ISIDE – LA RICERCA DELLO STARE BENE
L’ensemble bergamasco ha da poco firmato per una major e ha pubblicato ‘Pastiglia v7’, primo brano di questa nuova avventura discografica
di Futura 1993
Gli Iside, in meno di un anno, hanno dato forma a un percorso coerente e in costante evoluzione. La band bergamasca è passata da poco a una major come la Sony, imponendosi con merito tra le novità più sperimentali e ricercate sulla scena. Forti di reference internazionali e contemporanee, si muovono con agilità tra pop ed elettronica, soul e psichedelia.
È stato così anche per Pastiglia v7, il primo lavoro degli Iside per Sony, dove “v7” significa “settima versione” ed è l’emblema del cambiamento del collettivo: dalle giornate passate sui banchi di scuola a quelle trascorse interamente in studio di registrazione. Tra dettagli e campi larghi di scene reali e altre solo immaginate, il brano descrive attimi di gioia che infrangono i momenti brutti.
La canzone è ambientata di notte e c’è solo la voglia di saperne ancora di più sulla persona sdraiata accanto nel letto, scoprendosi totalmente, ammettendo con sincerità ogni sentimento estremo senza paura, consapevoli che certe cose tanto non si possono nascondere perché troppo evidenti. È il desiderio di essere inglobati dall’altra persona, scoprirne nuove cose, scovare le debolezze e poi curarle.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con gli Iside per scoprire di più sul nuovo percorso: ecco cosa ci hanno svelato.
Come è nato il vostro nuovo singolo? Quali sensazioni hanno suscitato la scrittura?
PASTIGLIA v7 è nata per un motivo molto spontaneo: elogiare chi ci fa stare bene. Forse il messaggio è più chiaro dopo qualche ascolto, ma è una canzone assolutamente romantica, che incarna l’idea che senza gli altri non saremmo capaci di fare molto, nemmeno di stare bene. Immaginate di prendere pezzi carne, capelli e lacrime di quella persona, tornare a casa e miscelarle per crearne una medicina magica, capace di farci passare tutto.
Il brano descrive attimi di gioia che infrangono i momenti brutti. Quanto è terapeutica per voi la musica?
La musica potrebbe essere quella persona volendo, perché è una delle cose che ci fa stare meglio in assoluto. In primis perché la facciamo insieme noi quattro, amici da sempre. È un’ottima scusa per vederci, prenderci in giro e raccontare cosa si è fatto nei giorni precedenti. Ed è sicuramente il modo in cui esprimiamo meglio le nostre ansie, le cose che ci fanno pensare.
Quanto è importante elogiare le cose belle, anche apparentemente banali, che contribuiscono alla vostra serenità?
Pensiamo sia fondamentale. Dichiarare liberamente senza paturnie i sentimenti (positivi e negativi) è alla base della volontà di stare bene, a maggior ragione elogiare in modo palese, anche esagerato chi ha questo potere di cambiare le giornate in meglio. Siamo arrivati al punto di dire ogni cosa che pensiamo, ci fa essere sereni: è anche un ottimo modo per testare la sincerità di chi abbiamo vicino, si legge tutto degli altri in base a come reagiscono ai nostri pensieri. Siamo troppo fan dei sentimenti, fuori tutti, senza paura, senza ripensamenti.
Come vi siete evoluti in questi mesi dal punto di vista delle sonorità e delle produzioni?
Tantissimo, e ne siamo felici: le nostre reference musicali sono sempre state internazionali, da anni cerchiamo di trovare la musica che ci piace davvero ma poi è difficilissimo tramutare queste ricerche in quello che si fa. La lingua italiana in questo non aiuta, però sinceramente pensiamo di essere arrivati ad un punto molto soddisfacente delle nostre produzioni, dove la musica si fonde bene con le linee vocali e il testo comunque ha un valore importante. Sulle produzioni siamo riusciti a focalizzarci su pochi elementi ma sempre presenti e iconici (già presenti in PASTIGLIA v7), ve ne accorgerete poi!
Vi ha aiutato la costante contaminazione con i vostri colleghi e con la scena musicale contemporanea? A Bergamo in particolare è molto forte.
Sì, moltissimo, come dicevamo prima ascoltiamo davvero musica in continuazione e ce la passiamo tra di noi in modo ossessivo. Bergamo per quanto sia la nostra città alla quale oltretutto vogliamo un bene immenso, forse non ha come focus il nostro concetto di musica, si sta muovendo ora qualcosa ma storicamente è stata molto legata al rock. Poi, ecco, i Verdena sono sempre stati per noi un po’ delle divinità, per approccio ai pezzi e al concetto di fare musica. Ci piacerebbe poter parlare un po’ con oro, nonostante la chiara differenza musicale.
C’è qualcuno con cui sognereste di duettare, anche idealmente?
Tantissimi artisti, anche perché siamo molto fan dei featuring in generale: in Italia Mara Sattei e Venerus nel pop e magari Tedua, Rondodasosa e Chiello_fsk nella scena urban rap. A livello internazionale sicuramente Frank Ocean – nostro dio supremo – i Brockhampton e magari Toro Y Moi o Vegyn nelle produzioni.
Raccontateci un po’ come avete curato l’estetica complessiva a supporto di questo pezzo.
Pastiglia v7 ha molte immagini, scene reali che accadono nelle nostre vite che poi vengono rese surreali a volte per sottolineare il concetto. Quindi il lavoro estetico deriva sempre da spunti del testo: l’artwork, curato da Jessica De Maio e il nostro Dario Pasqualini nelle grafiche, è una sorta di trousse chirurgica che contiene gli strumenti e gli ingredienti della pastiglia che abbiamo preparato. Le fotografie costruite per la comunicazione rappresentano noi in hotel, nella stanza in cui abbiamo miscelato questa medicina. Inoltre è da poco uscito il video ufficiale curato dalla regia di Jacopo Farina: come in un rituale benefico contemporaneo, ci prendiamo cura l’uno dell’altro, ci pettiniamo ci vestiamo e coccoliamo con alcuni riferimenti all’arte italiana. Siamo la personificazione di quella pastiglia che ci fa tanto bene. Siamo così amici e uniti che è stato tutto così spontaneo.
Se Pastiglia v7 fosse un film, quale sarebbe?
Potrebbe essere The Lobster di Lanthimos. O ancora una nuova pellicola ancora non uscita di Xavier Dolan, autore che amiamo per la delicatezza con cui racconta i rapporti umani.
Progetti per il futuro?
Stiamo lavorando a tanti pezzi in modo ossessivo, ormai la struttura del disco è pronta quindi si non vediamo l’ora di far uscire il nostro primo disco con Sony. Eccetto la musica vorremmo ampliare il nostro mondo estetico, magari legandolo alla moda, perché pensiamo possa aggiungere sfumature al nostro progetto. Vogliamo che il nostro progetto abbia una visione internazionale dove musica e estetica siano davvero parti di una cosa più grande. Idealmente proporre un nuovo modo romantico di vivere, relazionarsi e descrivere quello che ci sta attorno.
Intervista a cura di Filippo Duò
Nella foto in alto: gli Iside
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