ELASI – WORK IN PROGRESS
Cantautrice, musicista, dj e producer, ha pubblicato a metà gennaio il suo primo album in studio Elasir. Un lavoro influenzato dalla crescente attività in consolle, ma che sa racchiudere le diverse anime di un percorso che è ancora in corso
di Enrico S. Benincasa
«Sono malinconica e introspettiva. Però, appena mi metto a suonare, è un po’ come se prendessi l’elisir, anzi, l’Elasir». Se vi stavate chiedendo l’origine del titolo di questo primo album di Elisa Massara in arte Elasi, eccovi la risposta. Un lavoro, realizzato a stretto contatto con Rocco Rampino, in cui la gioia che le procura la musica trova spazio insieme a una parte più riflessiva, in un percorso di nove pezzi che fa una fotografia a due anni di lavoro insieme, senza però l’esigenza di mettere un punto per ricominciare in altre situazioni. Non resta, quindi, che prenderci un Elasir assieme a lei.
Elasir, il tuo primo album, è uscito venerdì 17 gennaio. Deduco che non sei scaramantica…
No, anzi, lo sono. Mia nonna era originaria di Napoli e mi ha tramandato un sacco di scaramanzie, dal divieto del cappello sul letto al sale… Semplicemente, in questo caso, questa era la data migliore per uscire e allora mi sono autoconvinta che mi avrebbe portato bene.
A distanza di qualche giorno, quali feedback hai ricevuto?
Non mi aspettavo che le persone ascoltassero tutto il disco, visto il progressivo ridursi della soglia di attenzione negli ascolti. Ma dai feedback, di addetti ai lavori e non solo, vedo che c’è stata attenzione, si è creato un bel viaggio ascoltando Elasir. Questo disco comunque fa parte di un processo ancora in corso, nato prima della decisione di farlo e che continua ancora. Ho un po’ cristallizzato questi anni, ma vado avanti, non è che ho fatto questo disco e “punto e a capo”.
Diciamo che, più che un punto, hai messo un punto e virgola e adesso sei pronta per andare avanti dopo due anni di lavoro.
Sì, è corretto. Con Rocco Rampino collaboriamo già da tempo, avevamo già fatto l’EP Oasi Elasi. Negli anni abbiamo lavorato su tante cose, alcune le abbiamo tenute, altre le abbiamo buttate, altre ancora le abbiamo messe via e poi riscoperte strada facendo. Il lavoro su Elasir mi ha accompagnata in fasi della mia vita diverse tra loro, alcune molto provanti, altre un po’ più leggere e questo si nota anche dal punto di vista del mood dei pezzi. Sono contenta che questi stati d’animo differenti siano presenti nel disco.
Elasir ha un inizio un cui si percepisce bene la tua anima club, poi diventa via via più riflessivo e introspettivo per poi tornare alle atmosfere dei primi brani…
Sì, le prime tracce, tra l’altro, sono quelle più recenti e poi lasciano spazio a brani più onirici e riflessivi, quasi più intimi. Ho fatto tanti tentativi di tracklist, ma alla fine ho scelto senza troppo pensarci. Mi piaceva però aprire il disco con un pezzo apparentemente spensierato come Iceberg, dove la voce ricorda quella di un coro di bambini anche se è la mia dopo vari pitch. Se ti fermi ad analizzare il testo, però, capisci che si parla di catastrofi (ride, NdR). Ho provato anche a contattare il Coro dell’Antoniano per coinvolgerli in questo brano, ma non ci sono stati i tempi tec- nici. Magari in futuro ci riprovo, senz’altro mi piacerebbe!
Viaggiare, fisicamente e non, è sempre stato per te fonte d’ispirazione e di ricerca musicale. Ultimamente hai fatto qualche nuova scoperta di dischi o strumenti musicali da luoghi vicini o lontani?
Nell’ultimo anno e mezzo ho viaggiato poco, sono stata molto in tour, ma vivendo a Milano in Chinatown mi sembra di essere sempre un po’ “in vacanza”. Scopro sempre cose nuove tra i negozi di Sarpi o chiacchierando con le persone. Poi la ricerca la faccio sempre anche stando qui, sia su YouTube, sia su Radiooooo. Trovo un sacco di dischi nuovi con copertine assurde, per esempio ora, davanti a me, ne ho uno con un pavone con la coda chiusa…
Il 15 marzo partirà il tuo tour dal Locomotiv di Bologna: che show dobbiamo aspettarci?
Anche quest’anno salirò sul palco con la mia “one woman band” (ride, NdR), ma con me avrò due ballerini. Stiamo preparando proprio ora le coreografie e mi sto divertendo tantissimo. Dobbiamo pensare a cose che posso fare anche mentre suono, quindi vengono fuori idee che sono replicabili da tutti. Non c’è bisogno di aver studiato danza, insomma.
Stare in consolle ti ha aiutato molto a stare sul palco?
Tantissimo. Fare ricerca e ragionare sui pezzi da suonare mi ha aiutato a costruire uno show e ha avuto effetti anche su questo disco, anche se non possiamo considerarlo materiale puro da clubbing. E penso che la cosa funzioni anche al contrario: il live mi può aiutare a diventare una dj migliore.
Oltre al tour imminente, cosa succederà nell’“universo Elasi” nei prossimi mesi?
Sicuramente vorrei continuare a suonare dal vivo anche dopo questo tour, nel quale potrebbero essere comprese anche delle trasferte all’estero ma è ancora presto per parlarne. Ho tante collaborazioni che sono quasi pronte per essere pubblicate, sia italiane sia internazionali, tutte molto legate al clubbing. È un momento in cui mi piace particolarmente esplorare questa dimensione.
Chiudiamo con qualche consiglio musicale per chi ci legge: tra tutto quello che hai ascoltato negli ultimi tempi, ci dici tre pezzi che ti sono particolarmente piaciuti e che meritano particolarmente?
Allora, scelta come sempre difficile, ma ora consiglierei a tutti questi tre pezzi: Aisere I Love You di Yamasuki, Nigra Estrella dei Picnic, Talvez di Quarteto Em Cy.
Prossime date:
15/03 Bologna – Locomotiv
29/03 Colle Val d’Elsa (SI) – Sonar
05/04 Ravenna – Bronson
11/04 Livorno – The Cage
21/04 Molfetta (BA) – Eremo Club
03/05 Fidenza (PR) – LSD Festival
Nella foto in alto: Elasi
Quest’intervista è stata pubblicata su WU 130 (febbraio 2024)
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