SPAZIO META – IN CIRCOLO
di recuperare materiale grezzo ancora utile per realizzare scenografie, allestimenti, set e stand. Un esempio di economia circolare che, almeno in Italia, mancava
di Enrico S. Benincasa
Spazio Meta è una neonata realtà che si propone di incentivare il riutilizzo di quei materiali che, una volta utilizzati per la creazione, per esempio, di una scenografia, di una sfilata o di uno stand per una fiera, vengono poi dismessi. «Crediamo nel riuso come forma d’arte», dicono sul loro sito Martina Bragadin, Margherita Crespi e Benedetta Pomini, le tre fondatrici di Spazio Meta, «riconosciamo il valore della materia che compone un oggetto, un’installazione, una scenografia, nobilitando le sue componenti». Uno statement che sintetizza meglio la loro attività di creazione del valore attraverso la circolarità e che raccoglie l’interesse, come ci hanno detto loro stesse, di settori come moda, design, arte ed eventi.
Quando è nato Spazio Meta?
Margherita: Spazio Meta nasce a Milano da un’idea di Martina. Qualche anno fa viveva in Francia, a Parigi, e lì esiste da 13 anni un’associazione che si occupa di recuperare materiale da set, sfilate ed eventi. Martina, che è scenografa come me, si riforniva da questo magazzino e mi ha proposto di introdurre questa idea a Milano. Il percorso di Spazio Meta è stato lungo, ci siamo scontrate con una serie di problemi di natura burocratica che ci hanno portato a scegliere come forma societaria una Srl benefit e non un’associazione. Poi abbiamo cercato dei finanziatori e infine abbiamo trovato uno spazio adatto, con volumi importanti e non troppo lontano dal centro città. Il tutto è durato due anni, a cavallo della pandemia. Nel mentre, poi, è arrivata Benedetta e nel luglio 2021 abbiamo aperto al pubblico.
Ci sono altre realtà simili alla vostra in Italia?
Benedetta: No, ma immagino arriveranno presto. Esistono tanti progetti che si occupano di economia circolare in questo ambito, ma riguardano props e oggetti finiti per allestire scenografie, set e stand. Per quanto riguarda i materiali grezzi, come quelli che trattiamo noi, siamo l’unica realtà.
Chi sono i vostri clienti?
Martina: La cosa bella di questo progetto, che conferma la sua natura circolare, è che fornitori e clienti spesso coincidono. La moda è stato il primo settore con cui abbiamo lavorato perché non si è totalmente fermato durante la pandemia, ma oggi si forniscono da noi anche scenografi, designer, organizzatori di eventi, fotografi, case di produzione e tanti privati.
Trattando materiali grezzi, il vostro è un servizio di vendita e non di noleggio, giusto?
B: Tutto quello che esponiamo nel nostro magazzino è in vendita. Spesso, però, il cliente riporta i materiali in precedenza acquistati perché ancora in ottimo stato.
MB: L’idea alla base del progetto è che qualsiasi prodotto, finché possa essere riutilizzato, può essere nuovamente recuperato da Spazio Meta e così inserito all’interno di un nuovo ciclo di utilizzo.
Avete partecipato all’ultima design week a We Will Design di Base. Com’è andata?
B: Base ci ha invitato e siamo state contente di partecipare e abbiamo pensato che la cosa migliore da fare sarebbe stata portare dei campioni del materiale che avevamo in magazzino, evidenziando il loro valore e le loro caratteristiche intrinseche. Ci stiamo confrontando con Base per capire come un servizio come il nostro, con più tempo a disposizione, può essere utile in futuro per i loro espositori, sia a livello pratico, sia per consulenza nella realizzazione di allestimenti riutilizzabili nel tempo.
Il vostro Instagram dà spazio anche a progetti sostenibili non direttamente legati alla vostra attività. Come mai questa scelta?
MC: Quando abbiamo iniziato a comunicare con i social pensavamo di iniziare subito l’attività, poi i tempi si sono dilungati e abbiamo pensato di creare una sorta di magazine online, parlando di progetti sostenibili e artisti che utilizzano materiali di recupero. Oggi lo utilizziamo per parlare di noi, ma anche per consigli sui materiali, per esempio. Ci piace l’idea e che possa essere fonte di ispirazione per tutti.
Anche se non è molto che avete iniziato, pensate che l’opinione su quello che fate sia cambiata? In sintesi, è più facile oggi per voi far capire all’esterno l’utilità del vostro progetto?
MB: Oggi c’è più consapevolezza di quello che siamo. All’inizio spiegare la nostra attività all’esterno non era facile, ora facciamo meno fatica anche grazie alla presenza di uno spazio fisico. C’è bisogno di uno step successivo, quello di far capire che ciò che facciamo comporta un lavoro non indifferente, soprattutto per quanto riguarda i processi necessari per far sì che ogni materiale possa continuare a vivere.
Come si evolverà Spazio Meta nel prossimo futuro?
B: Abbiamo anche un piccolo spazio che fa da laboratorio e falegnameria, speriamo di poterlo aprire presto e dare la possibilità ai clienti di abitare Meta come un luogo in cui poter progettare. Inoltre abbiamo iniziato una serie di laboratori e di workshop dedicati a studenti. Presto presenteremo il progetto alla Fondazione V-A-C a Venezia, che ha un programma all’interno della Biennale di Architettura, Non Extractive Architecture, curato da Joseph Grima e in linea con quello che facciamo.
Intervista pubblicata su WU 110 (ottobre-novembre 2021)
Nella foto in alto: Martina Bragadin, Benedetta Pomini e Margherita Crespi, foto di Delfino Sisto Legnani
Spazio Meta su IG
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