THE BEACH BUM APRE IL MILANO FILM FESTIVAL 2019
L’ultima delirante fatica del regista californiano Harmony Korine, con protagonisti Matthew McCounaghey e Snoop Dogg, aprirà il 4 ottobre la 24esima edizione del Milano Film Festival
di Davide Colli
Sicuramente la scelta dell’opera più recente di un autore dalla cifra stilistica così riconosciuta come quella di Harmony Korine come film d’apertura del festival non può che trattarsi di un’efficace decisione, in grado di far comprendere al pubblico il livello di sperimentalità dei lungometraggi e non selezionati. The Beach Bum, infatti, si inserisce perfettamente nella filmografia del regista, riprendendo l’estetica figlia della tradizione videoclip anni Novanta e il concetto di ribaltamento delle icone del firmamento pop (i ruoli affidati a Matthew McCounaghey e Zac Efron, su tutti, rendono l’idea di quanto questo gioco faccia impazzire Korine) già segnalati in Spring Breakers.
Se nel caso di quest’ultimo, però, a fuoriuscire al termine della visione era una critica feroce alla nuova generazione di americani in via di formazione e al loro assoluto nichilismo, in The Beach Bum viene accantonata la componente di disamina del corpo sociale a stelle e strisce, allo scopo di farsi travolgere e trascinare dal flusso visivo e di coscienza che il regista propone allo spettatore. La narrazione scompare per dare vita ad un componimento poetico di immagini dalle colorazioni sgargianti e carnevalesche, per il quale durante l’intera durata della fruizione il pubblico subisce un’alterazione sensoriali al pare dei personaggi che si intervallano sul grande schermo. Questo gruppo di irresistibili freak, che Korine adora e fa risplendere in ogni singola inquadratura, archetipi al di fuori del tessuto civile della perfetta America da copertina, sono talmente irrealistici nel loro relazionarsi con il mondo circostante da farli quasi sembrare parte di una lunghissima visione onirica del regista.
Primo fra questi è sicuramente Moondog, emblema dell’intellettuale che ha abbandonato ogni pretesa di svettare grazie al suo individualismo, privo ormai di ogni interesse verso i beni materiali e guidato, in maniera opposta alla poetica dannunziana, dall’obiettivo di rendere la sua intera esistenza un’opera d’arte. The Beach Bum assume quindi le connotazioni di realtà utopica, agli occhi degli spettatori e a quelli del regista stesso: viene rovesciata ogni concezione di stato moderno capitalistico, al quale viene sostituito un microcosmo alieno ad essa, nel quale ogni individuo è provvisto da un’inestinguibile e innata spinta vitalistica, dipendente solamente dalla volontà di sperimentare cosa l’umanità ha in serbo per esso. Una fantasia che si concretizza almeno nei limiti della cornice dello schermo cinematografico.
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