BIENNALE 79 – THE BANSHEES OF INISHERIN
Tra i pupilli del Lido, ritorna a Venezia Martin McDonagh, dopo il successo di Tre Manifesti ad Ebbing, Missouri, con The Banshees of Inisherin, ritrovando l’accoppiata Colin Farrell – Brendan Gleeson, già protagonisti del suo esordio alla regia In Bruges, qua nei panni di due amici in rotta dopo la decisione di Colm (Gleeson) di interrompere i rapporti con Padraic (Farrell)
di Davide Colli
La sorpresa di questo altalenante concorso principale, al bilancio attuale inferiore a quello della scorsa edizione, la riserva Martin McDonagh, tornato nella sua Irlanda per The Banshees of Inisherin, prendendo fortemente le distanze dai suoi ultimi lavori in terra statunitense, Sette Psicopatici e Tre Manifesti ad Ebbing Missouri.
Con un incipit decisamente pirandelliano, McDonagh conduce un’indagine sull’indole umana che mette radici nella commedia dell’assurdo, mettendo in luce le dinamiche più folli delle relazioni interpersonali. Proprio con questo obiettivo in mente, l’autore confeziona una sceneggiatura, a differenza del suo precedente lavoro, non asservita al proprio cast attoriale.
I monologhi pretestuosi, costruiti sull’interprete di turno per portarlo al premio Oscar, sono qui assenti. Colin Farrell e Brendan Gleeson, dalla chimica perfetta anche nell’interpretare due adorabili esasperazioni dei ruoli stereotipici che sono soliti interpretare, si imboccano di brillanti botta e risposta sulla piccolezza della vita umana, sull’immortalità dell’arte e dell’ineluttabilità del fato.
McDonagh riesce con efficacia nel suo intento proprio perché comprende quanto il racconto dei personaggi e dei loro rapporti debba andare a pari passo con il racconto di un luogo, di un contesto temporale e spaziale ben preciso che diventa il terzo protagonista di The Banshees of Inisherin. La rurale Irlanda (più precisamente Inishmore e Achill Island, dove si sono svolte le riprese) degli anni Venti dello scorso secolo è vividamente portata sullo schermo in tutto il suo mistico splendore. Un paesaggio di natura quasi incontaminata che evidenzia ulteriormente l’insignificante portata della vita umana. Banshees of Inisherin è quindi una dramedy sulla noia, un testo sulle estreme e deliranti conseguenze che l’accidia dell’uomo può avere sulla propria esistenza.
Nella foto in alto: Martin McDonagh e Colin Farrell in ‘The Banshees of Inisherin’, photo courtesy Walt Disney Studios
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Davide Colli
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