L’AI CI RUBERÀ IL LAVORO?
Diverse figure di un’agenzia di marketing provano a rispondere a uno dei grandi quesiti riguardanti le intelligenze artificiali, soppesando benefici e rischi di questi strumenti per le loro professioni e per il mercato del lavoro in generale
di Marco Agustoni
Da quando ChatGPT ha reso evidenti il potenziale e la rapidità di evoluzione delle intelligenze artificiali basate sulle reti neurali, il mondo si è diviso sostanzial- mente in due schieramenti: da un lato, quanti vedono le AI come degli strumenti rivoluzionari in grado di traghettare l’umanità verso una nuova utopia; dall’altro, quanti preconizzano la fine della civiltà come l’abbiamo conosciuta per mano di sistemi artificiali senzienti.
Forse nessuno dei due scenari è destinato a realizzarsi, ma è vero che, data la velocità vertiginosa di questa rivoluzione appena agli albori, prevedere cosa avverrà anche solo nell’immediato futuro è estremamente arduo. Tra i tanti interrogativi sollevati, uno dei più dibattuti è: le intelligenze artificiali sono destinate a soppiantarci nella maggior parte dei compiti attualmente svolti dagli uomini? O, detto in maniera un po’ più terra-terra: «L’AI ci ruberà il lavoro?». Anche in questo caso troviamo due fronti contrapposti: le AI ci libereranno di tutti i compiti ingra- ti, rendendoci più efficienti e soddisfatti, oppure ci renderanno obsoleti, causando una crisi occupazionale senza precedenti (i macchinari industriali bersaglio della furia luddista, i migranti bersaglio della furia xenofoba, le AI bersaglio della furia tecnoscettica: non manca mai qualcuno che ci ruba il lavoro).
Per provare a rispondere, può tornare utile chiamare in causa alcuni professionisti provenienti da uno dei settori che già nel breve periodo sentirà di più gli effetti dei mutamenti in corso, ovvero il marketing, così da comprendere il punto di vista di chi questo cambiamento lo sta vivendo nel quotidiano sulla propria pelle. Nexal, agenzia di Firenze rivolta principalmente alle piccole e medie imprese locali, sta provando a “cavalcare l’onda” sperimentando sia internamente, sia esternamente le potenzialità delle AI. Abbiamo chiesto loro di rispondere al quesito di cui sopra, prendendo in considerazione sia le possibilità, sia i potenziali rischi insiti nell’avvento delle intelligenze artificiali nel loro ambito particolare.
Niccolò Parrini, CEO & Account Manager, guarda soprattutto all’impatto nell’immediato: «Le AI velocizzeranno immensamente i singoli processi produttivi, permettendo di raggiungere picchi di efficienza altrimenti impensabili: grazie a questi nuovi tool, abbiamo raddoppiato il lavoro, quasi con lo stesso personale». Ci sono, ovviamente, anche dei contro: «Aumenterà di molto il numero di competitor di bassa qualità: tante persone inesperte penseranno di potersi sostituire a dei professionisti, perché tanto gli fa tutto l’AI. E usciranno con prezzi bassissimi rispetto a quelli delle agenzie. Però non potranno sostituirle davvero, perché per il momento e almeno per i prossimi anni l’AI non raggiungerà livelli sufficienti a soppiantare l’ingegno, l’esperienza e la formazione di un essere umano».
Valentina Marafioti, Art Director, bada al concreto: «Sarà una grandissima opportunità, perché l’AI genera tante possibilità in pochissimo tempo, che sono utili come base di partenza per il lavoro di design». Un ottimo sistema per potenziare la fase di brainstorming, quindi, ma anche quella produttiva. Rischi, invece? Nessuno, perché la creatività rimane prerogativa dell’essere umano. Sulla stessa lunghezza d’onda è anche Damiano Resta, Project Manager & Creative Developer: «L’AI è già di grandissimo aiuto nella generazione di codice e permette di velocizzare enormemente il lavoro di sviluppo. Il tutto va però riadattato e reinterpretato dall’occhio umano». Qualche possibile pericolo però lo intravede: «Queste intelligenze accelereranno enormemente gli attacchi hacker: dal punto di vista della cybersecurity, quindi, dovremo compiere enormi passi avanti». Mattia Corti, Marketing Director, vede un rischio simile per quanto riguarda gli attacchi su larga scala alla reputazione dei brand da parte di AI sempre più brave a fingersi persone reali. Ma si concentra più che altro sui pro: «L’AI per- mette di analizzare una mole di dati enorme in pochissimo tempo, per cui ora possiamo proporre ai nostri clienti, che alle volte sono piccole imprese, analisi di mercato che un tempo per questioni di budget non si sarebbero mai potuti permettere».
Gli strumenti prima riservati ai grandi, quindi, diventeranno alla portata di tutti. Conclude Niccolò Parrini, guardando al futuro: «Senza dubbio siamo di fronte a una rivoluzione industriale a tutti gli effetti. All’inizio si perderanno dei lavori, ma come sempre avviene ce ne inventeremo altri. Sul lungo periodo, la differenza con il passato è che con la capacità che avrà l’AI di apprendere non avremo una rivoluzione, ma una catena di rivoluzioni su tantissimi fronti. Nell’arco di un paio di generazioni cambierà tutto più volte. Non un’apocalisse, ma un cambio di paradigma».
Articolo pubblicato su WU 121 (settembre 2023)
In alto: Théâtre D’Opéra Spatial di Jason M. Allen, creata con Midjourney
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