GINEVRA NERVI – RADICI NELLE ROCCE
Dopo tanto lavoro sul suono per il cinema e per la tv Ginevra Nervi ha pubblicato un nuovo EP di cinque brani, il cui concept si ispira alla terra in cui è cresciuta ma che si adatta perfettamente alla sua visione del suono e della musica
di Enrico S. Benincasa
Il 23 aprile è stato il giorno di Klastós, il nuovo EP di Ginevra Nervi. Cantante, musicista e autrice di colonne sonore per il cinema e la serialità, Ginevra Nervi è originaria dell’entroterra ligure e questo lavoro è strettamente connesso con questi luoghi. Lo stesso concept scelto, che fa riferimento al mondo della geologia e delle rocce sedimentarie, indica la capacità di elementi frammentati di ricomporsi in qualcosa di nuovo. Un’immagine calzante per la sua visione del suono, che è in grado di evocare sia durezza, sia fluidità, e che riesce a comprendere, come ci spiega qui sotto, anche l’ambiente dove questo disco è stato realizzato. Iniziamo proprio dal concept la nostra chiacchierata chiedendole perché l’ha scelto.
Klastós ha una unità di fondo molto forte, il concept che hai scelto si adatta molto alle tracce di questo EP ma anche alla tua visione della musica. Sei d’accordo?
L’EP nasce dopo un lungo periodo di introspezione, dopo la mia prima uscita discografica del 2013 mi sono presa il tempo necessario per capire che cosa volevo dire con il suono. Ho voluto utilizzare questo escamotage degli elementi delle rocce sedimentarie che si riaggregrano per raccontare il mio percorso, che è fatto di tante esperienze e momenti differenti. Volevo poi che fosse legato al territorio dove sono nata e cresciuta, una comunità di duemila anime nell’entroterra ligure che solo da poco ho imparato ad apprezzare e accettare in toto.
Quando ti sei imbattuta nella parola Klastós?
La mia scrittura è legata a questi posti, dove i tempi sono più lunghi, dove lo stile di vita è meno frenetico. L’ho capito meglio dopo la prima pandemia: penso che tutti abbiamo aperto gli occhi sui rapporti che ci legano agli altri, ma anche alle nostre connessioni con i luoghi dove abbiamo messo radici. Sono da sempre affascinata dalla geologia e dalla materia e c’è un posto qui a Rossiglione, il percorso delle rocce nere, che per me è molto importante. Mi sono un po’ informata sulla conformazione geologica di questo luogo e ho scoperto questo termine, klastós, che mi ha colpito subito, sia dal punto di vista concettuale, sia come suono della parola. C’erano altri titoli, ma mi è subito stato chiaro che questo fosse quello giusto.
Ai prossimi David una canzone per cui hai scritto il testo e hai dato la voce, Miles Away, è stata candidata come miglior canzone originale. È una “stanza diversa” rispetto a Klastós, ma mi sembra che tu riesca a muoverti a tuo agio anche in questo ambiente. È così?
Il mio approccio alla musica non è condizionato dal contesto, per me non c’è una distinzione vera tra la mia produzione per il cinema e le mie produzioni originali. Quello è stato un lavoro insieme ad Aldo De Scalzi e Pivio (autori della musica, NdR) studiato ad hoc per una scena in particolare, diciamo che era un foglio bianco ma con dei margini ben definiti. Su Miles Away ho cercato di entrare il più possibile nel momento narrativo in cui il brano sarebbe stato inserito. Questo ha inciso sul testo e sulle parole, mi sono concentrata anche sul loro suono, su quello che può evocare al di là del significato.
Com’è fatto lo studio dove solitamente lavori?
Ho sempre avuto il mio studio a casa, ho iniziato a costruirlo da quando avevo 16 anni, pezzo per pezzo. Mi sono resa conto che è un ambiente importante per la mia scrittura. In passato sono stata in diverse città e ho fatto la nomade digitale. Mi sono adattata come tutti, ma penso che questo incida sulla scrittura. Con la testa sono sostanzialmente nomade, ma in questo momento per scrivere ho bisogno di radici. Per me, poi, ma penso per tutti, l’ambiente in cui vado per staccare è altrettanto importante di quello in cui lavoro.
Hai già pensato come sarà Klastós dal vivo?
Ci stiamo già lavorando. La performance esiste già, è già pronta, dobbiamo solo trovare gli spazi, i luoghi e gli eventi giusti, sperando ovviamente che la situazione lo consenta. Sarebbe la finalizzazione più importante del progetto. E della musica dal vivo ne abbiamo tutti bisogno, sia chi la fa, sia chi ha voglia di ascoltarla.
Intervista pubblicata su WU 107 (aprile – maggio 2021). La foto in alto di Ginevra Nervi è di Pasquale Ettorre, style Greta Fumagalli, photo assistant Francesco Scalvini. Nello scatto Ginevra indossa shirt jacket Brixton, completo Pleats Please Issey Miyake
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