UN’ESTATE IN TOUR
Nella vita di cantanti, band, musicisti e fonici estate significa file ai caselli, soundcheck e festival: una pazza routine fatta di momenti morti, aneddoti demenziali e ricerche di trattorie lungo le autostrade
di Gian Mario Bachetti
Con l’estate che si avvicina, insieme alle persone che assaltano a frotte i caselli verso le mete turistiche più gettonate o meno conosciute, lungo le autostrade d’Italia si muovono le rotte parallele dei musicisti in tour: direzione venue estive e festival più o meno indie.
A bordo di automobili scalcagnate o prese a noleggio, con un furgone prestato o con un van tirato a lucido “la furga”, con un milione di follower su Instagram o con un solo brano uscito su Soundcloud, cantanti, band, turnisti e fonici si muovono per tutta la Penisola, pronti a ore di estenuanti soundcheck e concerti che possono trasformarsi in un memorabile sold out o nella più tremenda delle floppate.
I tour sono una finestra spazio temporale in cui la vita scorre diversamente dal normale, come se una volta entrati nella furga si accedesse attraverso uno stargate a una nuova dimensione, in cui i tempi morti si dilatano fino a occupare la maggior parte delle ore a disposizione della giornata.
«I più temerari provano a leggere un libro, ma mentirei se non ti dicessi che per tre quarti del tempo si scrolla come se non ci fosse un domani», mi confida Alberto Paone, batterista di Calcutta e Psicologi. Gli fa eco Giovanni De Sanctis, bassista che proprio con Alberto divide palco e ore in macchina: «Io accenno a leggere libri, ma dura solo le prime tratte, ogni tanto faccio le parole crociate, ascolto musica e più di recente qualche podcast. La cosa più bella è quando scatta una chiacchierata o gioco che coinvolge tutti, in quel caso il tempo in furga passa velocemente». C’è chi preferisce stare alla guida, come Francesco “Franz” Aprili, batterista – tra gli altri – di Giorgio Poi, Francesca Michielin, Ariete, Phoenix: «Personalmente amo guidare perché sembra che il tempo passi più velocemente. In furgone o guidi, o tieni compagnia a chi guida, o se sei dietro provi a ingannare il tempo. Se sto dietro non riesco a dormire, allora da buon romanista ascolto Tele Radio Stereo o qualche podcast».
Durante il tour le valigie si riempiono di aneddoti: «Una volta durante il soundcheck arrivarono i carabinieri chiamati dai vicini per il rumore. Scoprimmo che dietro la tenda che era sul fondo del palco non c’era un muro, ma un’apertura che dava su una corte interna di appartamenti. Ci guardammo intorno: promoter e proprietario non si trovavano più», ci racconta Giovanni. «Arriviamo alla venue, montiamo, facciamo il check, andiamo in albergo. Al nostro ritorno sul palco c’era una cover band di Vasco che suonava i nostri strumenti. Fece ridere, ma anche riflettere», ricorda invece Franz.
Un aspetto fondamentale di questa pazza routine è il cibo: puoi finire a mangiare lasagne tiepide direttamente nel camerino, abbuffarti di snack, oppure essere invitato in un posto conosciuto dal promoter di turno e scoprire qualche chicca enogastronomica locale. Proprio per questo Franz ha capito che bisogna puntare tutto sul pranzo, «perché non sai mai se a cena avrai tempo di mangiare prima o dopo lo show… chissà cosa… magari in camerino. Spesso nei festival capitano catering che non sono proprio il massimo».
In generale una buona alimentazione è fondamentale per affrontare un tour e uscirne vivi: «Quando ero più pischello mangiavo veramente di tutto, specialmente all’Autogrill, perché hai poco tempo per arrivare nei locali e ti arrangi come puoi. Crescendo sto cercando di non mangiare male, altrimenti diventa deleterio», mi racconta Alberto. Dello stesso credo è Giovanni: «Con gli anni tendo a mangiare sempre meglio, meno panini e più pasti normali. Quando ci sono catering al seguito la scelta è sempre varia. Le trappole da evitare sono i buffet in camerino accessibili a qualsiasi ora e gli snack on the road».
Ma in tour si scoprono anche chicche gastronomiche. Chi ha fatto tante rotte, infatti, ha ormai acquisito una conoscenza che gli permette di conoscere una buona trattoria più o meno all’uscita di ogni casello. Alberto ci suggerisce «una trattoria all’altezza di Sasso Marconi un po’ fuori l’autostrada, dove si mangia benissimo. Molto rustica, un sacco di foto di Marco Pantani e altre vecchie glorie del ciclismo alle pareti, purtroppo non ricordo il nome ma googlandola si trova sicuramente, consigliatissima». La chicca di Giovanni invece è La botteguccia Campo 64 a Colfiorito: «La porto nel cuore, soprattutto perché c’è l’atmosfera da rifugio: ti siedi, non decidi cosa mangiare, aspetti solo che arrivi il cibo a tavola, che arriva senza sosta, la prima domanda che ti viene fatta è se vuoi il caffè». Se vi trovate in Toscana, una dritta ve la dà Franz: «Ristorante “Le Caselle” a Monte San Savino proprio sull’A1 a pochi metri dal casello, ovviamente un posto molto conosciuto fra camionisti e persone della zona. Crostini toscani, pici all’aglione e secondi di carne pazzeschi a prezzi ottimi in un’atmosfera super accogliente»
Nella foto in alto: Francesco ‘Franz’ Aprili nel backstage durante uno dei suoi tanti tour, foto di Federico Caraffa (@ lil_daddy.raw)
Articolo pubblicato su WU 126 (giugno 2024)
Dello stesso autore
Gian Mario Bachetti
CONTENTS | 9 Maggio 2024
FRITTO, ALLA PIASTRA O ALLO SPIEDO?
CONTENTS | 4 Aprile 2024
TONNI DI SICILIA
CONTENTS | 21 Dicembre 2023
NON È CERTO UN “MINESTRONE”
CONTENTS | 7 Dicembre 2023
IL FUTURO DELLA “NON CARNE”
CONTENTS | 26 Ottobre 2023
MEDITERRANEAN SPIRIT