HUNGRY – LA PERFORMER-INSETTO
L’artista berlinese sta ampliando i confini del concetto di drag queen e, grazie a Instagram e alle sue performance, ha conquistato consensi e l’attenzione interessata di Bjork
di Simone Zeni
Da sempre Bjork ha abituato i suoi fan ai look più appariscenti e stravaganti. Nell’ultimo album Utopia la cantante ha dato il massimo, affiancando ai costumi anche un trucco eccentrico che la fa assomigliare a un ibrido tra un ore e un animale, con tanto di alcuni richiami sessuali. A studiare questo make up è stata Hungry, visual artist in drag con base a Berlino che è diventata una star di Instagram grazie ai suoi scatti stupefacenti in cui ora sembra un insetto, ora un alieno. L’abbiamo incontrata e ci ha raccontato del suo rapporto con Bjork e della sua recente performance alla serata q|LAB a Milano.
Come definiresti il tuo personaggio?
Hungry è soprattutto un concept visivo ed emozionale. Sono piuttosto lontana dal classico idealtipo di drag queen, mi piace definire ciò che faccio come una distorsione in drag. Per le mie esibizioni e per le mie fotografie parto da un’idea particolarmente eccentrica o da qualcosa che mi ha colpito, e cerco di “cucirmi” addosso una versione personale, raffinata e d’impatto di essa.
Quando e perché hai sentito la necessità di diventare Hungry?
Non c’è un vero perché, è successo per caso e poi l’evoluzione in quello che sono oggi è stata naturale. Ho iniziato a travestirmi quattro anni fa per curiosità, un amico insisteva perché provassi. Io non avevo la benché minima dimestichezza con quello che è il mondo dei trucchi, dei costumi di scena e del mondo drag in generale. È una cosa che mi ha subito appassionato e così ho cominciato a fare ricerca, ad avvicinarmi alla scena contemporanea, immancabilmente ai social, ma anche alla storia di questa antica arte legata da sempre al mondo queer.
E come mai per il tuo make up ti ispiri soprattutto a un immaginario che ricorda il mondo degli alieni e quello degli insetti?
Non so esattamente perché, la mia estetica è semplicemente il frutto di una mia interpretazione dell’universo drag. Quello che posso dire è che sperimentando sul mio volto per lungo tempo, ho a poco a poco assunto un aspetto sempre più etereo, quasi extraterrestre. Sono stata sempre attratta dall’anatomia per le sue forme e per certe sue stupefacenti simmetrie e gli insetti, nella loro struttura e nelle loro cromie, appagavano questa mia esigenza.
A cosa ti sei ispirata per il trucco che hai realizzato per Bjork? Com’è stato collaborare con un personaggio così carismatico?
È stato incredibile, stiamo parlando di un’artista che non si può in alcun modo slegare dalla sua immagine e dalla ricerca che c’è dietro. Per me è sempre stata di grande ispirazione. Il principio con cui ho lavorato è esattamente lo stesso: partire da simmetrie e colori presenti in natura e non c’è nulla di più stupefacente e sensuale di un’orchidea e dei ori in generale.
Tornando a te: cosa accade esattamente durante una performance di Hungry?
Da quando ho iniziato a esibirmi le mie prestazioni sono sempre state incentrate sul lip sync e lo sono tuttora. Cerco di prendere una direzione diversa, però, aggiungendo ogni volta una trama, una parola, qualcosa che crei l’effetto di un colpo di scena. Sono convinta che un’esibizione ben riuscita debba sempre ottenere una reazione emotiva del pubblico. In autunno sono stata al Q21 di Milano per una performance durante la serata q|LAB, è stato bello vedere come il pubblico abbia risposto con calore e affetto a una proposta artistica lontana da ciò che vede di solito.
È stata la prima volta di Hungry in Italia?
È stata la mia prima esibizione nel vostro Paese, in precedenza ci ero stata solo come turista con la mia famiglia. Sono sempre molto contenta quando ho la possibilità di esibirmi all’estero e di far conoscere il mio lavoro fuori da Berlino e dalla Germania.
Nella tua atipicità, come ti relazioni con le altre drag queen?
Ci sono un sacco di grandi artisti alternativi in tutto il mondo che ho già avuto il piacere di incontrare! Mi sento legata al mondo drag, che sta diventando sempre più colorato ma, se dovessi catalogare me stessa in questo momento, mi inserirei tra gli artisti visivi e performativi.
Cosa pensi del successo mondiale di Rupaul’s Drag Race?
Questo reality americano ha portato il mondo delle drag queen a un livello commerciale e di popolarità mai raggiunto prima. Per certi aspetti è un’ottima cosa: donando più consapevolezza di quanto lavoro e talento ci sia dietro quella che può apparire una maschera, ha creato molte più possibilità di lavoro nel mondo dello spettacolo. La mia unica paura è che si appiattisca e si uniformi un po’ la concezione di come dovrebbero essere i bravi artisti in questo campo, con il rischio che tutti si assomiglino un po’. Ma se si mantiene con fermezza la propria visione, non penso ci sia nulla da temere.
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