EROMATA – FOTOGRAFARE LA SESSUALITÀ DEL XXI SECOLO
Luca Matarazzo dieci anni fa ha mollato il lavoro per diventare fotografo d’agenzia, lavorando in Italia e all’estero. Dal 2012, con il suo progetto di fotografia di nudo Eromata, ha spostato il suo occhio da reporter all’ambito della sessualità, e vuole raccontare quella del XXI secolo
di Alessandra Lanza
Negli ultimi anni parlare di sesso per fortuna non è (quasi) più un tabù. Tra sdoganamento del porno e serie tv che ci parlano normalmente di educazione sessuale, anche su Instagram i profili dedicati alla fotografia erotica – ancora, per policy, censurata, nonostante le innumerevoli campagne per il capezzolo libero – si moltiplicano, abituando ulteriormente il nostro sguardo a questo tipo di immagini. Tra i profili in cui mi sono imbattuta negli ultimi anni mi ha colpito quello di Luca Matarazzo – arrivato all’ottavo account aperto, lo trovate oggi come @matarazzoluca – che nel 2012 ha avviato il progetto Eromata, partendo da Tumblr. Una carrellata di istantanee sporche e sincere che racconta idee diverse di erotismo, quasi sempre tra le mura domestiche, popolata soprattutto da ragazze, ma in generale aperta a qualsiasi tipo di soggetto, “of any #sex, #religion, #political_faith, #football_faith, #sexual_orientation, #favorite_color, #diet”, come a dire che i gusti sono gusti, e che la sessualità è un aspetto come un altro della nostra vita.
Cosa volevi fare da grande?
Fino a 28 anni ho lavorato nel settore informatico come commerciale per alcune multinazionali americane. Ma da quando ero piccolo, grazie alla passione di mio padre, in casa c’erano già tantissime macchine fotografiche e computer: posso considerarmi anche io una specie di nativo digitale, nonostante abbia quasi 40 anni. Ho mollato il lavoro che non sopportavo, frequentato un corso di fotogiornalismo e reportage, e iniziato a lavorare per le agenzie di Milano, coprendo eventi, cronaca e politica. Sono argomenti che mi hanno sempre appassionato, ma ero più interessato a costruire una storia e in quelle occasioni quasi mai, per questioni di tempo e di soldi, c’era la possibilità di approfondirle.
Quante foto conta Eromata?
Credo intorno alle 7.500, sono un ossessivo. Nel 2019 ho scattato meno, perché stavo lavorando con due colleghi a Ultima Edizione, libro realizzato attingendo dall’archivio fotografico del quotidiano pomeridiano “La Notte”.
Prima avevi mai fatto foto di nudo? Come mai hai scelto l’istantanea?
Mi era capitato, in studio, e mi ero chiesto: «Com’è possibile che vedere una persona nuda, che dovrebbe essere una cosa bella, mi annoi in questo modo?». Eromata è iniziato così, con ragazzo cingalese che vendeva rose e accendini e che mi ha chiesto se volessi una foto. Gli ho risposto: «Sono io il fotografo, la faccio io a te». Sulle forme e su un certo tipo di fotografia di nudo hanno già lavorato tanti, a cominciare da Man Ray: non c’è bisogno di rifare quelle foto. Ho scelto l’istantanea perché una macchina come la Fuji Instax, nella sua semplicità, mi permette di concentrarmi sulla situazione, da vivere come un gioco, uno scambio tra due persone. L’istantanea è schietta, diretta, il flash restituisce maggiore realtà, come nella cronaca nera. Anche la pornografia in questi anni si è spostata sempre più sul genere amatoriale, perché restituisce realtà, ti fa sentire in quella situazione.
L’istantanea aiuta anche ad acquisire più confidenza coi soggetti?
Sì, è un mezzo non invasivo e più empatico. A meno che tu non sia esibizionista o molto abituato a posare, essere fotografato può metterti in soggezione. Trovarsi davanti, invece di teleobiettivi, flash e tutto il resto, ma una macchina giocattolo, aiuta a lasciarsi andare. Non faccio comunque foto di nudo solo con le istantanee, ma comunque al 99,9% in analogico.
