LA POTENZA DRAMMATURGICA DI FRANCESCO TOTTI
Dopo il doc ‘Mi Chiamo Francesco Totti’ su Prime Video, è arrivato su Sky ‘Speravo de Morì Prima’, miniserie dedicata agli ultimi due anni da giocatore del capitano della Roma
di Davide Colli
La tradizione cinematografica (ma anche seriale) sportiva, specialmente calcistica, fonda il suo appeal sul lavoro che si sceglie di compiere sull’icona presa in considerazione, che sia esso la glorificazione del personaggio o una decostruzione di esso, in cui lo scopo celebrativo va a braccetto con la finalità di straniare il proprio pubblico. Se nel caso del documentario Mi Chiamo Francesco Totti di Alex Infascelli ci si trova davanti a un’operazione delle più classiche e convenzionali, ma raccontata con un brio e una passione per la materia presa in esame da coinvolgere anche lo spettatore più improbabile, la miniserie Speravo de morì prima, tratta dal libro dello stesso Totti con Paolo Condò, si rivela un prodotto più articolato e rischioso.
Addentrandosi nell’ambito della finzione, in quest’ultima si susseguono continui giochi e soluzioni visive tra l’inverosimile e il parossistico, tra il pacchiano e il parodistico, che tuttavia risultano elementi estremamente azzeccati e calzanti con l’immaginario e l’umorismo di Francesco Totti, raccogliendone perfettamente lo spirito goliardico. Momenti di epica volutamente estremizzati fino alla comica e riferimenti cinematografici ai limiti dell’assurdo si intervallano a scene dal respiro più ampio, che siano essi frammenti della mitologia del capitano della Roma o attimi in cui si mostra l’altrettanta fragilità dello stesso, in maniera per nulla forzata, riuscendo quindi a riportare sul piccolo schermo il contrastante dualismo tra personaggio pubblico e uomo nel privato.
Interessanti sono anche le scelte di casting, che non sembrano tanto rincorrere un’inutile processo di mimesi (tranne nel caso Tognazzi/Spalletti, in questo senso tra le assegnazioni più azzeccate viste in tempo recente), quanto di creazione di credibili alter ego che sappiano assimilare caratteristiche, prossemica e gestualità di queste star dello spettacolo sportivo e saperne trasporre i momenti catartici che hanno composto la narrazione mediatica di questi due anni di canto del cigno del numero 10. L’esempio più eclatante è lo stesso Totti, impersonato da Pietro Castellitto, con a ruota la scelta di Greta Scarano per Ilary Blasi.
Se Mi Chiamo Francesco Totti è più riuscito nell’obiettivo nel condensare i suoi trent’anni di carriera e di rendere tale percorso appetibile anche a chi è estraneo alla sua storia, Speravo de morì prima si permette di osare maggiormente, diversificandosi per ragionamenti e sguardo dal film di Alex Infascelli, talvolta con esito goffo o impacciato, ma rendendo proprio per questo la miniserie meritevole di visione.
Nella foto in alto: Pietro Castellitto intepreta Francesco Totti in ‘Speravo de morì prima’, foto courtesy Sky
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