziato a comparire oggetti, simboli, vestiti che dopo un po’ hanno cominciato a dare coerenza e a creare in me e negli altri la sensazione che foto e situazioni diverse parlassero tutte della stessa cosa.
Come hai scelto il titolo?
Quando i miei erano studenti, ogni giornata a scuola cominciava con l’inno nazionale socialista della Romania: veniva cantato da tutti e cominciava con quelle parole. Questi tre colori, rosso, giallo e blu, sono quelli della bandiera. Visto che la serie racconta la relazione ambivalente dei bambini con i traumi dei genitori, ho pensato che quella citazione potesse legare le foto del progetto.
Chi ti ha spiegato cos’è il Socialismo?
Sono nata 6 giorni dopo la rivoluzione, nel 1995, e avevo 16 anni quando ho visto per la prima volta il processo e l’esecuzione dei Ceausescu su YouTube. Un’esperienza che non dimenticherò mai e che definisce senza dubbio chi sono oggi. È stato un po’ come perdere la verginità. Spesso mi riconnetto con queste emozioni e questo mi ha spinto a studiare in profondità il comunismo rumeno. Ho letto tutto sul periodo e i miei parenti mi hanno raccontato storie che mi hanno aiutato a capire com’era la vita in un piccolo paese a quel tempo. Anche questo è stato importante, perché le mie foto non riguardano la ribellione, ma l’oppressione invisibile e la vita di tutti i giorni.
Su cosa stai lavorando al momento?
Dopo MIA Photo Fair di Milano, ho in programma una mostra su mio nonno per questo autunno. Ho osservato e fotografato i miei nonni da quando ero bambina e con la morte di mio nonno lo scorso anno sono riuscita a chiudere un capitolo della mia vita. La mostra parlerà di arte e perdono, e al momento sto cercando lo spazio ideale per realizzare qualcosa di davvero intimo.
KINCSO BEDE Artista visiva rumena con radici ungheresi, classe 1995, attualmente vive e lavora a Budapest e studia all’Università di Arte e Design Moholy-Nagy. La sua serie Three Colors I Know in This World è stata scelta per il programma 10 New Talent 2020 dai curatori del Breda Photo Festival.
Articolo pubblicato su WU 118 (febbraio 2022 – marzo 2023). Segui Alessandra su IG
Tutte le foto presenti in questa pagina sono di Kincso Bede