‘OIKEIOSIS’ DI MARA PALENA
Mara Palena ha cominciato a scattare fotografie da bambina, inaugurando quella che negli anni è diventata un’archiviazione continua di suoni, testi, ricordi, oggetti, a cui attingere per ritrovare una memoria sempre rinnovata dal passare del tempo. Ecco che la conoscenza del proprio io interiore, l’Oikeiosis greca, diventa anche coscienza collettiva, grazie all’empatia suscitata dall’archivio condiviso con lo spettatore attraverso l’empatia e la relazione
di Alessandra Lanza
Quando nasce l’idea di questo progetto?
In modo più consapevole tra il 2009 e il 2018, ma già nel 2007 avevo iniziato a catalogare le mie immagini. Poi ho poi deciso di includere anche quelle scattate da bambina perché ero già mossa dallo stesso principio: la quasi ossessione di voler fermare il tempo e rubare istanti della vita quotidiana per non perderli.
Qual è il rapporto tra conscio e inconscio?
La fotografia permette di catturare qualcosa che percepiamo e di farla apparire magicamente con lo sviluppo. In maniera diversa, certo, perché è impossibile catturare il reale. Con lo sviluppo le immagini prendono forma in qualcosa che non ricordavi o che non ti aspettavi, e la rielaborazione diventa un atto quasi performativo: ho sempre cercato le immagini nelle immagini, qualcosa che non avevo subito colto, e che però era lì nascosto, in secondo piano, presente ma nello stesso momento assente. Tutto in maniera istintiva. Mi sono resa conto che il progetto era centrato sull’inconscio e sull’introspezione psicologica.
Quante immagini hai raccolto?
Quasi duemila, comprese quelle di testo. Per i suoni il numero è minore e la catalogazione più caotica: non tutti i registratori hanno una buona qualità e non sempre sono riuscita ad archiviare come con le immagini in analogico.
Non hai avuto paura di affrontare un archivio così grande?
Avendo lavorato per così tanto tempo sulle stesse immagini mi sembra piccolo, ma ho avuto comunque paura di perdermi, di non riuscire a toccare il tema come volevo. Ci ho messo tempo a trovare un metodo. Quando torni su vecchie immagini a distanza di anni l’occhio e lo sguardo cambiano, poni l’attenzione su dettagli diversi.
Qual è la cosa più importante che hai scoperto realizzando questo progetto?
Che riuscire a studiare il tempo, averne la percezione, lavorare su concetti astratti ma che ci governano, è qualcosa di irraggiungibile. E che forse non c’è mai un punto di arrivo, che sono sempre all’inizio di qualcosa. Questo non mi spaventa: mi stimola e mi dà sollievo. Ho scelto la fotografia come parte principale della mia pratica perché faceva parte del mio quotidiano, e poi l’ho estesa in tutte le sue forme. Come immagine, come assenza, come non detto, come ricordo che non puoi toccare.
Quanto pensi durerà?
Credo e spero tutta la vita. Questo primo libro nasce da 20 anni di lavoro, e sicuramente ci saranno altri episodi, in dialogo con nuove sperimentazioni che nasceranno e con nuovi modi di lavorare all’archivio, un bacino davvero ampio cui attingere e sempre aperto.
MARA PALENA Nata nel 1988, vive a Milano. Lavora con installazioni, video, immagini spesso combinate nello stesso corpo di lavoro. Il libro fotografico Oikeiosis è stato curato e pubblicato da Witty Books lo scorso novembre (qui il libro)
Articolo pubblicato su WU 126 (giugno 2024)
Tutte le foto nella pagina sono di Mara Palena