‘SEX JÜDISCHE POSITIONEN’ A BERLINO
Quando si dice imperdibile, e non a caso! Ancora fino al 6 ottobre è possibile visitare al Museo Ebraico di Berlino una mostra molto particolare (e finora unica) che squarcia un velo su un tema per secoli dibattuto solo da una ristretta minoranza di uomini: il sesso per gli ebrei
di Stefano Ampollini
Negli ultimi anni c’è stato un notevole aumento di interesse per questo tema poco conosciuto e schiavo di rigidissime regole, tramandate e imposte da una ristretta minoranza di uomini, i rabbini, che per millenni hanno condizionato la vita sessuale di un intero popolo, soprattutto quella delle donne. L’argomento è davvero molto attuale, e non a caso alcune serie di Netflix (su tutte Shtisel e Unorthodox) negli ultimi anni hanno già esplorato in parte questo lato così intimo di un mondo di per sé così chiuso come quello degli ebrei ortodossi. Sex Jüdische Positionen ci offre uno spaccato ancor più completo e variegato, attraverso cui ciascuno può farsi una propria opinione non filtrata da narrazioni altrui.
Come suggerisce il titolo, la mostra cerca di presentare le posizioni ebraiche (il gioco di parole è voluto) sul sesso in tutta la loro diversità. Dall’importanza centrale del matrimonio e della procreazione al desiderio, ai tabù e alla messa in discussione delle norme sociali, all’erotismo della spiritualità, l’ampio spettro di atteggiamenti ebraici è illustrato utilizzando arte moderna e contemporanea, manufatti tradizionali, film e social media. La multiprospettiva si dispiega attraverso diverse voci: saggi talmudici e artisti contemporanei, filosofi medievali e terapisti sessuali, pensatori mistici e commentatori di TikTok.
La sessualità è un fatto della vita che ha preoccupato l’umanità nel corso della storia. Il dibattito sui parametri appropriati del sesso, sia per la riproduzione, sia semplicemente per il piacere, ha plasmato società, religioni e tradizioni. Le leggi religiose ebraiche e libri sacri come il Talmud affrontano il sesso in dettaglio. I saggi dell’antichità raramente erano d’accordo sulle gioie e i doveri dell’intimità sessuale e i rabbini hanno discusso ferocemente sui confini della libertà sessuale per secoli. Oggi, nuove idee su genere e identità stanno ponendo sfide alla pratica tradizionale.
La mostra presenta una vasta gamma di atteggiamenti ebraici nei confronti della sessualità. Per il visitatore la cosa più sorprendente è scoprire quanti artisti, fotografi, fumettisti, filosofi e, più di recente, persino giovani influencer, hanno provato a mettere a nudo le contraddizioni e i pericoli di rigidi di dettami rigidissimi che per secoli hanno condizionato la sessualità degli ebrei, soprattutto per le donne. Gli esempi sono molteplici e la mostra li riporta raccontati attraverso artisti che hanno fatto delle loro opere un’arma di conoscenza.
I rabbini dell’antichità proibivano il sesso durante e subito dopo il ciclo mestruale di una donna: cioè, per quasi metà del mese. Solo dopo che la moglie si è purificata ritualmente, facendo il bagno in una mikvah, la coppia poteva riprendere i rapporti sessuali. Queste disposizioni costituiscono le leggi della purezza familiare. Per gli ebrei ortodossi, queste regole sono ancora vincolanti. Alcune coppie le trovano utili per mantenere la passione negli anni, altre ritengono che i loro desideri siano ostacolati da esse. Non sorprende che le artiste abbiano spesso esplorato queste leggi imposte dagli uomini nelle loro opere. A differenza delle donne, gli uomini non sono tenuti dalla legge religiosa a immergersi nella mikvah. Tuttavia, molti uomini ebrei rigorosamente ortodossi visitano volontariamente la mikvah prima dell’inizio dello Shabbat o di una festività. Alcuni ci vanno anche per purificarsi spiritualmente dopo pratiche sessuali considerate proibite, come la masturbazione. Benyamin Reich, fotografo, ha raccontato per immagini questa usanza.
Altra questione attualissima e raccontata nella mostra è quella dell’identità di genere.La tradizione ebraica consente il sesso solo nell’ambito di un matrimonio eterosessuale. Da un punto di vista religioso, il matrimonio santifica il sesso, trasformando l’atto fisico in un’esperienza spirituale. Tuttavia, per gli ebrei praticanti, le regole halachiche comportano vere sfide. Il matrimonio segna una svolta drammatica nel loro rapporto con la sessualità. Questo è il momento in cui l’intimità sessuale passa dall’essere severamente proibita a un dovere religioso. Il femminismo e il movimento di liberazione LGBTQ+ hanno rimodellato sia il matrimonio sia gli atteggiamenti verso il “sesso sacro”. Tra le prime a rappresentarsi senza tratti chiaramente maschili né femminili fu Claude Cahun (1894-1954), artista e fotografa francese che già un secolo fa portava avanti battaglie attuali ma con radici evidentemente antiche.
L’ebraismo ortodosso afferma uno stretto controllo sui desideri degli uomini e delle donne. Nonostante le libertà che i rabbini possono concedere, il sesso è consentito solo tra coppie eterosessuali e solo in momenti specifici. Tuttavia, il desiderio sessuale sfida il controllo. Le regole vengono continuamente aggirate e i rabbini non hanno mai smesso di discuterne e adattarle.
In particolare, le ebree femministe, queer e non binary lottano ancora oggi per dimostrare che la liberazione sessuale può essere compatibile con uno stile di vita religioso. I vincoli e le restrizioni documentate per immagini dalla mostra sono molteplici. Curioso, per chi non pratica l’ebraismo, è scoprire che i testi religiosi ebraici raccomandano di fare sesso durante lo Shabbat, il giorno più sacro della settimana. Questa tempistica è considerata di buon auspicio: in quel giorno, tutti i piaceri fisici conducono a vette sacre e elevate.
Anche espressioni artistiche o comunicative contemporanee sono entrate nel dibattito e con un’immediatezza di linguaggio che oggi tutti possono comprendere. Su tutte le illustrazioni di Noa Snir (la mostra ne espone una decina) che riprende i precetti del Talmud e li reinterpreta in chiave ironica. O come i video di Miriam Anzovin, giovane TikToker da 22 mila follower, ha accumulato una vasta base di fan sui social media con i suoi commenti video spiritosi e irriverenti sul Talmud. Impegnandosi con antichi testi rabbinici da un punto di vista millenario e femminista, ne fa emergere tutte le contraddizioni e li rende accessibili alle nuove generazioni.
Berlino
Fino al 6 ottobre al Museo Ebraico
Lindenstrasse 9–14
orario: dalle 10 alle 18
ingresso: euro 10
info
In alto: foto di Benyamin Reich
Dello stesso autore
Stefano Ampollini
EVENTS | 1 Agosto 2024
MONEGROS, DAL TRAMONTO ALL’ALBA
INTERVIEWS | 29 Gennaio 2024
JAE TIPS – GREAT THINGS TOGETHER
CONTENTS | 11 Gennaio 2024
FUORI DAL TEMPO
STYLE | 6 Luglio 2023
HOUSE OF ORIGINALS, IL RITORNO DELLA GRID SHADOW 2 E LA COLLAB CON COLOUR PLUS COMPANIE
INTERVIEWS | 1 Giugno 2023
JASON FAUSTINO – AUTHENTICITY