Il mezzo è molto caratterizzante: cos’è cambiato dalle prime foto del 2012?
Il mezzo è sempre lo stesso e la fotografia cambia poco. Ho cercato negli anni questa uniformità, che con il digitale sarebbe molto più difficile ottenere. A cambiare è il soggetto: come si veste, come si sveste; l’ambiente in cui vivo, visto che molte foto sono state scattate in casa mia; la moda; i tatuaggi. Eromata è reportage, un archivio antropologico: è passato ancora poco tempo, ma tra qualche anno sarà più chiaro. Per ora ho notato che nelle nuove generazioni c’è maggiore apertura mentale: i ragazzi sperimentano molto di più, sono aperti e nella mia visione del mondo è una cosa molto bella, perché significa che ci sono più scambio e tolleranza.
Cosa significa in Italia, Paese cattolico per eccellenza, e nell’epoca del #metoo, fare foto di nudo, soprattutto in questo modo così spontaneo e “sporco”?
Le mie foto sono molto spinte e mi è stato detto che oggettifico le donne, ma io fotografo tutti allo stesso modo. Penso di avere le spalle abbastanza larghe per mettere al proprio posto chiunque abbia da dire su di me e sulle persone che fotografo. C’è chi mi ha detto: «Presentami questa puttana, che me la scopo». Sono meccanismi che appartengono a un modello molto maschile, secondo me il vero problema di questo Paese. Non è tanto la questione cattolica, quanto com’è visto l’uomo in questa società. Da quando siamo bambini ci vengono proposti certi modelli e finché gli uomini non cambieranno il proprio modo di porsi questi atteggiamenti rimarranno.
Com’è nata l’idea della fanzine Badseedzine?
Da quattro fotografi legati da una profonda amicizia e da idee condivise. Ho conosciuto Fausto Serafini, Alessandra Pace e Marcel Swann perché qualche anno fa mi era venuta l’idea di collezionare tramite una call foto erotiche di gente che conoscevo su Instagram, con uno scambio: una Polaroid o una stampa per un’altra. Frequentandoci ci è venuta l’idea della fanzine, di cui per ora abbiamo pubblicato due numeri e stiamo preparando il terzo. Non guadagniamo nulla, ma raccontiamo la nostra idea di fotografia erotica attraverso le immagini dei fotografi che ci piac- ciono. Siamo anche su Instagram: ci sono scatti di uomini, donne, trans, drag, un femboy, cani, gatti, una mucca. Quello che cerchiamo è la coerenza estetica.
Hai fotografato qualsiasi tipo di corpo e di persona. Cosa ti attrae di solito?
Sono un grande osservatore, posso essere colpito da qualunque dettaglio. E poi pensa a PornHub e alle sue categorie: qualsiasi corpo ha un suo mercato e qualcuno che lo apprezza. Per raccontare l’erotismo non posso limitarmi a raccontare solo quello che piace a me e poi i gusti cambiano a seconda di cosa conosci, di cosa leggi, di cosa vedi, di cosa affronti nella vita. Tutto merita sempre una seconda, terza o quarta occasione, tutto merita di essere fotografato.
Come si fa a mantenere una relazione facendo questo lavoro?
La relazione con la mia ex è durata per anni perché parlavamo, lei è stata una delle prime persone a spingermi a farlo. Non credo sia una situazione facilissima, secondo me sta al singolo capire che non è per forza un rischio per il rapporto. Qualsiasi cosa nella vita può portarti a vedere le cose in un altro modo: negli anni si cambia, perché si fotografano donne nude, perché ci si innamora della nuova collega in ufficio o perché uno decide di farsi prete. È la vita, ed è restrittivo pensare che a mettere in crisi un rapporto possa essere solo l’ambito sessuale.
In questa pagine: alcune foto del progetto Eromata. Tutte le foto in questa pagina sono di Luca Matarazzo
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