FREITAG – PIONIERI NEL FUTURO
È una delle aziende simbolo della sostenibilità, capace di dimostrare sul campo come si possa creare un prodotto di design e di valore partendo da ciò che pensiamo non sia più utile. Come ci spiega qui Daniel Freitag, però, il viaggio del brand svizzero non è ancora finito
di Enrico S. Benincasa
Freitag è forse il primo esempio che viene in mente a tutti quando si pensa a un brand ecosostenibile. Nata nel 1993, l’azienda fondata a Zurigo dai fratelli Markus e Daniel è partita proponendo messenger bag create con i ritagli di plastica dei teloni dei tir, ma oggi diversifica la sua offerta in tutto il settore borse e accessori e propone anche una linea apparel dal minimo impatto ambientale. Con Daniel abbiamo cercato di fotografare il momento dell’azienda svizzera, anche alla luce della crescente richiesta da parte del pubblico di prodotti rispettosi del mondo in cui viviamo oggi e in cui tutti vogliamo continuare a farlo anche domani.
Freitag è nata nel 1993. È forse impossibile riassumere la storia del brand in pochi passaggi, ti chiedo però se è fattibile individuare alcuni momenti significativi della vostra storia.
Il primo momento che mi viene in mente riguarda gli inizi: mi trovavo a San Francisco, ricevetti da mio fratello il primo prototipo di messenger bag sul quale stavamo lavorando e feci la mia prima “ricerca di mercato” in un posto a downtown allora molto frequentato, ricevendo ottimi feedback. Il secondo è sempre negli USA ed è la prima volta che, a New York, vidi una coppia local con le nostre borse. Fu l’attimo nel quale realizzai che avevamo realmente varcato l’oceano. Mi è rimasto molto impresso un momento vissuto a Zurigo, attorno al 2010: ero in cima alla torre Freitag e da quella posizione potevo letteralmente vedere tutti i luoghi della nostra storia. Un ricordo vivido è legato al Giappone: uno dei nostri tanti fan mi fece vedere il sito di un collezionista dove i nostri prodotti erano descritti nei minimi dettagli, c’erano particolari che nemmeno io conoscevo. Quello più recente è legato alla decisione di passare a Holacracy, una forma di auto-organizzazione che ha comportato un diverso modo di lavorare per tutti, in primis per me e mio fratello.
Il vostro è un brand pioniere per quel che riguarda la sostenibilità e la circular economy. Ti è capitato che qualcuno ti confidasse che Freitag è stato una fonte di ispirazione?
Mi è successo diverse volte, soprattutto quando mi è capitato di condividere la nostra storia in un contesto universitario. Per me è sempre un momento importante di confronto, come quelli che ho con altre persone con cui abbiamo esperienze e valori in comune, per esempio Sebastien Kopp di Veja. In ogni caso penso che l’impatto di Freitag, a livello sociale, sia più importante in termini di ispirazione per altri che in termini di quantità di teloni di camion riciclati (ride, NdR).
«Quando si lavora con la sostenibilità c’è da imparare tutti i giorni»: è così anche per te?
Sì, perché riguarda tutti gli aspetti della vita di un’azienda. Ce ne siamo accorti anche quando abbiamo lanciato la nostra linea apparel completamente biodegradabile e realizzata in Europa. La differenza maggiore rispetto a quando abbiamo iniziato, però, è che oggi c’è la tecnologia e il sapere per realizzare cose prima impensabili. Ci stiamo muovendo verso un nuovo livello di sostenibilità, dove più che l’aspetto tecnologico conta la capacità di organizzare e promuovere il cambiamento.
Il vostro modo di comunicare è riconoscibile, fate uso dell’ironia e non avete timore di proporre novità o di andare controtendenza. Da dove nasce questa esigenza?
Per molte aziende è una sfida usare l’ironia nel modo migliore, il nostro team di comunicazione sa che amiamo questo stile e che ne incoraggiamo il suo uso. Non abbiamo paura di prendere posizione, per esempio durante il black friday abbiamo chiuso il nostro shop online incoraggiando i nostri fan a scambiarsi le loro borse Freitag. Ci sono tanti temi importanti che attraversano il presente, come per esempio la sostenibilità, trovare un equilibrio tra il bisogno di serietà necessario in alcuni casi e un approccio un po’ più easy in altre situazioni non è affatto male.
Pensi che la recente scoperta della sostenibilità per il settore del fashion sia una fase o è diventato un valore dal quale chi opera in questo campo non può più prescindere?
Per alcuni potrebbe essere solo una fase, perché per convertire un progetto in quest’ottica c’è bisogno di sforzi organizzativi importanti e grandi motivazioni. È una cosa complessa, sia per le aziende sia per i clienti, ma questi ultimi imparano in fretta e capiscono presto quali sono i progetti validi e quelli meno. La pandemia ha cambiato le priorità, ma ha reso evidente come certi aspetti della nostra vita abbia- no una rilevanza globale. Penso che questo potrà aiutare, una volta usciti da questa situazione, tutte le realtà che si battono per un mondo più sostenibile quando questi temi torneranno al centro del dibattito. Non sarà un percorso lineare, ma sono positivo e ottimista quando si tratta di buone idee.
Quali sono gli obiettivi del futuro di Freitag?
Vogliamo sempre aggiornare e diversificare il nostro brand. Continuo a credere nella nostra idea originale, ma penso che Freitag possa offrire valore ai propri clienti anche attraverso altre strade. È la sfida più difficile per ogni azienda, non solo per Freitag. Abbiamo senz’altro molto da offrire oltre alle nostre borse.
Intervista pubblicata su WU 105 (dicembre 2020 -gennaio 2021)
Nella foto in alto: i fondatori Daniel e Markus Freitag, foto di Roland Taennler
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