‘NOW IT’S NOT THE RIGHT TIME’ DI PETER PFLÜGER
Peter Pflügler racconta attraverso la fotografia il tentato suicidio del padre, avvenuto quando aveva due anni e rimasto un segreto all’interno della famiglia per lungo tempo, causando grande sofferenza. Un silenzio sempre più pesante, complesso e inesplicabile che l’autore ha deciso di spezzare e di indagare attraverso le immagini, coinvolgendo entrambi i genitori per provare a elaborare il trauma assieme
di Alessandra Lanza
Come nasce una tua fotografia?
Lavoro con metafore, concetti e con la concretezza dello spazio. Poso lo sguardo su luoghi, oggetti o persone importanti per la storia che sto raccontando. E poi interferisco in questo scenario. Guardo cosa c’è, e poi provo a farci un buco per vedere cosa c’è dietro. In un certo senso metto in scena, ma non per creare un nuovo mondo: più per sfidare lo spettatore a guardare in modo diverso.
Come hai scelto il titolo del progetto?
Ricordo un momento in cui, capisco ora retrospettivamente, mio padre stava per rivelare il segreto. Mia madre era molto nervosa e gli ha impedito di farlo, con questa frase: «Adesso non è il momento» (now is not the right time, NdR). Ma il momento giusto non è mai arrivato da solo. Ho dovuto crearlo. Credo che ogni volta che non è il momento giusto, lo sia sempre.
Hai mai avuto il dubbio se pubblicarlo o meno?
Mentre lavoravo al progetto, non ero consapevole che avrebbe potuto diventare così accessibile e visibile per il mondo esterno. Una volta capito questo, ho dovuto rivalutare l’accordo che avevo preso con la mia famiglia. All’inizio pensavamo si sarebbe trattato di un progetto su piccola scala, che avrei mostrato al mio diploma e basta. Una volta capito che sarebbe diventato un libro e anche delle mostre, ne abbiamo riparlato. È stato difficile, perché temevo che la volontà dei miei genitori di prendere questo impegno potesse derivare da un senso di colpa. Poi ho capito che il mio progetto è pieno di cura e di amore, e che espone la nostra storia, ma non loro. E che alla fine è anche una lettera d’amore alla mia famiglia.
Qual è per te l’immagine più potente?
Cambia sempre. Ma l’immagine di me in equilibrio sulla sedia è diventata un’immagine molto importante del progetto. Era la prima volta che provavo a fotografare un’idea, una metafora, un sentimento. Tra l’altro, non ero consapevole della connotazione suicidaria che questa immagine avrebbe evocato. La mia idea era di fotografare “l’equilibrio” e la sua difficoltà. Solo dopo, dato il contesto, tutti hanno visto in quell’immagine qualcuno che si impicca, anche se non è mai stata mia intenzione. Mi piacciono questi attriti inaspettati tra intenzione ed effetto.
Qual è il ruolo della fotografia, nella tua esperienza?
Può avere molte funzioni. Per me, come altre forme d’arte, è principalmente un modo per connettersi, creare un dialogo, comunicare. È un mezzo fantastico e frustrante, come tutti gli altri. C’è una monumentalità senza tempo nella fotografia, che la rende molto adatta a lavorare e mettere in discussione il tempo, la memoria e il nostro rapporto con essa. Questo è esaltante, ed è uno dei motivi per cui lavoro con la fotografia.
PETER PFLÜGLER È un visual storyteller nato in Austria e oggi risiede nei Paesi Bassi. Ha conseguito una laurea in fotografia presso la Royal Academy of Art, a L’Aia, e ha da poco pubblicato Now is not the right time per Eriksay Connection
Articolo pubblicato su WU 121 (settembre 2023)
Tutte le foto nella pagina sono di Peter Pflüger