STEFANO COLFERAI – WITH MY OWN TWO HANDS
Stefano Colferai ha trovato nella plastilina la via per esprimersi dal punto di vista artistico, materiale grazie alla quale realizza foto e video in stop motion “pericolosi”, perché non si riesce a smettere di guardarli
di Enrico S. Benincasa
Nello studio milanese di Stefano Colferai ci sono le maglie appese di Baggio, Totti, Messi e Del Piero, un po’ di scatole di sneakers, alcuni lavori quasi completati e tanta, tanta plastilina. Quasi 30 anni, artista e milanese, Stefano Colferai utilizza proprio questo materiale per creare i personaggi che diventano protagonisti delle sue foto e dei suoi video in stop motion. Ha lavorato tra gli altri con Adidas, Nike, Apple, Bally e NBA e ora fa parte del roster di In A Pocket Agency. Ironici e immediati, i suoi lavori colpiscono fin dal primo istante.
Come hai iniziato con questo tipo di attività di scultura?
Ho sempre avuto la passione per il disegno e, preso il diploma di perito grafico, ho cercato di costruirmi un percorso mio, da autodidatta. Volevo fare esperienza, crear- mi un’identità e uno stile. Ho iniziato con le bic: facevo tantissimi disegni con molto nero, sempre con personaggi come protagonisti. Poi sono passato all’illustrazione digitale e, in seguito, ho iniziato a “usare le mani”.
Perché la plastilina?
Tutto nasce da una mostra di qualche anno fa sulla Pixar, dove avevo visto alcuni personaggi realizzati con la plastilina. Nonostante plasmare un materiale e dargli forma fosse una cosa per me nuova – neanche da bambino l’ho molto utilizzata – l’impatto è stato molto naturale. Mi ha dato la possibilità di dare tridimensionalità ai miei personaggi che in quel momento vedevo un po’ piatti.
Quindi il passaggio alla manualità non ti ha creato problemi?
Ho subito avuto confidenza con il materiale. Nel corso del tempo, poi, ho lavorato cercando di migliorare i dettagli, in particolare quelli anatomici dei volti. Mi sono concentrato anche sulle espressioni, cosa che prima non facevo. In generale penso ci sia una continuità tra il mio lavoro “bidimensionale” e quello che faccio adesso.
Quanto ci vuole per creare un personaggio?
Adesso vado di getto sulla materia, realizzo uno sketch solo quando devo presentare un brief a un cliente. In generale dipende dalla complessità: ci metto circa due-tre ore se non sono cose troppo elaborate. Non sempre scolpisco tutto, ma solo quello che poi si vede in foto o in video. Riciclo spesso la plastilina da vecchi progetti.
Quindi, una volta fotografati, “distruggi” le tue creazioni?
Non è difficile separarmi dai miei personaggi. La vedo un po’ come Nick Park, il creatore di Chicken Run (Galline in fuga) che, quando bruciò il deposito dei suoi modelli, disse: «Io li ho creati e posso rifarli». La cosa che mi dà più soddisfazione del mio lavoro è la foto finale, quando tutto è delineato. L’opera per me è la foto o il video in stop motion.
Ci sono altri artisti che fanno cose simili alle tue e che ammiri particolarmente?
Mi piace tutto quello che è fatto con le mani, che sia con il cibo, con la carta o con altri materiali. Tra chi lavora in stop motion seguo molto Gianluca Maruotti e apprezzo chi sa lavorare bene con il video come Streetartine, che per creare usa il food.
Hai mai pensato di creare un mondo tuo?
Ogni tanto ci penso, ma non è una cosa semplice. Le mie cose nascono come flash che catturano esteticamente o per l’ironia che c’è. Per avere una dimensione più narrativa dovrei collaborare a stretto contatto con un autore e abbandonare l’idea di lavorare da solo. È una cosa che, a ogni modo, mi piacerebbe sperimentare.
L’immediatezza e l’ironia dei tuoi lavori fanno parte di te?
Sì, non sono “cercate”, sono dimensioni che mi appartengono e che vengono fuori quando lavoro. Il semplice fatto di mettermi alla scrivania con la plastilina è un modo per prendermi bene quando ho un momento no, è quasi terapeutico.
Qual è il personaggio che ti ha fatto penare più degli altri?
Ultimamente Cardi B, non riesco proprio a essere soddisfatto del risultato finale. E tra gli oggetti il vetro, che non è semplice da realizzare con la plastilina ma sto risolvendo utilizzando una speciale resina.
Intervista pubblicata su WU 96 (giugno luglio 2019). La foto in apertura di Stefano Colferai è di Silvia Violante Rouge, style Martina Frascari (T-shirt Obey, cappellino Burton)
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